La proposta per un fondo per gli orfani di femminicidio «Ricordare che insieme alle donne non muoiono i figli»

Per quanto possa sembrare incredibile, non esiste un supporto economico per i figli che restano orfani dopo un femminicidio. Adesso, c’è un disegno di legge proposto dalla presidente della commissione Salute all’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, che avanza l’istituzione di un fondo di solidarietà in favore dei minori rimasti senza genitori per crimini domestici e delle famiglie affidatarie. Una dotazione annua di 250mila euro a partire dall’esercizio finanziario del 2017. «Sarebbe bene tenere sempre a mente che, insieme alle donne uccise dagli uomini, non muoiono anche i loro figli». È questo il commento di Vera Squatrito, madre di Giordana Di Stefano. La giovane, uccisa a 20 anni con oltre 40 coltellate il 6 ottobre 2015 in via Mompeluso nelle campagne di Nicolosi dall’ex fidanzato Luca Priolo, condannato a trent’anni di carcere lo scorso 7 novembre. Dalla complicata relazione tra i due, naufragata molto presto, era nata Asia, una bambina che adesso ha quasi sette anni e che è stata affidata alla famiglia di origine di Giordana

L’obiettivo della proposta di legge, che si inserisce in un vuoto normativo, è quello di garantire agli orfani per crimini domestici il sostegno economico per una adeguata assistenza psicologica, farmaceutica e sanitaria, e il sostegno alla loro formazione scolastica, universitaria e professionale. Nei casi in cui la madre viene uccisa dal padre, che viene arrestato o arriva persino al suicidio, restano i figli bambini o adolescenti, spesso spettatori di litigi, scontri o dello stesso crimine. Il linguaggio burocratico li definisce «vittime secondarie», mentre la letteratura
internazionale li chiama «orfani speciali». 

«Questi ragazzi sono le altre vittime dei crimini domestici», afferma a MeridioNews La Rocca Ruvolo, promotrice del ddl formato da quattro articoli che «già nelle prossime settimane potrebbe essere incardinato in aula, visto che stiamo solo aspettando la relazione dell’assessora regionale alla Famiglia e Politiche sociali, Mariella Ippolito». Un disegno di legge che prevede, dunque, l’istituzione di un fondo per il finanziamento di forme concrete di solidarietà e di sostegno per i figli minori rimasti orfani «nel caso in cui la morte del genitore sia stata cagionata volontariamente dal coniuge – si legge nel primo articolo – anche legalmente separato, dal convivente o da persona legata, anche in passato, da rapporti di coniugio o relazione affettiva». Un indennizzo da destinare a figli minori o anche maggiorenni (fino al 26esimo anno di età) se economicamente non autosufficienti o nel caso di frequenza di corsi universitari.

«L’idea di questo fondo nasce da un caso siciliano con cui sono entrata in contatto – racconta la presidente della commissione – quello di un padre che ha ucciso la madre e poi si è ucciso buttandosi da un ponte. Il loro figlio è un ragazzo che, rimasto fortemente turbato, è stato affidato alla zia che già si arrabatta per sé e deve prendersi cura di lui che ha bisogno di specifiche cure psicologiche». 

Ed è a questo aspetto che pensa subito anche la giovane nonna Vera Squatrito. «Il percorso psicologico è costosissimo ma necessario per permettere ai figli rimasti orfani di affrontare la vita dopo il trauma ed è per questo – aggiunge – che impiegherei l’eventuale aiuto economico per mia nipote». Dalla morte della figlia, è Vera a prendersi cura della bambina sotto ogni aspetto. «Ho la fortuna, con sacrificio, di poter permettere ad Asia di fare ippoterapia che è una pratica sì costosa ma preziosa, perché le permette di sperimentare il contatto, la condivisione e la cura dell’altro tramite l’animale. Spero – conclude – che questa sia la volta buona perché ci sono altre proposte simili che ho visto poi naufragare ed è vergognoso che le istituzioni ci abbiano abbandonati e facciano sentire soli quei bambini che devono già lottare con l’indifferenza e la cattiveria». 

Marta Silvestre

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