La protesta dei precari della scuola dell’infanzia «Discriminati gli idonei non ammessi al concorso»

Agosto rovente anche nel mondo della scuola. A distanza di due anni dall’entrata in vigore della legge ribattezzata Buona scuola, che, secondo le intenzioni del legislatore avrebbe dovuto porre fine all’eterno precariato di massa, continuano a registrarsi polemiche e paradossi nell’assegnazione delle cattedre scolastiche, della messa a ruolo di nuovi docenti e sull’assorbimento delle graduatorie. Questa volta sul piede di guerra sono i precari della scuola dell’infanzia che hanno partecipato al concorso bandito nel 2016. Circa 11mila aspiranti docenti ai nastri di partenza, nella sola regione Sicilia, per 449 posti, maggiorati del dieci per cento degli idonei, come previsto dal bando. Dopo aver sostenuto una prova scritta, superata solo da 1700 partecipanti, e una prova orale, lo scorso 25 luglio è stata resa nota la graduatoria di merito, con un’amara sorpresa per gli idonei non ammessi. 

«Dopo aver pubblicato un primo elenco graduato anche per gli idonei non ammessi – spiega Eleonora Calderaro, una delle partecipanti al concorso e iscritta da sei anni nelle graduatorie d’istituto –, una rettifica, dell’1 agosto, da parte dell’ufficio scolastico regionale siciliano, ha sostituito l’ordine basato sul punteggio con un mero elenco alfabetico, simile a quello della spesa, degli idonei non ammessi. Questa scelta ci penalizza fortemente perché il nuovo elenco, dove siamo stati inseriti, non solo non ha alcun valore giuridico, ma non ci permette neanche di rientrare nel piano assunzioni in caso di rinunce o scorrimento. Questo nuovo criterio – conclude Calderaro – pone gli idonei allo stesso livello di coloro che non hanno superato le prove concorsuali»

Una decisione inaccettabile per coloro che hanno partecipato al concorso e che hanno già costituito il Movimento degli idonei fantasma infanzia 2016, per chiedere un piano delle assunzioni su base nazionale e un prolungamento della validità della graduatoria, oltre il triennio previsto per legge. «Fino all’ultimo concorso, indetto nel 2012, c’era un’unica graduatoria – spiega un’altra partecipante al concorso – che andava dal primo all’ultimo vincitore del concorso, includendo anche gli idonei non ammessi. Questa volta è stata fatta un’altra scelta che, tra l’altro, crea una condizione di disparità rispetto alle classi di concorso di secondo grado dove le graduatorie sono uniche, basate sul merito e includono tutti. Infatti – conclude – in molte regioni, dopo aver assegnato tutti i posti ai vincitori di concorso, stanno attingendo agli idonei». Un riferimento esplicito al decreto legislativo 59/2017 che ha permesso, abbattendo il limite del dieci per cento, un riordino, adeguamento e semplificazione delle graduatorie del concorso per la secondaria di primo e secondo grado e di accesso nei ruoli di docente. 

«Questa disparità di trattamento, tra primaria e infanzia con primo e secondo grado è evidentemente illegittima – spiega Grazia Maria Pistorino, segretaria generale Cgil scuola -. È un problema che non può essere risolto dal singolo ufficio scolastico o dal provveditorato, ma solo dal ministero. Noi stiamo già facendo pressione per cambiare il quadro giuridico perché la scuola è un meccanismo complicatissimo dal punto di vista degli aggiustamenti e l’entrata a gamba tesa, con norme strampalate, da parte di persone che non conoscono questo mondo, ha prodotto tutto questo. Prima che si smaltiscano gli effetti nefasti della legge 107 – conclude Pistorino – anche sul piano della funzionalità del sistema, passeranno vent’anni». 

Il rischio paventato dai sindacati è legato anche a una possibile sovrapposizione di docenti. Dopo le nomine dei vincitori, in caso di surroga e di mancato scorrimento della graduatoria di merito, bisogna attingere alla GaE, la graduatoria a esaurimento, stilata su base provinciale, che designa coloro da immettere in ruolo. In caso di ricorso e di riammissione degli esclusi, si creerebbe un contenzioso per una sovrapposizione di docenti. «C’è un’evidente discrasia tra il decreto 59 e le regole della scuola dell’infanzia che sono rimaste legate alle vecchie normative – spiega Anna Fedeli, segretaria nazionale Flc Cgil -. Noi, insieme alla Cisl, abbiamo già chiesto un incontro alla politica affinché ci sia un decreto analogo anche per la scuola primaria e dell’infanzia, che non sono rientrati nel provvedimento che ha modificato il reclutamento nella scuola superiore. Il nostro obiettivo – conclude la sindacalista – è quello di inserire a settembre un emendamento nella legge di stabilità che consenta un analogo trattamento». 

Salvo Caniglia

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