Tra i casi di doppi incarichi che vanno in scena negli uffici della Regione siciliana quello dell’ingegnere Salvatore Giglione è, senza dubbio, tra i più bizzarri. Attualmente lo ritroviamo a capo della Società patrimonio immobiliare (Spi), società partecipata al 75 per cento dalla Regione siciliana e, contemporaneamente, ricopre il ruolo di dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali.
Di questi due incarichi – che come ora proveremo a illustrare, sono un po’ in conflitto l’uno con l’altro – l’ingegnere Giglione deve ringraziare il Governo regionale di Rosario Crocetta che non sembra crearsi troppi problemi con le norme che regolano l’anticorruzione nell’Amministrazione regionale. Vediamo cosa hanno combinato questa volta i giuristi di Palazzo d’Orleans, la sede della presidenza della Regione siciliana.
Nel luglio 2013, e quindi a Decreto legislativo anticorruzione pienamente vigente, l’ingegnere Giglione viene nominato presidente del Consiglio di gestione della già citata Sicilia patrimonio immobiliare (Spi). Quest’anno, ed esattamente a Maggio, viene anche nominato dirigente generale del dipartimento Beni culturali.
Le norme in vigore sono chiarissime sul punto: poiché l’ingegnere Giglione è stato nominato presidente di una società a partecipazione pubblica nel luglio 2013 – e quindi successivamente al 2 Maggio 2013, momento di entrata all’entrata in vigore delle norme anticorruzione – nei suoi confronti scattano tutte le ipotesi di inconferibilità previste dall’articolo 4 del Decreto legislativo n.39 del 2013, Decreto che all’attuale Governo regionale non deve proprio andare giù.
Insomma, i due incarichi – quello di presidente della Spi spa e quello di dirigente generale del dipartimento regionale Beni culturali – non sembrano compatibili. Il protagonista di questo mirabolante doppio incarico non può nemmeno beneficiare delle norme transitorie previste solo per gli incarichi in corso alla data di entrata in vigore delle norme anticorruzione, e cioè per gli incarichi in corso al 2 maggio 2013.
Nemmeno la lettura del curriculum allegato alla delibera della Giunta regionale n.100 del 6 maggio 2014 – delibera con la quale l’ingegnere Giglione viene nominato dirigente generale – elimina i dubbi su tale doppio incarico. Giglione dice di essere presidente del Consiglio di gestione della Spi dal 2010, non specificando che la durata dell’incarico è triennale e che il rinnovo dell’incarico è avvenuto, come già ricordato, nel luglio del 2013. Tra l’altro, non viene specificata la tipologia dei poteri del Consiglio di gestione della Spi.
In tutto questo – cosa questa che aumenta le perplessità – lo statuto della Spi non è leggibile e disponibile, in quanto non risulta pubblicato né sul sito della stessa Società patrimonio immobiliare, né sul sito della Regione alla voce società partecipate.
Ora, trasparenza amministrativa a parte – trasparenza amministrativa che non c’è – sorge indubbia la curiosità di leggere tale statuto, anche per verificarne la rispondenza alle previsioni del Codice civile in materia di società ad amministrazione e controllo duale (art.2409 octies e seguenti), e per verificare quali specifiche deleghe possono essere conferite all’amministratore delegato, visto che in tali società spetta sempre al Consiglio di gestione scegliere se delegare poteri, fissarne i limiti e le eventuali modalità di esercizio, nonché impartire direttive e avocare a sé operazioni che rientrano nelle deleghe.
Noi, ovviamente, non siamo giuristi e le nostre, ovviamente, sono perplessità che, forse, meriterebbero l’attenzione di amministrativisti. Detto questo, non sfuggono le ulteriori perplessità di ordine logico-politico, essendo di fatto totalmente inopportuno che il soggetto posto a capo del dipartimento chiamato a tutelare e proteggere il patrimonio culturale della Regione siciliana, anche mediante espropriazioni, imposizioni di vincoli ed esercizio di prelazioni, sia contemporaneamente anche il soggetto chiamato a valorizzare, cioè a cedere ai privati, al massimo prezzo, il patrimonio immobiliare della Regione siciliana!
Ipotizziamo che un immobile della Regione debba essere ceduto a terzi, ma che lo stesso rivesta anche interesse storico-culturale. Ebbene, lo stesso ingegnere Giglione da un canto, nella veste di presidente della Spi, dovrebbe cercare di venderlo al massimo prezzo, mentre come dirigente generale del dipartimento Beni culturali dovrebbe adoperarsi per imporre sullo stesso bene i vincoli di immodificabilità propri dei beni di valenza storico-culturale, la cui presenza, come è fatto notorio a tutti, ne limita la appetibilità economica.
Quale dei due cuori, o meglio, dei due mandati amministrativi, seguirà l’ingegnere Giglione: quello societario-finanziario o quello amministrativo-culturale?
Ancora: anche senza arrivare all’ipotesi estrema della cessione a terzi dell’immobile, immaginiamo che la valorizzazione consista solo nella stipula di contratti di gestione a privati per attività turistiche e produttive, ma che il bene prescelto abbia anche valenza storico-culturale, nel rispetto della quale dovrebbero essere previste clausole limitative in tutto o in parte delle attività turistiche e produttive. Bene: cosa farà il povero ingegnere Giglione? Imporrà o no le clausole limitative all’uso del bene, compromettendo in tutto o in parte la valorizzazione economica del bene?
Il patrimonio, anche demaniale, della Regione siciliana è vastissimo (terreni, boschi, fabbricati e palazzi di pregio, siti culturali) e il contratto di servizio tra la Regione stessa e la Spi prevederebbe anche la possibilità, per la stessa Spi, di fornire pareri al Demanio regionale (marittimo, forestale, archeologico, ecc) su iniziative che riguardano i beni del demanio stesso, con l’ulteriore conseguenza che l’ingegner Gigliore come presidente della Spi sarebbe chiamato a fornire parere sull’uso, ad esempio, del demanio archeologico richiesto dallo stesso ingegnere Giglione quale dirigente generale del dipartimento Beni culturali!
Insomma: è proprio necessario che l’ingegnere Salvatore Giglione debba ricoprire entrambe le cariche? E se ciò è necessario, tutto questo a chi giova? Di certo non al patrimonio culturale, storico, archeologico e artistico della Regione siciliana e dei siciliani.
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