La Sicilia (quella vera) di Piparo, Ficarra e Picone

di Gabriele Bonafede

Qual è la vera Sicilia? Quella di chi parte o quella di chi resta? Quella dei pazzi o quella dei “normali”? Quella dell’immondizia o quella del mare azzurro? Alcune risposte, o per lo meno le stesse domande, le possiamo trovare in “Pallonate”, spettacolo teatrale in questi giorni all’Agricantus di Palermo realizzato da Salvo Piparo su testi di Salvo Ficarra e Valentino Picone.

Salvo Piparo in una scena del film “Ore diciotto in punto”, di Giuseppe Gigliorosso.

Ed esiste ancora il vero cantastorie siciliano che attrae pubblico e consenso? Almeno a questa domanda possiamo rispondere: Salvo Piparo è vero cantastorie che passa liberamente dal siciliano all’italiano nel suo percorso teatrale, e si affida giustamente all’improvvisazione, quando serve, all’istintività della narrazione con maturità ed emozioni che arrivano al cuore del pubblico.

Grandi cantastorie ha dato la Sicilia al teatro e non si possono enunciare tutti qui. Ma un sapore di ricordo c’è, di fresco ricordo nel guardare Piparo muoversi e parlare in scena, ed è il ricordo di Franco Scaldati e della sua scuola del fare, del “modo” nel raccontare. Quel filo d’arte che unisce in qualche modo tutti i cantastorie palermitani, dagli spettacoli dei pupi a quelli di strada, dal grande al “piccolo” teatro, da Cuticchio a Scaldati, da Franco e Ciccio a Ficarra e Picone.

Salvo Piparo in “Pallonate”.

La Sicilia vera è quindi davanti a noi in scena. Oggi anche con le cantate di Piparo e con quelle di Costanza Licata che, a partire dalla figura, ricorda in qualche modo la Muzzi Loffredo degli anni ’70 e ’80, ma con violino e tamburo anziché la chitarra o il mandolino. Corposamente accompagnati dalla semplice tastiera, la fisarmonica d’altri tempi, di Rosemary Enea, i due saltellano sui versi e sulle storie siciliane (non solo palermitane) “apparecchiate” dall’ironia di Ficarra e Picone: facendo divertire, facendo riflettere.

Il trio ha già ricevuto successi con lo stesso “Pallonate” e con altri spettacoli. Ed è sempre più convincente, nuovo, e attuale a ogni “uscita”, come lo è stato, ad esempio, nei “Capitoli di Palermo” alla Biblioteca Comunale qualche settimana fa, o nella “Notte di Zucchero” ai Cantieri Culturali.

Non solo Palermo con “Pallonate”, ma un’intera Sicilia. E vi accorgerete che, forse, “la Sicilia che non c’è” è invece la Sicilia che c’è.

Gabriele Bonafede

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