La sentenza Lombardo tra colpevolisti e innocentisti: più domande che risposte

LA CONDANNA DELL’EX PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA, RAFFAELE LOMBARDO, AL DI LA’ DEGLI SCHIAMAZZI DELLE TIFOSERIE, UNA SERIE DI INTERROGATIVI SUI QUALI E’UTILE RIFLETTERE

di Sikano

Che l’Italia sia un paese imbarbarito e arretrato lo si vede anche dai commenti ai più elementari fatti di cronaca. Hanno condannato in primo grado Lombardo per associazione esterna alla mafia? Ecco scatenarsi le tifoserie: da un lato i battimani, gli evviva, finalmente il “traditore” è stato servito,dall’altro le accuse di sentenza politica, i vittimisti.

Io non ho pregiudizi, cerco di capire. E parto dal presupposto che il Governo Lombardo, pur promettendo qualcosa che non c’era stato mai (il rispetto degli interessi della Sicilia e dello Statuto) non lo ha mantenuto, anzi si è invischiato in un tatticismo senza respiro per tirare a campare. Solo l’assoluta antisicilianità dell’attuale governo riesce a far sembrare quasi un grande statista il suo predecessore (ma anche Cuffaro, va…).
E allora? Basta questo per farmi “battere le mani”? No, c’è qualcosa di questa sentenza che mi lascia perplesso, anzi, proprio perché viene dall’unico potere di cui dovremmo fidarci per forza, devo dire che mi lascia addirittura sgomento. “Le sentenze si rispettano”, dicono tutti. Va bene, dico io, almeno nel senso formale. Quando saremo arrivati al terzo grado di giudizio quella sarà la “verità giudiziaria” e non ci sarà altro da aggiungere. Ma anche lì non sempre la verità giudiziaria ci basta. Le sentenze si rispettano ma non per questo possono essere infallibili, incriticabili. Qui c’è puzza di marcio, lontano un miglio.
Non dimentichiamoci che la giustizia italiana è la stessa che assolse Mussolini dall’assassinio di Matteotti quando lui pubblicamente se ne era addossato la responsabilità morale (ma allora era una dittatura, che c’entra?) ed è la stessa delle sentenze-mostro della Corte Costituzionale, molte delle quali deliberatemente anti-siciliane (“Nello Statuto c’è scritto A, ma, interpretando bene, si deve leggere B”). Come posso fidarmi di questa magistratura, almeno al 100 %?
Non sono un esperto di diritto penale, ma trovo alcune stranezze inquietanti. Il caso Mannino, ad esempio, in cui si sancì un principio molto chiaro, e cioè che non basta che un politico “prometta qualcosa” a un’organizzazione mafiosa, se poi non fa nulla di concreto in suo favore. Qui quel principio a quanto pare non vale. Le intercettazioni parlano tutte di “mafiosi delusi” di un Presidente che avrebbe promesso e poi… si è fatto i fatti suoi. E noi, invece di fargli una statua per questo, lo condanniamo? Ma che è? Il tribunale di Pinocchio?
E dove sono i favori alla mafia? La stessa corte ha escluso il “voto di scambio”. Quindi, riepilogando, non ci fu voto di scambio, ma evidentemente qualche altro favore, che però non è dato sapere quale sia. Anzi, a ben ricordare la vicenda del Governo Lombardo, di “sgarbi” ai poteri forti ce ne furono non pochi, ma di illeciti, al di là purtroppo del consueto clientelismo, non è che ne risultino poi così tanti. Il “traditore”, era tale soprattutto perché aveva svoltato rispetto ad un antico regime, sennò che traditore era? L’assessore Marino ha fatto cose mafiose? Non mi pare? E l’assessore Russo? Neanche. Forse Armao? No, ha fatto tutto da solo, don Raffaele. Ma che cosa, perbacco? Almeno con Cuffaro avevamo la clinica di Aiello, qui c’è solo il fumo delle intercettazioni, o mi sono perso qualcosa?
E se invece l’illecito consiste solo in qualche favore, in qualche raccomandazione, nel consueto clientelismo, beh… resto ancora più sgomento. Va bene che è giusto pagare, ma …. l’intera classe politica siciliana non fa altro dall’Unità d’Italia. 6 anni e 8 mesi solo per aver fatto “politica democristiana” sono quanto meno sospetti… E invece nessuno (a parte Cuffaro) ha mai pagato, men che meno al di là dello Stretto, dove non solo le condanne sono più miti, ma neanche si eseguono. Anzi lì i condannati vanno a discutere di legge elettorale e di governo con il Presidente della Repubblica. Cos’è che mi sono perso?

Qualcuno potrebbe obiettare che nel caso siciliano (Cuffaro e Lombardo) c’è l’associazione mafiosa,che aggrava tutto. Ma qui sorge un altro problema: che cos’è questa “associazione mafiosa”? E’ forse un delitto “etnico”? Cioè, nel codice penale italiano esiste un reato specifico per siciliani, assimilabile solo per altri meridionali (infatti nel codice si dice “o camorristico”, etc.). Se l’associazione a delinquere è al Nord non è mafia, a meno che non ci siano oriundi meridionali in mezzo? Ma, a forza di fare leggi emergenziali, che porcherie abbiamo scritto nelle nostre leggi fondamentali? Le consorterie, le lobby che creano miliardi di debito per lo Stato o che pilotano appalti miliardari sono semplicemente “corruzione”; alle nostre latitudini le stesse identiche cose diventano “mafia” e scatta l’aggravante? Funziona proprio così? Ed è costituzionale tutto ciò?

Come vedete ho più domande che risposte. Ma le domande sono davvero inquietanti: non è che a noi tocca, quando tentiamo di scuotere il capo, solo il ruolo di quelli “brutti, sporchi e cattivi”? Non mi ricordo dove ho letto che persino nei cartoni animati ai cattivi e ai ladri mettono l’accento siciliano in bocca. Cuffaro era mafioso? Va bene, ci può stare, anche se la pena mi sembra più adatta ai criminali di guerra. Lombardo pure? Va pure bene, anche se non ho ancora capito bene perché. Ma poi sono mafiosi pure i Forconi… lo dice Confindustria, neh!? E quelli sono antimafiosi per definizione. Ma poi sono mafiosi pure i No Muos. Lo dice Crocetta, che, avendo Lumia come ispiratore, non può che essere un’icona dell’antimafia. Tutto a posto per voi? Mmahh!!!

A questo punto le cose sono due, non c’è più alcuna terra di mezzo. E io VOGLIO capire bene. A costo di diventare esperto di diritto penale e di indagini poliziesche. Non voglio delegare più in bianco a nessuna autorità morale vera o presunta una cosa così importante.
Se Lombardo ha favorito la mafia, deve pagare, ma mi dovete spiegare bene, benissimo, in cosa l’ha favorita. In tal caso sarà soltanto lui responsabile del reato. La responsabilità penale è personale, recita la Costituzione. Ma in Sicilia questo non vale: se “pecca” il Presidente, la Sicilia, agli occhi dell’opinione pubblica nazionale, non è vittima, è complice!! Sono d’accordo fino a un certo punto con il comunicato del Gruppo 5 Stelle all’ARS: l’infamia “attaccata alla pelle” dei Siciliani c’è, ma è normale? Non è che, dubbio diabolico, queste condanne servano innanzitutto per marchiare la Sicilia, e poi, incidentalmente per punire il ribelle? Se fossimo un paese normale l’immagine non sarebbe devastata. Il punto è che questa normalità non c’è. Possiamo azzardare l’ipotesi che anche Cancelleri, se diventasse Presidente della Regione, sarebbe esposto a questo tiro al bersaglio? E se così è, chi ci potrà salvare, se non la completa indipendenza da questa Italia marcia fino al midollo?

Se invece non ci sono elementi di favore per la mafia, cosa è successo? Basta la toga per stare tutti zitti? Non è che siamo di fronte a un conflitto istituzionale? Come devo interpretare la procura spaccata in due, poi la decisione di archiviare il caso, poi lo stato d’accusa “d’ufficio” (cioè contro il parere della procura), se non come una sentenza forse già scritta? E se così fosse ci si può fermare, facendo spallucce e parlando di malagiustizia? Ci meravigliamo di alcuni paesi in cui una magistratura non indipendente colpisce gli oppositori politici. Tentare di far applicare lo Statuto o dire no ai rigassificatori o al termovalorizzatore di Augusta o impugnare le finanziarie dello Stato non è “lesa maestà” agli occhi dell’Italia che ci colonizza da 154 anni? Vero è che accanto a questi timidi no, ci sono stati anche molti sì (il MUOS, l’altro rigassificatore,…), ma il padrone non accetta ribellioni. Un conto è essere autonomisti al Nord. Ma al Sud? Facendo sul serio con un partito del 18 %?
Noi cittadini siciliani abbiamo diritto di saperne di più, di capire cosa è successo veramente.
Non vorremmo essere costretti a scegliere tra un conformismo stupido e una consapevolezza che pure, se esternata, fa rischiare il linciaggio mediatico.
Ma se fossimo costretti l’unica scelta possibile dev’essere quella del coraggio. Di mafia si muore, lo sappiamo bene sulla nostra pelle, ma qui oggi si sta morendo anche di antimafia professionale. E questo è quello che conta oggi.

No, non mi va di battere le mani a questa sentenza. Oggi prevale l’inquietudine e la tristezza.

Redazione

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