«Più che una seduta di un Consiglio comunale sembra una puntata della trasmissione Chi l’ha visto?». Gli scomparsi sono gli assessori, ancora una volta. Dopo che la scorsa settimana la seduta era stata sospesa proprio per la totale assenza dell’amministrazione, stasera in aula ci sono soltanto due delle tre nuove assessore: Adriana Patella e Viviana Lombardo. Un poco in ritardo arriva anche Sergio Parisi. Dopo un minuto di silenzio, in segno di rispetto per la morte della mamma del consigliere Salvo Di Salvo, i toni si accendono subito con Giuseppe Gelsomino che torna all’attacco facendo la stessa richiesta di sospensione dell’ultima volta. «Io non capisco a che gioco stiamo giocando. La città è in una situazione di degrado totale e abbiamo bisogno di parlare con qualcuno. Magari – aggiunge il consigliere di Catania 2.0 – la prossima volta mettiamo dei pupi di pezza». Una richiesta a cui si accoda anche il pentastellato Graziano Bonaccorsi: «Siamo alla frutta, non riesco nemmeno più a immaginare un futuro per la città». Dalla votazione, però, questa volta l’istanza non passa e la seduta procede. Prima di arrivare a discutere del regolamento dei chioschi – che dovrebbe essere il tema all’ordine del giorno – però, passerà più di un’ora e mezza.
Tra i più strenui oppositori dell’istanza c’è il consigliere Giovanni Grasso per cui quella che sta andando in scena nelle ultime sedute del civico consesso è «una sciagurata diatriba che viene sollevata solo per ragioni funzionali e strumentali, per non trattare l’argomento all’ordine del giorno». Parole di fronte alle quali il consigliere Gelsomino sbotta. A prendere la parola è poi il capogruppo di Grande Catania Sebastiano Anastasi che solleva le preoccupazioni in merito al «commissariamento che potrebbe avvenire da qui a breve». Motivo ulteriore che dovrebbe spingere «la giunta ancora in piedi a essere più proficua. Qualche assessore – lamenta – invece lo ha interpretato come un “libera per tutti“». Tra l’altro, in un momento in cui la città avrebbe ancora più bisogno di una guida. Non solo perché c’è il sindaco Salvo Pogliese sospeso ma anche perché «si sta vivendo di nuovo una tragedia con la raccolta differenziata». Quella appena partita nella zona di Picanello-Ognina che oggi ha già mostrato molte criticità con i rifiuti che hanno invaso le strade del quartiere.
«Con la città in queste condizioni – aggiunge il consigliere Alessandro Campisi – ci sono molti assessori che non hanno più alcun rispetto per l’aula, ma pensano a passeggiare in piazza Duomo, a gonfiarsi il petto e a mettere in campo la propria megalomania». A fargli eco è anche il collega Giovanni Petralia che lamenta la mancanza di un confronto costruttivo con l’amministrazione: «Sembra una nave che sta per affondare e che ci lascia in bilico», dice usando una metafora plastica. La sintesi più efficace, però, arriva dalla consigliera del M5s Lidia Adorno che paragona la seduta del consiglio a una puntata del programma Rai Chi l’ha visto?. «Che fine hanno fatto, in particolare Roberto Bonaccorsi e Andrea Barresi? Perché, alla soglia del commissariamento non sono in aula a rispondere?», chiede prima di sollecitare ancora una volta le dimissioni di chi è rimasto alla guida della città. Che il consigliere Emanuele Nasca propone ironicamente di chiamare non più Catania, ma Satania. Come il noto hashtag usato sui social.
A risponde è l’unico assessore anziano presente in aula, Sergio Parisi, che assicura di farsi portavoce delle questioni anche con gli altri componenti della giunta. «Ho sentito dichiarazioni forti con poco rispetto per chi è seduto qui, a maggior ragione per le nuove assessore che sono donne. È ovvio – ammette – che bisogna essere in aula per il confronto ma vi assicuro che stiamo lavorando tutti dalla mattina alla sera e non meritiamo queste considerazioni». Dopo più di un’ora e mezza si passa a discutere per una decina di minuti – durante i quali sono in molti a essere distratti – della delibera sul regolamento dei chioschi presentata dai consiglieri Bartolomeo Curia e Manfredi Zammataro che da oltre un anno e mezzo aspetta di essere votata. Anche questa non è la volta buona: «Mentre noi rimandiamo la discussione, continuano a uscire sentenze che condannano il Comune a pagare migliaia di euro per l’inerzia. L’impressione è che per alcuni è meglio che tutto cambi affinché tutto resti uguale», chiosa Zammataro semicitando una frase di gattopardiana memoria.
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