Era conosciuta tra i passanti di Palermo come la senzatetto che legge. Il nomignolo le era stato affibbiato con un po’ di superficialità perché la si vedeva spesso sotto i portici di piazzale Ungheria, con lo sguardo perso tra le pagine di un libro. Daniela, questo il nome della giovane, passava le notti in una tenda a poche decine di metri dal luogo in cui è stato ucciso Aid Abdellah, per tutti Aldo, il senzatetto col gattino, amato da tutti. Uno strano incrocio di sliding doors quello tra Aldo e Daniela, a distanza di poche settimane una ha ritrovato la vita, l’altro l’ha persa.
La storia di Daniela cambia quando nella sua vita entrano una signora palermitana e la sua famiglia. «La vedevo tutti i giorni nella sua tenda – racconta l’avvocata – Io ho lo studio in via Houel, quindi passavo di qui ogni mattina. Lei era ordinatissima, con il suo cane e un gattino, che aveva pure la lettiera». Il rapporto tra le due è partito con qualche sorriso per poi continuare con il rito della colazione. «Arrivavo – continua la signora – bussavo, chiedevo se in casa c’era nessuno, lei allora mi apriva, si cambiava, metteva le scarpe e andavamo insieme al bar. Non potevo venirla a trovare senza un libro perché sapevo che in un giorno lo finiva». E in questo scambio di cortesie è nato un rapporto che si è consolidato col passare dei giorni.
«Era una brava ragazza – prosegue il racconto – ha fatto la guida turistica e ha anche lavorato a Roma in una ditta di catering. Poi è andata via di casa, verso Napoli, per seguire un ragazzo che non solo si è rivelato violento, ma un giorno è sparito dopo averle rubato tutto. Non ha avuto la forza di tornare a casa, non dopo che era andata via così. Allora ha cominciato a salire sui treni, è venuta a Palermo perché le hanno detto che avrebbe potuto lavorare e inizialmente qualcuno le ha anche dato aiuto». Alla fine, Daniela, è diventata un membro della famiglia per la signora, che in tutti i modi cercava di trovare una soluzione per migliorare le condizioni di vita della ragazza. «Non avevo modo di darle lavoro – dice – ho cercato qualcosa in giro, però l’idea di riportarla in famiglia è stata la cosa migliore. Quello che l’ha turbata, portandola a questa vita, secondo me si poteva sanare solo con l’affetto dei suoi cari».
Così, complice un intervento di disinfestazione, è arrivata, di colpo, l’idea del viaggio. «Inizialmente mi sono offerta di trovare sistemazione al cane e al gatto, lei voleva partire con il treno. Purtroppo però non aveva documenti, mio marito allora si è opposto. Un giorno lui ha saputo che in ufficio ci sarebbe stata la disinfestazione, allora ha detto: “Saliamo in macchina e ce ne andiamo”. Siamo partiti di notte, avevamo già pensato a fare da tramite con la famiglia di Daniela, che ci aveva prenotato un posto in cui dormire». Ora Daniela è tornata a vivere a casa con i suoi, si occupa della nonna che non sta bene e per raggiungerla in ospedale prende due autobus ogni giorno, ha partecipato a un musical, ha ritrovato la sua vita.
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