La Sicilia oltre l’Italia, le comunità nel mondo A difesa della cultura dall’Argentina al Texas

Sicilitudine. Così Leonardo Sciascia definiva il senso di attaccamento che i siciliani vivono con la propria terra. L’evoluzione di una storia segnata dalla contaminazione con culture molto diverse ha reso la Sicilia una delle regioni italiane più definite sotto il profilo culturale. Ma cosa vuol dire essere siciliano per chi, nel tempo, dall’Isola è dovuto emigrare?

Attualmente, nei paesi di emigrazione storica e in altri di più recente approdo, esistono numerose organizzazioni e reti di associazioni nate allo scopo di rafforzare i legami comunitari dei siciliani all’estero con la promozione di iniziative culturali mirate alla formazione e al consolidamento di un’identità siciliana anche per le nuove generazioni.

Fondamentale per il perseguimento di questi obiettivi comuni è il ruolo della lingua siciliana il cui valore è molto sentito dai membri dell’Usem (Unione siciliani emigrati maasmechelen), un’associazione belga fondata nel 1985 per il mantenimento del patrimonio culturale della Sicilia. I membri, discendenti dei primi siciliani impiegati come minatori, sono dediti all’organizzazione di eventi pubblici a tutela del siciliano, diffuso anche tra i giovani.

Non solo in Belgio, ma anche in Argentina la questione della lingua è considerata fondamentale per il mantenimento di un’identità siciliana. È il caso dell’Associazione Alcara Li Fusi di Rosario, nata dall’unione di 150 famiglie originarie del piccolo paese in provincia di Messina ed emigrate nel dopoguerra. La volontà comune di preservare non solo i legami familiari ma anche quelli culturali con la Sicilia traspare da alcune iniziative. Tra queste, la fondazione di una scuola di lingua italiana e di un gruppo folkloristico siciliano per la diffusione della musica tradizionale. Un aspetto molto sentito dalla comunità è quello legato ai festeggiamenti di San Nicolò Politi, patrono di Alcara Li Fusi, celebrato con una messa e con un pranzo tradizionale a base di prodotti tipici e condiviso dai membri dell’associazione.

Sempre a Rosario tra le associazioni di siciliani si annovera un centro dell’Usef (Unione siciliani emigrati e famiglie) – organizzazione attiva in Europa, in Canada, negli Stati Uniti e in Australia, oltre che in Argentina – impegnato nel processo di integrazione della comunità siciliana mediante il rafforzamento dei legami socio-culturali con la Sicilia. Il lavoro portato avanti da Useb negli ultimi quattro anni è stato rallentato a causa di alcuni tagli effettuati dalla Regione per quanto riguarda i progetti legati al turismo e al campeggio. Secondo Usef, tuttavia, l’identità culturale di Rosario rimane fortemente influenzata dalla cultura siciliana.

Sul modello Usef, un’altra organizzazione che include al proprio interno varie associazioni è il Csna (Confederazione siciliani Nord America), nato per la promozione di attività culturali e di valori identitari legati alla sicilianità negli Stati Uniti e in Canada. In questi paesi esiste un buon livello di integrazione della comunità siciliana e sono molti i siciliani a occupare posizioni strategiche in alcuni dei settori più importanti della società.

Tra le associazioni appartenenti alla confederazione c’è il Saat (Associazione dei siciliani in Texas) che vede tra i suoi fondatori alcuni rappresentanti di antiche comunità siciliane insediatesi sul territorio agli inizi del 900. Secondo l’associazione la questione generazionale è molto importante per comprendere la percezione diversificata che i siciliani emigrati hanno: «I discendenti sono per lo più orgogliosi delle proprie origini – afferma un delegato  –. I neo-arrivati non lo evidenziano. Molti di questi giovani hanno lasciato la Sicilia perché non ci sono opportunità, non c’è secondo loro un futuro dignitoso per le loro professionalità e personalità. Capiamo le loro frustrazioni».

Andrea Dargenio

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