«Semplice dialettica costituzionale tra Stato e Regione». È questo il commento del presidente della Regione, Rosario Crocetta, in merito alle polemiche sorte all’indomani dell‘impugnativa della legge sulla riforma delle province decisa dal governo nazionale. La riforma, che già lo scorso anno aveva fatto tanto discutere portando a ripetuti stop nell’iter di approvazione, si è nuovamente fermata. Stavolta non più per la lentezza dei Comuni nell’organizzarsi tra liberi consorzi e adesione alle città metropolitane, bensì per i rilievi fatti da Roma. A riguardo, tuttavia, Crocetta ha sottolineato di aver già trovato un accordo con il governo nazionale: «Ho già discusso col governo e condiviso soluzioni – ha detto all’Agi -. Il governo doveva impugnare per non fare decadere il termine, la Regione è pronta a una modifica concordata di tale legge e il governo ha garantito che ritirerà l’impugnativa nel momento in cui la legge verrà modificata».
Sulla questione era intervenuto ieri il sottosegretario Davide Faraone, che dalla propria pagina Facebook aveva criticato la poca influenza del governo regionale: «Ancora una volta una legge regionale viene impugnata dal governo Renzi – ha scritto -. Oggi è il turno dei liberi consorzi. Se vogliamo costruire un rapporto sinergico con il governo nazionale dobbiamo puntare sulla credibilità della Sicilia. Fatti come questo la minano in maniera irrimediabile. E non è un caso isolato».
Per il presidente della Regione, tuttavia, la vicenda sarebbe stata strumentalizzata a fini politici: «Dispiace che taluni trasformino la vicenda delle impugnative del governo nazionale in una questione politica – ha proseguito Crocetta -. Parlare di scarsa credibilità della Sicilia, quando la stessa regione del premier ha dovuto subire ben cinque impugnative, sinceramente mi sembra fuorviante, fuori luogo e mi rifiuto di pensare che dietro l’atteggiamento del governo, possano esserci ragioni politiche». Da parte del governatore, poi, un riferimento anche all’autonomia della Sicilia: «Il governo e il parlamento siciliano sono custodi dello statuto e persino gelosi della propria autonomia – ha concluso Crocetta -. Il quadro istituzionale di riferimento tende a limitare l’autonomia delle regioni e le relative specificità ed è normale che in questa fase della storia le impugnative siano numerose e non riguardano né prevalentemente né esclusivamente la Sicilia».
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