La spirale della vita, l’arte che ricorda le vittime di mafia «Pur senza parole, riesce a esprimere la città di Palermo»

Giuseppe La Franca, Michele Cavaliere, Salvatore Manzi, Pasquale Di Lorenzo, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. Sono 868 i nomi impressi sui sacchi di juta, uno sopra l’altro, a formare una spirale, La spirale della vita di Gianfranco Meggiato. Un’installazione d’impatto sensoriale ed emotivo. Invita i visitatori ad entrare, a compiere un percorso spiralesco, tra l’odore acre della juta e il ricordo delle vittime, che porta a un’imponente scultura bianca, alta quattro metri, raffigurante la libertà.

Nel giorno del ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio, tra gli eventi collaterali di Manifesta 12, piazza Bologni diventa museo a cielo aperto per l’installazione dell’artista veneziano Gianfranco Meggiato in memoria delle vittime di Cosa nostra, la prima a Palermo di così grandi dimensioni. «La spirale è uno dei simboli più antichi, rimanda agli albori dell’umanità, al percorso tortuoso che ognuno intraprende dalla nascita – spiega Maggiato – i sacchi militari invece simboleggiano la difesa, della cultura, dei valori». A conclusione del percorso, una scultura bianca che si erge verso il cielo: il pensiero libero, frutto di una dura conquista, di un martirio.

«Abbiamo lavorato a lungo per capire come raccontare Palermo – afferma il direttore generale di Manifesta 12 Roberto Albergoni – Abbiamo scritto, studiato tanto. Quest’opera, senza nessuna parola, riesce ad esprimere la città». Inserita nel programma di I-design a cura di Daniela Brignone,La spirale della vita coniuga arte ed accessibilità, consentendo l’ingresso alle persone con disabilità motoria e agli ipovedenti in autonomia, grazie alla presenza di guide in braille. «E’ un opera fisica, che ti chiama dentro – racconta Dario Scarpati, esperto di accessibilità museale – ti costringe a entrare, a godertela col naso, con gli occhi, col tatto. E’ un racconto straordinariamente accessibile a tutti, senza parole, senza nessuna mediazione».

«Attraverso l’espressione artistica, Meggiato traccia un percorso iniziatico – spiega la curatrice Daniela Brignone – ridesta gli animi dall’indifferenza al fine di intravedere la luce». La spirale della vita è un’installazione che scuote lo spettatore, lo richiama alla realtà nella memoria e nell’impegno, riconfermando il ruolo sociale dell’arte, non semplice estetica ma bellezza militante. «L’arte non è lontana dalle tragedie della storia – afferma il critico d’arte Luca Nannipieri – Il compito dell’artista non è quello di produrre ornamento, decorazione: ma interrogazione viva sulle problematiche più brucianti e drammatiche del presente». A pochi passi dall’installazione Palazzo Belmonte Riso, sede del Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, e il No Mafia Memorial, la nuova istituzione culturale nata per custodire la memoria della mafia e dell’antimafia

Maria Vera Genchi

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