La protezione del pm Di Matteo fa acqua da tutte le parti

“Il pm di punta del processo sulla trattativa Stato-mafia rischia seriamente di essere assassinato con tutta la sua scorta”. La sconvolgente denuncia arriva da Antimafia2000.com che punta il dito contro le scarse misure di protezione messe in campo per proteggere il pm Nino Di Matteo, uno dei soggetti più esposti tra i magistrati che si occupano del processo sulla trattativa Stato-mafia (iniziato proprio questa mattina).

“Una nuova lettera anonima è stata recapitata al sostituto procuratore palermitano. La notizia, rilanciata dal quotidiano Repubblica, riporta preoccupanti avvertimenti sulle pericolose condizioni di Di Matteo in termini di sicurezza. La redazione di Antimafia Duemila ha seguito con seria preoccupazione le vicende che hanno visto coinvolto il magistrato Antonino Di Matteo, precedentemente minacciato in altre due lettere anonime da un personaggio presumibilmente appartenente ad ambienti istituzionali “deviati” legati a Cosa nostra. A seguito di questi episodi gli inquirenti hanno sufficientemente provato che non si trattava delle lettere di un pazzo, ma di una grave e seria minaccia ai danni di uno dei magistrati di punta del nostro Paese. Nelle missive – si legge sul sito di Antimafia2000- recapitate allo stesso Di Matteo e alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, vengono infatti citati gli spostamenti quotidiani del giudice e i punti deboli della sua protezione.
La prefettura aveva immediatamente tenuto una riunione con il comitato provinciale per la sicurezza pubblica per aumentare la sua protezione, annunciando che la scorta di Nino Di Matteo sarebbe stata debitamente potenziata.
Ma la verità è che è stata potenziata solo apparentemente. Di Matteo non è davvero protetto dallo Stato, lui e i suoi agenti possono essere uccisi in qualsiasi momento.

La sua protezione, infatti, non è mai passata dall’attuale livello 2 al livello 1, il massimo sistema di protezione esistente. Le forze impiegate per tutelare il pubblico ministero palermitano comprendevano l’assegnazione di due macchine blindate con cinque uomini armati, e una macchina che si occupi della bonifica lungo il tragitto percorso per scongiurare la presenza di eventuali ordigni. Il potenziamento è solo apparente, in quanto ci si è limitati ad aggiungere altri due uomini armati e una macchina non blindata, che quindi può essere facilmente annientata da un eventuale attentato anche con pistole e mitragliatrici- si legge su Antimafia2000.com. E ancora: 

“Non solo. Sotto la casa della madre di Di Matteo viene eseguita la bonifica dinamica, ma non c’è alcuna telecamera che vigili la zona, né tanto meno è presente una zona di rimozione (così come non c’era in via D’Amelio, dove abitava la madre di Paolo Borsellino). La protezione garantita dallo Stato è quantomeno carente, dato che i tombini, anche quando controllati dalla bonifica come quelli intorno all’abitazione del pm, sono piombati in modo del tutto insufficiente, dopo che vengono controllati chiunque può avvicinarsi, manometterli e infilarci un ordigno. Noi stessi siamo andati a controllare quei tombini, aspettando poi che passasse il pm Di Matteo…”

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Redazione

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