Tra molti furti e mancate mappature sul territorio, la questione defibrillatori rimane ancora sul tavolo di Palazzo degli Elefanti. Almeno da dicembre 2021 quando le teche installate in viale Ruggero di Lauria, di fronte piazza Europa, via Michele Rapisardi, piazza della Borsa e alla Stazione centrale sono rimaste vuote a seguito di atti vandalici. Se il defibrillatore di via Michele Rapisardi, accanto al teatro Massimo Bellini, è stato reintegrato, le altre colonnine rimangono ancora prive del dispositivo medico. A rimanere ancora disponibili ci sarebbero – il condizionale è d’obbligo in assenza di una mappatura – i dispositivi installati in piazza Nettuno, in via Raffaello Sanzio, in piazza Spedini e quello a Palazzo degli Elefanti.
«Siamo arrabbiati e disgustati – commenta l’assessore Pippo Arcidiacono a MeridioNews -, perché è uno strumento che salvaguarda vite umane, anche se alcuni non ne comprendono l’importanza per loro e per i propri familiari». Gesti di inciviltà che «sono fuori dal mondo», commenta Arcidiacono. Per il reintegro delle colonnine, però, resta ancora tutto in sospeso. «Aspettiamo le proposte degli sponsor», spiega Arcidiacono. Per prevenire, però, quello che è ormai un fenomeno diffuso servono le telecamere: «Potremmo utilizzare quelle previste per la videosorveglianza delle Ztl». Il riferimento è agli occhi elettronici in arrivo da Amts che però non sono ancora disponibili. «Non sono ancora arrivate – precisa Arcidiacono -, ma è questione di settimane». Sul punto abbiamo provato a contattare il presidente di Amts Giacomo Bellavia e l’assessore allo Sport Sergio Parisi, senza ricevere alcuna risposta.
Le difficoltà non riguardano solo la questione sicurezza. A sentire gli esperti un altro nodo da sciogliere sarebbe la formazione. «Se si installano i defibrillatori – incalza a MeridioNews il presidente dell’Associazione italiana autisti soccorritori Stefano Casabianca -, ma non si conoscono i metodi di utilizzo, in che modo possono rivelarsi utili?». Ad aggiungersi alle criticità c’è anche la mancata mappatura dei luoghi forniti del dispositivo. «Perché – spiega Casabianca – molte volte i defibrillatori ci sono ma si sconosce la loro posizione perché nessuno ha provveduto a inserirli nelle app di localizzazione».
«Il defibrillatore – spiega Casabianca – come tutti i dispositivi medicali deve essere aggiornato altrimenti le batterie scadono, bisogna occuparsi della manutenzione». Un’attività che insieme alla formazione, per Casabianca potrebbe fare la differenza. «L’attività formativa molto spesso viene fatta a macchia di leopardo – dice Casabianca – con singole iniziative delle associazioni». Perlopiù si tratta di corsi privati a pagamento o di progetti scolastici. «Si potrebbe ricorrere alle convenzioni per ridurre i prezzi – propone Casabianca – perché se il corso o l’attività di informazione e formazione la fai saltuariamente non serve a nulla – aggiunge -, con l’aggravante che la certificazione all’uso del defibrillatore scade ogni 24 mesi e se non la rinnovi la perdi».
Le soluzioni ci sarebbero, anche per impedire i furti. «Per migliorare la sicurezza occorrerebbe, oltre alla videosorveglianza – sottolinea Casabianca -, anche la localizzazione a mezzo Gps». Una precauzione che oggi, con i mezzi tecnologici a disposizione, sarebbe fattibile. «L’allarme non è sufficiente – precisa l’autista soccorritore – perché avvisa del furto ma non colpisce i malviventi». Al di là dello spettro delle possibili soluzioni, per Casabianca, lasciare la teca vuota in piazza Europa «è una bruttissima immagine per la città perché si segnala un defibrillatore che in realtà non c’è».
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