Si sarebbe dovuto parlare di strategie per il futuro del Parco dell’Etna, invece l’argomento principale è subito deviato sull’accesso alle zone sommitali del versante Sud del vulcano. Il convegno di questa mattina, organizzato dalla deputata regionale del Movimento 5 stelle Gianina Ciancio, è servito non solo a raccontare problemi e a delineare possibili soluzioni, ma anche – e soprattutto – a rimettere sul piatto il vecchio progetto dell’ex sindaco di Nicolosi Nino Borzì: che il pubblico acquisti i terreni privati sui quali sorge la funivia di Etna sud, facendo sì che il business delle escursioni su quel versante diventi, nei fatti, un affare comunale. «Se la questione è economica – dice Gianina Ciancio all’attuale primo cittadino Angelo Pulvirenti, presente in sala, a Nicolosi – siamo disponibili a provare a risolverlo. Le risorse economiche per la Regione Siciliana possono non essere un problema di fronte alla prospettiva di liberare l’Etna dal regime dei privati».
Il tema ha bisogno di essere rinfrescato: nel 2006 il Comune di Nicolosi stipula una convenzione con l’azienda di Francesco Russo Morosoli per la costruzione e gestione della funivia dell’Etna. In parallelo vengono costruiti gli impianti invernali. Strutture pubbliche collocate, però, su terreni privati per i quali non erano mai stati completati gli espropri. Per buona parte di proprietà proprio dell’imprenditore protagonista dell’inchiesta Aetna della procura di Catania sul business del vulcano. Il versante Sud, quello del Rifugio Sapienza, è certamente un affare che fa gola a molti. Così l’amministrazione guidata da Borzì decide di avviare le pratiche per il riscatto della funivia, in modo da potere riavere in mano l’impianto – e rimetterlo a bando – prima della fine naturale dell’accordo: il 2022. In parallelo rimette in moto la macchina degli espropri anche riguardo i terreni su cui sorge la funivia. Del resto, in uno dei tanti contenziosi tra il Comune di Nicolosi e Funivia dell’Etna spa, sono i giudici amministrativi a definire «servizio pubblico» quello che consente di arrivare alla sommità del vulcano.
Con la fine del mandato dell’ex primo cittadino, si raffredda anche lo scontro tra l’amministrazione e la famiglia Russo Morosoli. Dopo l’elezione di Angelo Pulvirenti, nell’estate del 2017, il cielo sembra tornare sereno. O, quantomeno, poco nuvoloso. Un fatto che finisce anche nelle carte dell’inchiesta sul business Etna, tanto che il primo cittadino nicolosita viene indagato dai magistrati di piazza Verga per atti contrari ai doveri d’ufficio. Per colpa di una vicinanza un po’ troppo marcata con l’imprenditore. Dall’inizio del suo mandato a oggi, poi, sembra essere sparita dai radar la proposta di acquisizione definitiva dei terreni oggetto dello scontro: secondo una stima, servirebbero circa 500mila euro perché il Comune acquisti un pezzo di montagna.
È a questo che si riferisce la deputata pentastellata Ciancio. Nel bilancio della Regione Siciliana trovare i soldi necessari per aiutare il Comune non è un’impresa impossibile. Soprattutto se in cambio si ottiene una gestione liberalizzata, normata da un bando pubblico, per un business milionario. L’invito è stato lanciato e, adesso, il tema rientra a piè sospinto nel dibattito politico. Anche perché, tra tutti i problemi posti da un territorio vulcanico come quello etneo (carenza di personale al Parco dell’Etna, assenza di guardaparco e proposte di restringimento dei confini dell’area protetta), quello sullo sfruttamento delle risorse turistiche è l’unico a prevedere un ritorno economico diretto.
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