La protesta dei nove autisti soccorritori licenziati «Siamo le vittime di un sistema ben organizzato»

«Fa caldo e siamo stanchi ma da qui non ci spostiamo finché non avremo risposte concrete». È l’ottavo giorno di protesta davanti all’ospedale Garibaldi centro di Catania per nove lavoratori che per dodici anni sono stati autisti soccorritori sulle ambulanze. Antonino, Dario, Luigi, Giuseppe, Alfio, Santino, Giuseppe, Angelo e Francesco da una settimana vivono sul largo marciapiede in piazza Santa Maria di Gesù. Due tende, un tavolino, qualche sgabellino bianco, le sedie a sdraio per passare la notte. E tre striscioni in cui hanno tentato di riassumere più di un anno di vicende lavorative e giudiziarie. «Siamo e ci sentiamo vittime di un sistema ben organizzato», dicono a MeridioNews mentre ripercorrono a ritroso gli eventi che li hanno portati fin qui.

«Sembra una storia infinita ma, in realtà, è semplice da spiegare: di punto in bianco, a maggio dello scorso anno, siamo stati licenziati ingiustamente». È Angelo a parlare a nome di tutti. Dipendenti di una ditta di ambulanze – la One emergenza – che gestiva l’appalto per gli ospedali Garibaldi Nesima e Policlinico, si sono ritrovati senza lavoro dopo una protesta. «Dopo dieci anni di lavoro, abbiamo provato a chiedere i nostri diritti: ritardi negli stipendi e il mancato pagamento del mese di aprile. Anche in quei giorni – ci tengono a sottolineare – abbiamo sempre garantito tutti i servizi ospedalieri». Arriva prima la sospensione e poi il licenziamento. «Abbiamo fatto causa e abbiamo vinto». Con la sentenza, arrivano anche gli stipendi e il riconoscimento da parte del giudice del reintegro immediato sul posto di lavoro

Intanto, tre dei nove lavoratori vengono anche denunciati per degli audio inviati su un gruppo Whatsapp da cui la ditta si sarebbe sentita minacciata. La causa è vinta ma la One emergenza, nel frattempo, cede il ramo d’azienda alla First Aid. «Da questa nuova ditta, in un primo momento ci dicono di non avere avuto nessuna informazione sulla nostra situazione – proseguono i lavoratori – La First Aid alla fine ci riassume ma con posti sparpagliati al nord e al centro Italia. Un trasferimento che non abbiamo potuto accettare e non ci siamo presentati anche perché – aggiungono – siamo tutti padri di famiglia». Adesso c’è già stato un primo tavolo tecnico attorno al quale si sono seduti il titolare della First Aid, il dirigente dell’assessorato alla Sanità siciliana e la direzione generale dell’ospedale Garibaldi. «Una risposta sarebbe dovuta arrivare entro le 12 di oggi, ma ci hanno ancora chiesto di aspettare. Noi chiediamo giustizia e lavoro – concludono – e la cosa certa è che da qui non ci muoveremo finché non li avremo ottenuti».

Marta Silvestre

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