La ‘scure’ del Governo Letta-Alfano-Bilderberg sui persionati

C’E’ UNA PENALIZZAZIONE PER LE “PENSIONI D’ORO” (ANCHE SE NON MANCHERANNO I RICORSI ALLA CORTE COSTITUZIONALE). MA VENGONO PENALIZZATI PER IL TERZO ANNO CONSECUTIVO DI ”CONGELAMENTO’ LE PENSIONI ORDINARIE. CIOE’ QUELLE SUPERIORI A 2 MILA E 200 EURO AL MESE. LA FREGATURA E’ PER CHI PERCEPISCE UNA PENSIONE CHE OSCILLA DA 2 MILA E 200 A 2 MILA 2500 EURO AL MESE

Libero quotidiano passa in rassegna le operazioni che con la legge di stabilità, appena approvata dal Parlamento nazionale, sono state effettuate sulle pensioni. E’ il caso di riprendere queste notazioni per l’interesse generale che esse assumono nei riguardi dei cittadini-pensionati e delle loro famiglie. Anche allargate, atteso che la disoccupazione dilagante spesso vede nei nonni pensionati la possibilità di un aiuto per consentire alle giovani coppie di sbarcare il lunario.
Va precisato preliminarmente che le misure adottate con la legge di stabilità, in qualche modo, erano attese, specie in presenza di redditi da pensione di livello scandaloso. Questo perché le pensioni elevate non poggiano, spesso, su prelievi contributivi effettuati durante tutto il percorso lavorativo in misura congrua rispetto alla loro entità.

La nota dolente è data dal congelamento per il terzo anno consecutivo del valore delle pensioni ordinarie. Ammesso che l’inflazione nel periodo sia cresciuta del 3 per cento medio annuo, le pensioni hanno subito una svalutazione del potere d’acquisto almeno del 10 per cento.
Ma il calo è in effetti più vistoso a fronte del fatto che, nello stesso periodo, sono aumentate alcune tariffe relative a servizi essenziali. I soldi disponibili, per i pensionati, sono sempre gli stessi a fronte del costo delle tariffe che aumentano e delle tasse che crescono.
Questa volta, però, il congelamento è limitato alle pensioni superiori a 38.646 euro lorde annue. Cioè per i pensionati che percepiscono un assegno previdenziale superiore a 2,200-2.300 euro netti al mese. In ogni caso, per chi percepisce una pensione che va da 2 mila e 200 euro a 2 mila e 500 euro al mese la ‘botta’ si sentirà, perché le tesse e le tariffe sono aumentate.

Poi ci sono i tagli veri e propri, chiamati ‘prelievo di solidarietà’. Che incidono per il 6 per cento sulle pensioni lorde annue superiori a 90.168 euro, il 12 per cento per i redditi pensionistici della fascia superiore fino a 193.218 euro lordi annui e del 18 per cento per i redditi superiori a questa soglia. La fascia più colpita è quella intermedia la quale si vede aumentata l’aliquota precedente di ben 7 punti percentuali.

Questa volta il Governo Letta ha scrupolosamente osservato le indicazioni espresse dalla Corte Costituzionale relative al ‘prelievo di solidarietà’. Ciò in quanto per le decurtazioni operate negli anni precedenti – vedi Governi Berlusconi-Tremonti e Monti – la Suprema Corte aveva accolto i ricorsi dei pensionati, perché questi prelievi non rispondevano al principio di progressività. Ed in forza di tale pronunciamento gli enti previdenziali hanno dovuto sborsare 150 milioni di euro per i rimborsi lordi a cui corrispondono 84 milioni di euro di rimborsi netti.

A fronte di tali provvedimenti già sono in cantiere alcune iniziative tese a porre all’attenzione della Corte Costituzionale almeno un paio di .questioni che meritano un pronunciamento di merito e pertanto gli alti gradi dei pensionati della pubblica amministrazione si stanno dando da fare in questo senso. Magistrati di ogni ordine (giudiziario, amministrativo, contabile), generali, ammiragli e alti burocrati sono già in azione per ricorrere alla Suprema Corte al fine di ottenere un pronunciamento di merito sul ‘prelievo di solidarietà’ così congegnato. Staremo a vedere.

 

Riccardo Gueci

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