Dopo le dichiarazioni delle ultime settimane seguite alle avances di Catania per un rientro nell’area metropolitana, il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo cerca una soluzione alternativa per soddisfare le esigenze di un territorio che non può permettersi di ragionare ancora sulla base del campanilismo. Martedì scorso, il primo cittadino acese ha preso parte all’incontro tenutosi nel palazzo del Comune di Taormina insieme ad altri 36 sindaci della fascia jonica, per parlare dell’argomento più dibattuto degli ultimi mesi: la formazione di un libero consorzio di Comuni che includerebbe diversi centri altrimenti ricadenti nell’area metropolitana di Catania.
In primo piano nella scaletta del meeting le condizioni necessarie per costruire il libero consorzio, ovvero la contiguità territoriale e l’acquisizione della base minima di popolazione stimata in 180mila abitanti. Argomenti analizzati alla luce del risultato del referendum tenutosi pochi giorni fa a Gela che ha visto sotterrata l’ipotesi di un’uscita del comune dal consorzio di Caltanissetta.
«Si è trattato – ha detto Barbagallo – del primo di una serie di incontri che siamo intenzionati a fare per cercare il prima possibile una soluzione che soddisfi le esigenze di tutti i comuni interessati». Tra i presenti in sala anche i deputati regionali Nicola D’Agostino (Udc), Lino Leanza (Articolo 4) e Nino D’Asero (Nuovo Centrodestra), i quali hanno ricevuto dai sindaci una lettera in cui si chiede all’Assemblea regionale siciliana di rivedere la legge che disciplina la riforma delle province, specialmente per quanto riguarda l’obbligo di indire un referendum consultivo nei singoli comuni per l’adesione a nuovi consorzi.
«L’abolizione del referendum – aggiunge Barbagallo – potrebbe agevolare l’iter burocratico, ma quel che chiediamo alla Regione è anche di chiarire definitivamente il campo di competenze che andranno a ricadere sugli enti che prenderanno il posto delle province. A oggi, infatti, sull’argomento c’è parecchia confusione». Ma sulla ridistribuzione delle mansioni bisognerà aspettare una nuova legge che si discuterà a Palermo solo dopo la definitiva perimetrazione geografica dei nuovi enti.
Nebbie, però, che bisognerà diradare al più presto: in molti comuni, infatti, i termini per l’adesione a nuovi liberi consorzi scadranno poco dopo l’estate. Se Acireale sembra definitivamente in movimento per la definizione del proprio futuro, gli altri paesi dell’hinterland seguono con minore intensità l’evoluzione degli eventi. A Santa Venerina, il sindaco Salvo Greco ha confermato l’interesse nei confronti di un libero consorzio che faccia riferimento a tutta l’area pedemontana: «Sono aperto – ha dichiarato il primo cittadino – alla collaborazione con i Comuni della Valle dell’Alcantara, ma bisogna coinvolgere nel progetto tutti i comuni a ridosso dell’Etna».
Ad Aci Sant’Antonio, invece, il sindaco Santo Caruso ha parlato di natura «preventiva» dell’accordo, sottolineando la «disponibilità delle singole realtà a venirsi incontro e la necessità di intensificare le trattative». Rimangono invece a guardare Aci Catena e Valverde. I sindaci di entrambi i comuni, infatti, non hanno preso parte all’incontro di Taormina. Ufficialmente per motivi istituzionali, pur avendo confermato il proprio interesse al progetto (ad Aci Catena il consiglio ha già votato l’uscita dall’Area metropolitana).
In serata, il sindaco di Aci Catena, Ascenzio Maesano, ha tenuto a specificare che la mancata presenza all’incontro di Taormina non è stata dovuta a impegni istituzionali, quanto al fatto di aver già partecipato precedentemente a un incontro tenutosi nei locali del Grand Hotel Baia Verde.
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