«La statua dello Stallone morente avrà una sua recinzione» Proposta dell’assessora dopo timore che volessero rubarla

Preso in pieno da due auto per due sere consecutive, staccato dal suo basamento in cemento e finito sull’erba dietro un cespuglio dell’aiuola spartitraffico in piazza Galatea a Catania dove è stato posizionato dopo le sue tante peregrinazioni. È questa l’ennesima disavventura di cui è stato involontario protagonista lo Stallone morente. La statua di bronzo realizzata dallo scultore Francesco Messina alla fine degli anni Sessanta che è la sfortunata sorella di quella del Cavallo morente che, dal 1966, si trova esposta nel giardino della direzione generale della Rai in viale Mazzini a Roma. Quella rimasta sul territorio etneo, dal 1999, è di proprietà del Comune di Catania. Più di vent’anni in cui la statua non ha trovato pace tra spostamenti e coperture degli attributi in bella mostra tra le zampe divaricate dell’animale quasi disteso sulla schiena. «Ho già in mente una proposta da portare in giunta con la finalità di proteggere e mettere in sicurezza questa importante opera», assicura a MeridioNews l’assessora alla Cultura Cinzia Torrisi

L’ultima disgrazia dello Stallone – che adesso è già stato riposizionato al proprio posto sulla lastra di cemento e che pare non sia stata danneggiata – è avvenuta a metà di questa settimana quando, stando a quanto ricostruito finora, sarebbe stata spostata dalla base su cui poggia dopo l’impatto con due macchine finite dentro l’aiuola per due sere consecutive. «Passando là davanti – racconta al nostro giornale Elvira Tomarchio del comitato popolare Antico Corso – abbiamo notato che sul basamento c’era della terra, mentre la statua era finita in mezzo all’erba dietro un alberello, ancora più nascosta rispetto alla posizione già defilata». Informata di quanto era accaduto, l’assessora ha presentato una denuncia ai carabinieri e «ho allertato il comandante della polizia municipale per organizzarci. Il mio timore principale – confida Torrisi – è che qualcuno l’abbia divelta di proposito con l’intento di portarla via». Nella zona, infatti, non ci sono telecamere di videosorveglianza e, così, finché la statua non è stata di nuovo ancorata alla base, è stato predisposto un servizio di sorveglianza notturna da parte dei vigili urbani.

«La proposta che porterò presto in giunta – anticipa l’assessora Torrisi al nostro giornale – è quella di realizzare una recinzione per proteggere e mettere in sicurezza la statua che, negli anni, è già stata protagonista di tristi vicissitudini». È il 1999 quando lo Stallone, diventato di proprietà dell’ente comunale, viene sistemato nello slargo davanti al Castello Ursino. Da lì cominciano le peregrinazioni da un posto all’altro alla ricerca di una collocazione definitiva. Giri che lo hanno visto anche andare, per un periodo nel 2019, in vacanza a Linguaglossa. La cittadina alle pendici dell’Etna – di cui era originario Messina – dove la statua ha trovato una sistemazione temporanea nella piazza centrale. Con gruppetti di bambini che, però, l’avevano scambiata per una giostra e si arrampicavano su zampe, dorso e testa. Lì era arrivata passando per quella che tutti i catanesi conoscono come piazza Umberto (ex piazza Vittorio Emanuele II, oggi piazza Ettore Majorana). 

Un luogo dove la statua non se l’era passata benissimo: prima nel luglio del 2002 e poi nello stesso mese del 2013, lo Stallone viene accusato di impudicizia in occasione del passaggio della processione della Madonna del Carmine. Nel primo caso, i genitali vengono coperti con una sorta di mutanda ferrata; undici anni dopo è ancora l’iniziativa di alcuni devoti a nascondere interamente l’opera con un drappo rosso scarlatto per trasformarla in un altarino improvvisato con tanto di statuetta della Madonna, santuzze e fiori. Adesso, dall’amministrazione arriva l’idea di proteggere lo Stallone con un recinto. «Credo che sarebbe più giusta l’idea di musealizzare l’opera – commenta l’attivista Tomarchio – e di lasciare all’aperto solo una copia. In linea di principio è più bello che rimanga in un luogo in cui è fruibile liberamente da tutta la collettività ma – conclude – in tutti questi anni, non è mai stata adeguatamente valorizzata e nemmeno protetta dalle intemperie e dall’incuria. Inoltre, la città si è dimostrata così poco educata all’arte da non meritarla». 

Marta Silvestre

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