La Regione indebita i siciliani, ma non tocca i privilegi. Stipendi d’oro ancora intatti

Sicilia irredimibile? Con tutta la buova volontà e nonostante l’ottimismo della volontà che nella nostra regione rappresenta l’unico appiglio alla speranza, il dubbio c’è e resta.

Prendiamo ad esempio i fatti delle ultime settimane. In particolare, la scelta del Governo e dell’Ars (con la sola opposizione del M5S e della Lista Musumeci) di contrarre un mutuo da un miliardo per pagare alcuni debiti della P.A. Una scelta molto controversa alla luce del fatto che a pagare saranno i siciliani per i prossimi trent’anni a suon di addizionali Irpef che non potranno essere ridotte.

La propaganda politica ci ha ripetuto che i debiti si pagano. E che le imprese avevano diritto a riscuotere i loro crediti. Retorica usata in maniera strumentale. Ovvio che nessuno ha mai messo in dubbio i due concetti. La questione, infatti, era e rimane un’altra. Al di là della scelta di quali aziende andranno pagate col mutuo (grossi gruppi nazionali e internazionali nella maggior parte dei casi, pochissime pmi siciliane) la domanda che i cittadini si pongono è la seguente:

non c’erano altri modi per reperire risorse evitando di prenderle dalle tasche dei siciliani?

Certo che c’erano. Ma il Governo e l’Ars non hanno voluto vedere. La manera più logica e trasparente sarebbe stata, infatti, quella di tagliare sprechi e privilegi. E ci sarebbe stato solo l’imbarazzo della scelta.

Lo sapevete, ad esempio, che c’è il direttore di un ente in liquidazione (CIEM) che guadagna ancora 194mila euro l’anno? Alluncinante. Uno stipendio d’oro per guidare un ente fantasma. Roba da matti.

Ma non è l’unico caso. E il Governo lo sa bene.  Era stato l’ex assessore all’Economia, Luca Bianchi, secondo quanto riportato da Repubblica Palermo in articolo dello scorso 9 Marzo, ad elencare il mangia mangia sul quale bisognava intervenire:

“Nel mirino c’è soprattutto l’Irsap, l’Istituto che ha sostituito le vecchie Asi. Qui ci sono ben 35 comandati da altre amministrazioni pubbliche (che paga però l’ente regionale) e 25 dirigenti che hanno stipendi che variano da 70 a 170 mila euro. Nel dettaglio, il direttore generale Francesco Barbera ha uno stipendio di 170 mila euro all’anno e nella sua squadra ci sono ben sei dirigenti che hanno uno stipendio pari a 150 mila euro lordi all’anno. Molto di più di un dirigente della Regione, che si ferma intorno ai 90 mila euro, e all’incirca quanto un direttore generale di dipartimento, che si è visto ridurre il salario accessorio del 20 per cento”.

E ancora: L’Istituto vini e oli che vanta un primato assoluto: ha 40 funzionari e 21 dirigenti. Uno ogni due. E c’è di più: qui il contratto del direttore generale Lucio Monte costa 170 mila euro all’anno”.

Stipendi d’oro anche all’Esa, dove il direttore Michele Cimino ha un compenso pari a oltre 150 mila euro lordi all’anno e i quattro dirigenti stipendi che si aggirano intorno ai 100 mila euro.

“Ma le retribuzioni d’oro- scrive Repubblica che riporta dichiarazioni in merito dell’ex assessore- sono anche quelle che garantiscono alcune partecipate di Palazzo d’Orleans che nel 2013 hanno erogato compensi a sei cifre: come quello del direttore dell’Irfis, Enzo Emanuele, che ha un compenso di 212 mila euro all’anno, quello del direttore di Sicilia e-Servizi Dario Colombo, 212 mila euro, e del Ciem Antonino Giuffrè, con stipendio pari a 194 mila euro lordi all’anno”. 

L’elenco, ovviamente, non è completo. Tutti casi che non fanno che alimentare la sfiducia dei siciliani nei confronti di un Governo che ha preferito condannarli al pagamento di un mutuo, piuttosto che intervenire sul mangia-mangia. Una vera rivoluzione….

 

 

 

 

Redazione

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