La società non c’è più, il consulente da 40 mila euro sì. Paga ‘Mamma Regione’

La società è in liquidazione. Ma c’è un consulente, l’ormai ‘mitico’ Salvatore Pecoraro che incasserà 40 mila euro ‘mansi’. Di questa storia – della storia di Sicilia Turismo e Cinema spa – la società regionale che ha preso il posto di Cinesicilia srl ci siamo occupati l’anno scorso.

E’ la storia di una società, messa in liquidazione il marzo scorso dal Governo regionale (una liquidazione che va molto a rilento, tanto da sembrare una gestione commissariale), che, però, se la deve vedere con un personaggio che è un ‘Film’: perché la storia della sua consulenza potrebbe benissimo diventare un film.

La prima ‘comparsa’ di Salvatore Pecoraro risale al 2010. Al tempo in cui a Cinesicilia srl – la società regionale chiamata a promuovere il cinema nella nostra Isola e a co-produrre film, con affidamento per 18 milioni di euro – c’erano, come amministratori, Davide Rampello, Francesco Tornatore e l’ex assessore regionale ai Beni culturali, Fabio Granata.

Con loro, grazie ai buoni uffici del Pd, Pecoraro acchiappa un contratto di consulente da 70 mila euro all’anno + 21 mila euro. Una bella sommetta.

Qualche anno dopo Cinesicilia srl viene sbaraccata. Al suo posto viene creata Sicilia Turismo e Cinema. Puntuale, i soliti settori del Pd chiedono il ontratto di consulenza per Pecoraro. Il commissario dell’epoca, il dirigente regionale Francesco Nicosia, che allora era capo di gabinetto dell’allora assessore all’Economia, Gaetano Armao, non lo vorrebbe firmare.

Ma il Pd è il Pd. Il contratto di consulenza s’ha da fare! E si fa. Cifra: 60 mila euro all’anno. Insomma, sembra che il cinema siciliano, senza le consulenze di Pecoraro targato Pd, non esisterebbe!

Non mancano, però, le polemiche. Soprattutto quando, dopo le dimissioni di Nicosia, arriva il nuovo consiglio di amministrazione di Sicilia, Turismo e Cinema. Ne fanno parte Massimiliano Simoni, Ersilia Severino e Guido Di Stefano.

Il nuovo consiglio di amministrazione, al quale la solita politiche chiede di rispettare il solito contratto di consulenza con il solito Pecoraro, chiede di incontrare il consulente. Se lo devono pagare, mettendoci la firma, beh, vorrebbero vedere almeno il lavoro svolto.

Il Consiglio di amministrazione chiede una relazione. Ma la relazione non arriverà mai. Insomma, il dialogo tra il consiglio di amministrazione e il consulente del cinema siciliano, Pecoraro, è piuttosto sofferto.

A un certo punto il consiglio di amministrazione aziona la clausola di recesso del contratto di 60 mila euro che era stato firmato dall’allora commissario della società, Nicosia. Il consulente non si era mai fatto vivo e non gli si poteva pagare lo ‘stipendio’. Però ogni mese Pecoraro lo chiedeva tramite il suo avvocato. (a destra, il cane del Pd siciliano capace di ottenere qualunque contratto di consulenza pe ri propri ‘amici’…)

A guerra si risponde con la guerra. Il consiglio di amministrazione gli fa causa per nullità del contratto originario. Il giudizio è in corso.

Qui arriva, come dire?, la parte più divertente di questa storia, probabilmente ignorata dalla Corte dei Conti. Pecoraro presenta un decreto ingiuntivo alla società per aver pagato i sei mesi di preavviso più i due mesi precedenti. La società, ovviamente, si è opposta.

Nel frattempo è arrivato il Governo di Rosario Crocetta. Sicilia Turismo e Cinema, come già ricordato, è stata posta in liquidazione. Il giovane liquidatore si chiama Giancarlo Costa, è di Gela (una città a caso…) e fa parte del gabinetto del presidente della Regione Crocetta.

Qui dobbiamo fare un passo indietro. Il vecchio consiglio di amministrazione, avendo capito che in Sicilia si fa politica con il clientelismo a tutto spiano spesso sbattendosene delle leggi, aveva nominato un avvocato di Firenze, Gabriele Melani. Che fa il liquidatore? Lo sostituisce con l’avvocato Lucia Di Salvo, un personaggio che abbiamo già incontrato a Gela, di recente nominata presidente di Riscossioni Sicilia.

A questo punto, la sorpresa delle sorprese: la società ha perso la causa! Incredibile ma vero. Il decreto ingiuntivo del consulente è divenuto esecutivo e, pertanto, la società deve sborsare 40 mila euro per un consulente il cui contratto è impugnato per nullità e nonostante ci sia un giudizio pendente…

Ogni altro commento ci sembra superfluo.

 

 

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