di Gabriele Bonafede
Qual è la vera Sicilia? Quella di chi parte o quella di chi resta? Quella dei pazzi o quella dei normali? Quella dellimmondizia o quella del mare azzurro? Alcune risposte, o per lo meno le stesse domande, le possiamo trovare in Pallonate, spettacolo teatrale in questi giorni allAgricantus di Palermo realizzato da Salvo Piparo su testi di Salvo Ficarra e Valentino Picone.
Ed esiste ancora il vero cantastorie siciliano che attrae pubblico e consenso? Almeno a questa domanda possiamo rispondere: Salvo Piparo è vero cantastorie che passa liberamente dal siciliano allitaliano nel suo percorso teatrale, e si affida giustamente allimprovvisazione, quando serve, allistintività della narrazione con maturità ed emozioni che arrivano al cuore del pubblico.
Grandi cantastorie ha dato la Sicilia al teatro e non si possono enunciare tutti qui. Ma un sapore di ricordo cè, di fresco ricordo nel guardare Piparo muoversi e parlare in scena, ed è il ricordo di Franco Scaldati e della sua scuola del fare, del modo nel raccontare. Quel filo darte che unisce in qualche modo tutti i cantastorie palermitani, dagli spettacoli dei pupi a quelli di strada, dal grande al piccolo teatro, da Cuticchio a Scaldati, da Franco e Ciccio a Ficarra e Picone.
La Sicilia vera è quindi davanti a noi in scena. Oggi anche con le cantate di Piparo e con quelle di Costanza Licata che, a partire dalla figura, ricorda in qualche modo la Muzzi Loffredo degli anni 70 e 80, ma con violino e tamburo anziché la chitarra o il mandolino. Corposamente accompagnati dalla semplice tastiera, la fisarmonica daltri tempi, di Rosemary Enea, i due saltellano sui versi e sulle storie siciliane (non solo palermitane) apparecchiate dallironia di Ficarra e Picone: facendo divertire, facendo riflettere.
Il trio ha già ricevuto successi con lo stesso Pallonate e con altri spettacoli. Ed è sempre più convincente, nuovo, e attuale a ogni uscita, come lo è stato, ad esempio, nei Capitoli di Palermo alla Biblioteca Comunale qualche settimana fa, o nella Notte di Zucchero ai Cantieri Culturali.
Non solo Palermo con Pallonate, ma unintera Sicilia. E vi accorgerete che, forse, la Sicilia che non cè è invece la Sicilia che cè.
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