La Regione stoppa il regolamento edilizio «Deve andare insieme al piano regolatore»

La Regione rispedisce indietro il regolamento edilizio approvato dal consiglio comunale di Catania lo scorso aprile su proposta dell’amministrazione. Con una nota dell’assessorato regionale al Territorio del 22 settembre si fa presente che il nuovo regolamento deve andare di pari passo con il piano regolatore generale, visto che «non si tratta di uno strumento autonomo di pianificazione». In sostanza, senza il secondo non è possibile approvare il primo. A meno che non si tratti di una variante al regolamento edilizio esistente. In tal caso – scrive la Regione – «è indispensabile che il Comune provveda a predisporre e trasmettere un’integrazione», cioè un testo, supportato da un’adeguata relazione illustrativa che contenga il vigente regolamento edilizio, cioè quello del 1964, le modifiche apportate con la proposta di delibera degli uffici comunali competenti (che risale a febbraio) e il testo definitivo adottato dal consiglio comunale. Inoltre, l’Assessorato sottolinea «l’urgenza di pervenire in tempi brevi all’adozione del piano regolatore generale».

La tirata d’orecchie per l’amministrazione che arriva da Palermo è l’occasione per riaccendere le critiche dell’opposizione. «Ad aprile avevamo detto più di una volta che senza piano regolatore, non poteva essere approvato un nuovo regolamento edilizio – attacca Manlio Messina, di Area Centro Destra -. Anche la passata amministrazione aveva il regolamento già pronto, ma ha deciso di non portarlo in aula proprio per questo motivo. Loro, invece, hanno fatto gli effetti speciali, come sono abituati, ma tutto si è sciolto come neve al sole». Secca la replica dell’assessore all’Urbanistica, Salvo Di Salvo: «Non si tratta di una bocciatura, ma di una semplice richiesta di integrazione di documenti, ho già sentito uno dei dirigenti regionali firmatari della nota e a breve invieremo a Palermo la comparazione che ci chiedono tra lo strumento vigente e le modifiche adottate».

Lo scontro ruota attorno alla natura del regolamento edilizio approvato. Si tratta di un nuovo strumento o di una modifica di quello esistente vecchio di 40 anni? Per l’amministrazione è solo un’integrazione, una variazione. Ma nel testo della delibera proposta e votata dal consiglio comunale – che ha per oggetto Regolamento edilizio. Adozione ai sensi dell’art.5 della legge regionale 27 dicembre 1978 n.71 – si parla chiaramente e in più punti di «nuovo regolamento». Nelle premesse, l’architetto Rosanna Pelleriti, dirigente del servizio di pianificazione urbanistica scrive: «L’amministrazione comunale si è prefissata tra i suoi obiettivi per l’anno 2014 la redazione di un nuovo regolamento edilizio, al fine di dotare la città di uno strumento urbanistico più moderno che disciplini l’attività edilizia». Tutto questo alla luce di una legge del 1942 che obbliga i comuni a dotarsi del regolamento. Tuttavia la stessa Regione, nella nota inviata il 22 settembre, sottolinea che quel riferimento normativo e «il richiamo all’obbligo di legge è incoerente visto che il comune è già dotato di un regolamento edilizio».

Un groviglio insomma che l’assessore Di Salvo definisce «un semplice problema di dicitura. «Chiederemo il ritiro dell’atto approvato in consiglio comunale ad aprile», conclude dall’opposizione Manlio Messina. In attesa di verificare che le integrazioni inviata alla Regione dal Comune siano sufficienti per sbloccare la situazione, il dibattito si sposta sul piano regolatore generale. Quello vigente risale al 1969. E la Regione chiede di approvarne uno nuovo con urgenza. «Ma i burocrati a Palermo dimenticano che con l’istituzione dei liberi consorzi e delle città metropolitana non si può più parlare di piano regolatore della città ma di tutta l’area metropolitana. Noi abbiamo l’obbligo di guardare all’area vasta». Un traguardo ambizioso e difficile visto che ancora vanno definiti quali comuni faranno parte del nuovo ente e si aspetta una nuova legge regionale che ridistribuisca le varie competenze.

Critici da questo punto di vista sia Confcommercio, sia Federarchitetti. «Una città senza regole è una città senza sviluppo – spiega Maurizio Mannanici, della Federarchitetti – Bianco aveva iniziato meritoriamente uno studio sul Prg 20 anni fa che non andava bene per tanti motivi. Quello che è successo negli ultimi anni dovrebbe far capire che le scorciatoie non servono. Invece la delibera sul regolamento edilizio rappresenta l’ennesima scorciatoia che ora viene bocciata dalla Regione. Ma anche un neolaureato in giurisprudenza sa che il regolamento, che non si può spacciare per strumento di sviluppo, è un allegato del piano regolatore».

Salvo Catalano

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