La speculazione edilizia di Scala dei Turchi metafora pirandelliana e sciasciana di una Sicilia assurda e irredimibile

IN UNO DEI TRATTI COSTIERI PIU’ BELLI DELLA NOSTRA ISOLA, MENTRE, A DUE PASSI DAL MARE, LA MAGISTRATURA DISPONEVA L’ABBATTIMENTO DEGLI ECOMOSTRI DEGLI ANNI ’80, A MONTE SI SBANCAVA E SI COSTRUIVANO 52 VILLETTE ABUSIVE CON LA ‘BENEDIZIONE’ DELLE TANTE AUTORITA’ AMMINISTRATIVE

di Salvatore Petrotto

Mentre sotto demolivano due ecomostri, su richiesta della Procura e per ordine Tribunale di Agrigento, sopra costruivano 52 villette, due delle quali erano state già vendute all’allenatore Vincenzo Montella ed l’ex calciatore, Totò Schillaci.

Peccato che l’intero villaggio è stato sequestrato, sempre dal Tribunale di Agrigento, su richiesta della Procura, perché ritenuto totalmente abusivo.

Il tutto è accaduto in questi giorni a Realmonte, proprio sulla sommità della ormai celebre e suggestiva Scala dei Turchi. Dodici gli indagati. Tra questi, non poteva mancare il principale responsabile di questa speculazione edilizia, ossia Giuseppe Vella, 55 anni, di Realmonte, responsabile del Settore V – Urbanistica ed Edilizia, Sviluppo Economico, Ambiente ed Ecologia Urbana del Comune di Realmonte e capo ufficio tecnico in altri Comuni della provincia di Agrigento.

Si è trattato di un vero e proprio ciclone giudiziario che si è abbattuto su quello che avrebbe dovuto essere il cosiddetto “Borgo Scala dei Turchi”.

Tra gli altri indagati ci sono i funzionari ed i dirigenti della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Agrigento, ed anche l’ex sindaco di Realmonte, Giovanni Farruggia, pizzicato nella doppia veste di tecnico progettista delle opere di urbanizzazione al servizio delle costruzioni abusive, oltre che di Sindaco.

Ovviamente, non potevano mancare all’appello i proprietari dell’area posta sotto sequestro, nonché la ditta costruttrice. Così risultano sotto inchiesta Gaetano Caristia, socio di maggioranza e presidente della società “Co.Ma.Er. s.p.a., titolare dei permessi di costruzione ed il suo legale rappresentante, l’ottantenne Sebastiano Comparato, entrambi di Siracusa.

La lista continua con il responsabile del procedimento della mega lottizzazione, ritenuta abusiva, ossia Cristoforo Giuseppe Sorrentino, impiegato dell’ufficio tecnico comunale di Realmonte. Quindi i progettisti del Borgo Scala dei Turchi: Giovanni Francesco Barraco di Marsala e Daniele Manfredi di Noto.

L’intera speculazione edilizia stava per essere realizzata grazie ai visti ed ai pareri positivi dei dirigenti della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Agrigento, ossia dell’architetto Antonino Terrana, di Grotte, degli architetti agrigentini, Vincenzo Carbone e Vincenzo Caruso, dirigenti del Servizio per i Beni Paesistici, Naturali, Naturalistici ed Urbanistici, sempre della Soprintendenza di Agrigento e da un altro loro collega di Sciacca, Agostino Friscia, tutti quanti raggiunti da avvisi di garanzia.

Adesso sembra difficile che i ‘magnifici’ 52 alloggi in fase di ultimazione possano essere completati. L’eroe e capocannoniere di Italia ’90, Totò Schillaci e l’aeroplanino’, Vincenzino Montella, forse non potranno più affacciarsi su mare africano dalle loro ville, non potranno godere di quella meravigliosa vista sulle bianhe scogliere della Scala dei Turchi.

Proprio la scorsa settimana il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto il sequestro del terreno e di tutti i fabbricati del costruendo ‘Borgo della Scala dei Turchi’, a seguito delle risultanze dell’inchiesta diretta dal procuratore aggiunto della Procura agrigentina, Ignazio Fonzo, e dal sostituto Antonella Pandolfi.

A gridare per primi allo scandalo, lo scorso anno, per questa lottizzazione abusiva, sono stati i vertici dell’associazione ambientalista ‘Mareamico’. La vicenda, come detto, ha assunto contorni assai paradossali anche perché si è consumata mentre veniva coronata con successo, grazie alla Magistratura agrigentina, la battaglia per l’abbattimento di due enormi scheletri in cemento armato che, circa trent’anni addietro, erano stati costruiti sul bagnasciuga della Scala dei Turchi, rovinando la vista di una delle coste più belle e suggestive della Sicilia.

E’ stato veramente una scena imperdibile, quella dello scorso anno, apprezzabile sia dal mare che da terra. In contemporanea, sotto la Scala dei Turchi, le ruspe erano al lavoro per eliminare due ecomostri abusivi, ma sopra altre ruspe sbancavano per costruire altri 52 immobili abusivi.

Una scena tipicamente pirandelliana, che non poteva che verificarsi nella provincia che ha dato i natali al grande scrittore e drammaturgo siciliano, proprio a pochi chilometri da contrada Kaos, dove Pirandello era nato “una notte di giugno sotto un pino solitario”.

Adesso che i motori delle ruspe di sopra, quelle cioè che erano impegnate nell’ennesima devastazione del nostro territorio, sono stati spenti dalla Magistratura agrigentina, forse una riflessione va fatta.

Ma a che servono tutti questi controlli preventivi da parte di tecnici, funzionari, Sovrintendenze ed organi istituzionali vari ed eventuali se per affermare lo Stato di Diritto, per non distruggere i nostri beni paesaggistici, architettonici e monumentali deve sempre e comunque intervenire la Magistratura?

E ciò avviene ovunque, in Sicilia: lungo le coste od all’interno della nostra meravigliosa Isola c’è sempre un tecnico od un funzionario che dovrebbe controllare e salvaguardare le nostre bellezze, i nostri patrimoni paesaggistici, architettonici e culturali che è sempre pronto a tendere un agguato mortale alle nostre meraviglie, consentendo qualsivoglia scempio.

E mentre violentiamo le nostre bellezze, distruggiamo il nostro patrimonio paesaggistico e culturale, continuiamo a perdere l’appuntamento con lo sviluppo polverizzando le nostre vere ricchezze.

Qualcuno sosteneva che è proprio la bellezza l’unica autentica promessa di felicità. Ed è proprio contro una delle coste più belle della Sicilia che si è scatenata l’ennesima orda di speculatori edilizi, questa volta sopra la Scala dei Turchi.

La furia devastatrice stava fagocitando un promontorio, proprio nel momento in cui ai suoi piedi , lungo la spiaggia, si riusciva a ripristinare quel bello ideale che, nella nostra terra, se solo riuscissimo a mantenere integri posti del genere, lo potremmo fare coincidere col bello reale; se non altro per rispettare ed onorare quella sorta di paradiso terrestre che è la Sicilia.

Foto di prima pagina tratta da agrigentoflash

Redazione

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