La Sicilia è e resta la regione con il numero più alto di baby mamme. Sono 314 i bambini nati da madri minorenni sull’Isola: 112 sono della provincia di Catania, che è seconda solo a quella di Napoli (con 154 casi) nella classifica nazionale, 71 sono della provincia di Palermo, al terzo posto anche prima di Roma (che ne conta 55). I dati, che fanno riferimento all’anno 2018, sono stati analizzati nella nona edizione del dossier della campagna Indifesa di Terre des Hommes. Su un totale di 439.747 nascite in Italia sono 1.218 i parti di minorenni, di queste 994 sono italiane mentre 224 sono di origine straniera. Il primo posto spetta alla Sicilia, seguita dalla Campania (con 227), dalla Puglia (con 135), poi dalla Lombardia (134) e dal Lazio (81).
«Molte delle baby mamme – ha analizzato Margherita Moioli, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva – hanno un percorso scolastico problematico e finiscono per interrompere gli studi definitivamente. La maggior parte di loro, dopo la nascita del figlio, cerca soluzioni lavorative anche perché spesso si tratta di ragazze sole e a carico dei genitori». La questione dell’abbandono scolastico, in effetti, era emersa anche nel caso delle nonne più giovani d’Italia quando a contendersi lo strano primato erano state due giovani catanesi. La 32enne nonna Concetta aveva raccontato a MeridioNews di avere «smesso di frequentare la scuola dopo i primi mesi di gravidanza perché non era facile stare sui banchi tra le visite e le nausee». La stessa scelta, meno di 16 anni dopo, fatta da sua figlia Alessia che «ha lasciato la scuola per fare la mamma a tempo pieno».
Il punto è che la scuola, forse, dovrebbe arrivare prima. «Io credo che manchino progetti seri di educazione sessuale – commenta a MeridioNews la psicologa e psicoterapeuta Antonietta Germanotta – che andrebbero pensati come cicli di interventi di équipe nelle scuole». A molti degli adolescenti, insomma, mancherebbero le informazioni necessarie sul sesso, sui contraccettivi, sulle malattie sessualmente trasmissibili. «Tra i ragazzi e gli adulti spesso manca un dialogo su questi argomenti ritenuti, da entrambe le parti, spinosi o imbarazzanti – continua l’esperta – e ci sono ancora molti genitori che considerano ancora bambini i figli che invece sono già adolescenti. Per questo – sottolinea – esistono anche dei consultori familiari».
Un ambiente giusto in cui affrontare queste tematiche potrebbero, dunque, essere le classi in cui a entrare insieme dovrebbero essere uno psicologo e un ginecologo. «L’obiettivo degli incontri formativi dovrebbe essere informare e sensibilizzare ma anche agire dal punto di vista pratico – aggiunge Germanotta – perché ci sono ragazzi che non sono capaci di usare correttamente un preservativo e non sanno nemmeno a chi chiedere». E le gravidanze in età adolescenziale, infatti, non sempre sono programmate o desiderate. La Sicilia è, ancora una volta, in testa anche per il numero di dimissioni per aborto spontaneo di minorenni: delle 552 (più cinque di ragazze con meno di 14 anni), 112 sono siciliane (di cui una sotto i 14 anni). Nell’Isola poi 467 (di cui 13 di ragazze fino ai 14 anni) sono state, invece le interruzioni volontarie di gravidanza su un totale nazionale di 5.493. In questo caso il numero relativamente basso è dovuto anche alla maggiore disponibilità in alte regioni (la Lombardia è in testa con 908, seguita dal Lazio con 618) di strutture dove è possibile accedere a questo servizio sanitario.
Altro drammatico record per la Sicilia, seconda solo alla Lombardia, è quello che riguarda i reati contro i minori. Un dato che a livello nazionale registra un lieve calo (dell’1 per centro) rispetto all’anno precedente, passando da 5.990 a 5.930, il 60,5 per cento delle quali bambine e ragazze. Prendendo però in considerazione gli ultimi dieci anni (dal 2009 al 2019) c’è un aumento del 41 per cento della violenza sui minori. Sull’Isola, nel 2019, ci sono stati 651 reati contro minorenni, di cui il 57 per cento costituito da bambine e ragazze: 253 sono solo i casi di maltrattamento in famiglia. In aumento anche i reati di violenza sessuale e violenza sessuale aggravata (rispettivamente con 47 e 28 vittime). Crescono pure gli episodi di pornografia minorile: un aumento del 56 per cento rispetto all’anno precedente, di cui il 93 per cento vede come vittime bambine e ragazze.
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