La proposta per fare avere ai senzatetto il medico di base «Serve un documento che attesti l’esistenza della persona»

«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti». Così recita l’articolo 32 della Costituzione italiana. Il prerequisito, però, è che l’individuo non solo esista ma possa anche, in un certo senso, dimostrare la propria esistenza. «E, per averne una prova, è necessario che abbia un documento identificativo come il codice fiscale», spiega a MeridioNews il presidente provinciale a Catania della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Domenico Grimaldi. Alla fine di aprile, è stato il deputato regionale di Diventerà Bellissima Giorgio Assenza a presentare all’Ars un disegno di legge per l’iscrizione delle persone senza dimora nelle liste degli assistiti delle Aziende sanitarie locali regionali. Un atto importante che, però, per evitare di restare solo sulla carta ha bisogno di alcuni passaggi preliminari. Intanto, nel capoluogo etneo da qualche anno a mettere in campo una soluzione è la Croce Rossa che, tramite una residenza virtuale nella fittizia via dell’Accoglienza, assicura il diritto anche ai clochard. «In questo modo – assicura il presidente Stefano Principato – riusciamo a ovviare al problema». 

L’obiettivo del ddl è quello di garantire alle persone senza dimora, che vivono sul territorio siciliano, l’esercizio effettivo del diritto alla salute e la possibilità di scegliere il medico di base. Al momento, in caso di necessità, i senzatetto fanno riferimento direttamente ai servizi di pronto soccorso. Il concetto di salute, però, è ben più ampio di questo. Basti pensare solo alla prevenzione che ai soggetti invisibili, spesso più fragili di altri, è completamente negata. E sarebbe invece fondamentale, soprattutto per le persone che vivono per strada e che, in alcuni casi, hanno delle dipendenze o dei problemi di natura psicologica quando non psichiatrica. «Da parte dei medici di medicina generale – assicura Grimaldi – non ci sarebbe nessuna remora. Ma il punto è che per essere inseriti nel sistema sanitario nazionale è necessario avere un documento». Una questione che viene superata solo nei casi di urgenza in cui gli aspetti burocratici passano in secondo piano. «Per l’assistenza sanitaria di base, invece – spiega il presidente della Fimmg – serve un certificato che attesti la prova dell’esistenza della persona». 

Con un documento di identità in mano i senza fissa dimora avrebbero diritto ad accedere agli studi medici convenzionati. Ma non solo. «Il medico di base potrebbe emettere a loro nome – fa presente Grimaldi – le ricette per gli accertamenti, le visite e i farmaci. E potrebbero godere delle visite domiciliari pur non avendo una casa». Il medico, infatti, potrebbe raggiungere la persona in qualsiasi luogo risieda anche su un marciapiedi, sotto gli archi o su una panchina. «Nessun medico avrebbe delle remore – assicura il presidente della Fimmg – Ma le istituzioni dovrebbero almeno partire da una sorta di censimento per garantire l’iscrizione all’anagrafe degli assistiti e, quindi, il diritto all’assistenza sanitaria». 

Per ovviare a questo limite, da qualche anno a Catania è stata creata una via che non si trova sulla cartina della città semplicemente perché non esiste: via dell’Accoglienza. Una residenza virtuale per permettere l’iscrizione anagrafica dei cittadini senza fissa dimora. «Ci facciamo carico del domicilio nella nostra sede della Croce Rossa al civico 353 di via Etnea», racconta a MeridioNews Stefano Principato. È a quell’indirizzo che chi non ha una casa riceve la posta e, quindi, anche i documenti che permettono poi pure l’iscrizione all’interno del sistema sanitario nazionale. «Al momento, abbiamo una quarantina di iscritti. Sono persone che conosciamo e a cui andiamo a recapitare ciò che ricevono direttamente nei luoghi della città in cui si sono creati dei giacigli. Grazie a questo servizio – sottolinea il presidente della sezione etnea di Cri – queste persone hanno avuto la possibilità di essere curate, di fare delle visite, di prevenire malattie gravi. In particolare – conclude Principato – c’è stata una signora che, di recente, è venuta a ringraziarci con le lacrime agli occhi perché è riuscita a prendere in tempo e curare un tumore al rene». 

Marta Silvestre

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