La politica fino all’ultimo centesimo Dove e come i partiti presentano il conto

Tra scandali, dimissioni e arresti, al centro del dibattito mediatico italiano ci sono i costi della politica. A far luce su questo aspetto della cosa pubblica arriva l’instant book All’ultimo centesimo, Edizioni l’Ornitorinco, a cura di Antonella Carenzi. Il volume ha lo scopo di esaminare il sistema di finanziamento ai partiti in Gran Bretagna (grazie al lavoro di Paola Bonesu), Francia (Mario Grasso), Germania (Jacopo Perazzoli), Spagna (Antonella Carenzi) e Stati Uniti d’America (Paola Bonesu).

Antonella Carenzi, curatrice del testo, sintetizza così il tema del momento: «Ogni volta che si parla di finanziamento della politica, vorrei ricordare quello che Obama scrive ai suoi elettori“Speeches don’t win elections”».

L’idea nasce dallo studio del 2012 dell’Institute for democracy and electoral assistance (Idea), che ha indagato su come vengano finanziati i partiti. E ha rilevato che nel 44 per cento dei Paesi nel mondo le casse dello Stato provvedono, in maniera differente a seconda dei casi, al sostentamento della vita dei partiti.

Più o meno nello stesso periodo, la Camera dei deputati in Italia licenziava un altrettanto interessante studio riassuntivo sul finanziamento dei partiti nei maggiori paesi europei (Gran Bretagna, Spagna, Germania, Francia).

Ultimo in ordine di tempo, Giuliano Amato ha presentato al premier Mario Monti la relazione finale della commissione dedicata ad una particolare spending review, quella relativa a partiti e sindacati italiani. Ma se il focus del suo intervento è mirato sul rimborso pubblico dei partiti durante le competizioni elettorali, è lecito chiedersi come si mantengano i partiti durante le attività ordinarie.

In attesa che la politica italiana faccia qualche passo in avanti verso una maggiore trasparenza, il quadro internazionale risulta poco omogeneo. La Gran Bretagna, patria della democrazia rappresentativa, ha puntato molto sulla trasparenza e il controllo grazie al sito web della Electoral commission che monitora  conti e fatture con report periodici. Mentre nella vicina Francia, a un’efficiente Commission nationale des comptes de campagne et des financements politiques (Cnccfp) che mette on line conti, report e attività di monitoraggio si contrappone il fenomeno particolare dei micro-partiti o partis de poche, costituiti dai candidati dei partiti maggiori unicamente per poter finanziare la propria campagna.

La Germania ci sorprende, da parte sua, rivelandosi la patria del finanziamento pubblico dei partiti. Prima in Europa, l’allora Repubblica Federale tedesca lo introdusse circa dieci anni dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Alla vigilia della fondamentale riforma del 1994, la Germania era il Paese in cui il contributo statale ai partiti, gruppi parlamentari e fondazioni era il più elevato al mondo. Molto è cambiato, ma pare che proprio il finanziamento della politica stia diventando una delle questioni poste al dibattito politico tedesco dalla propaganda dei famosi Piraten, tanto citati anche in Italia.

La storia del finanziamento ai partiti è lunga e travagliata anche in Spagna, costellata di scandali cui le numerose riforme che si sono succedute fino ad oggi hanno cercato di dare risposta. Soprattutto con i tagli del 20 per cento avvenuti tra il 2011 e il 2013 anche a seguito delle manifestazioni che hanno portato in piazza migliaia di persone. Anche se l’ultima riforma in dirittura d’arrivo vorrebbe puntare, più che ai semplici tagli, al rafforzamento dei controlli e alla trasparenza.

I bene informati, d’altra parte, sempre questa estate, sostenevano che il modello cui si ispirerebbe il rapporto Amato sarebbe quello americano, dominato dai soldi privati. Modello che viene seguito con particolare attenzione grazie alle presidenziali 2012 tra Barack Obama e Mitt Romney, caratterizzate e monopolizzate più che mai proprio da quella che gli americani chiamano the money race, la gara ad accaparrarsi fondi di piccoli e grandi donatori, alla faccia di un contributo pubblico troppo esiguo e regolamentato per quelle che sono le competizioni elettorali più ricche del mondo.

Anche perché ogni rapporto periodico pubblicato dalla statunitense Federal electoral commission (Fec) sulle finanze dei candidati durante la campagna elettorale si trasforma per i contendenti in una fundraising deadline. Più soldi possono dimostrare di avere raccolto, più saranno presi sul serio.

Tra benzinai e camper in giro per l’Italia, ci ritroveremo ancora una volta a parlare di festini e vacanze in barca o sarà ora di mostrare agli italiani quanto costa la politica? In entrambi i casi, sarà una battaglia all’ultimo centesimo.

Redazione

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