La polemica sui premi di rendimento ai dipendenti regionali Per Musumeci erano grattapancisti. M5s: «Effetto elezioni?»

Un po’ come i compagni di classe, tra chi va bene a scuola e chi, invece, non studia. Capita che quest’ultimi per agevolare il rendimento, spingano i genitori a fare promesse come un motorino da ricevere in regalo in caso di promozione. Uno schema che rievoca la Regione Siciliana, dopo il recente annuncio del presidente Nello Musumeci, in merito ai premi di rendimento ai dipendenti regionali. Premi, questi ultimi, la cui cifra si aggira sui 27 milioni di euro distribuiti con cifre che vanno dai 900 euro per i funzionari di fascia bassa fino a 1800 euro per quelli di fascia alta. E a cui si aggiungono oltre dieci milioni per gli straordinari. Soldi che sembrano sproporzionati anche a chi rappresenta la categoria. Dal Cobas all’Uil fino al Sadirs, il sindacato dei dipendenti regionali. 

«Dieci milioni sono effettivamente troppi – ammette Fulvio Pantano di Sadirs a Direttora d’aria -, una volta completata la procedura al massimo resteranno per il futuro». I premi, per il sindacato, non devono assolutamente essere confusi con i bonus. «Perché questi ultimi sono regalati – incalza Pantano -, qui si parla di somme meritate». Anche perché «quando si parla di dipendenti regionali – dice -, nell’immaginario collettivo si pensa già al privilegio di chi detiene il posto fisso». Al di là della nomenclatura, i premi di rendimento hanno fatto accendere gli animi di politici, sindacalisti e cittadini. Il motivo è da individuare nelle dichiarazioni di Musumeci quando disse che l’80 per cento dei dipendenti «sono incapaci, inetti e da sanzionare». Un concetto ribadito anche successivamente ad alcune testate nazionali. «Almeno il 70 per cento sono funzionari che si grattano la pancia – aveva dichiarato Musumeci al Foglio -, ho il dovere di provarci e cambiare questa burocrazia». 

La domanda, dunque, sorge spontanea: cosa è cambiato in questi mesi? «Dandoci della gente che si gratta la pancia – asserisce Pantano – il governatore non ci aiuta, ma probabilmente dice così perché è distratto da altro». La questione, per il sindacalista, è l’accesso al salario dei dipendenti. «I premi non vengono erogati a pioggia – spiega -, ci sono gli indicatori della performance che fanno riferimento a tanti indici e vengono monitorati dalle piattaforme Iride e Ford». Il primo controlla azioni e tempi di lavoro dei dipendenti. E per la distribuzione dei salari accessori «ci sono degli indicatori di valutazione che si concentrano sul numero di presenze, pratiche svolte – aggiunge il sindaclista – e sull’approccio al lavoro di ogni singolo dipendente». Il secondo, invece, valuta la produttività e l’efficienza dei servizi erogati, anche in relazione alle richieste dei cittadini. Nonostante i sistemi di valutazione, però, le polemiche sulla reale efficienza dei dipendenti, non mancano: dai progetti per il Pnrr, poi respinti, presentati dai consorzi di bonifica fino al concorso per i Centri per l’impiego. Sebbene i diversi traguardi mancati e i premi degli anni passati, per il sindacato la verità è che «quando qualcosa va bene i generali sono stati bravissimi – sostiene -, se qualcosa va male è la truppa che sbaglia». Ma in realtà i fattori da valutare sarebbero molteplici. «I progetti non li faccio io – rincara la dose -, ma i tecnici, non è solo colpa dei dipendenti, ma non sono loro coloro i quali possono determinare cambi, ci sono i dirigenti generali». 

A queste osservazioni si aggiunge la questione straordinari che ha provocato spaccature anche all’interno delle stesse associazioni di categoria. «Anche a noi non convince – ammette il sindacalista – ci pare sproporzionato perché molti erano in smart-working». Oltre ai dipendenti regionali in senso stretto, nel calderone finiscono anche i dipendenti di enti autonomi di diritto pubblico come gli Enti regionali per il diritto allo studio (Ersu) e i consorzi di bonifica. Categorie alle quali, pur non essendo dipendenti regionali, si applica lo stesso contratto. «Anche loro prenderanno i premi», dice Pantano. In questo caso, però, i problemi risalgono al passato e al completamento definitivo del procedimento burocratico per renderli autonomi. Al di là delle somme declamate, i pagamenti non sono comunque puntuali. «Il 2019 l’hanno pagato l’altro giorno – spiega Pantano -, manca ancora il 2020, ogni singolo dipartimento deve avere raccolto le proprie relazioni, poi le passa alla segreteria di Giunta che le accorpa e le manda all’Organismo indipendente di valutazione (Oiv)». Se l’organo non dovesse esprimersi o esprimersi negativamente il premio non può continuare il percorso. «Non è detto che questi soldi si spenderanno tutti», sottolinea il sindacalista. Si tratta, tra gli altri, di quattro milioni al dipartimento del lavoro e oltre tre milioni al dipartimento dell’agricoltura. «Per un totale di più di tre milioni in più rispetto all’anno scorso quando eravamo in piena pandemia – incalza Giovanni di Caro, deputato regionale del M5s interpellato in trasmissione -, hanno perso trenta milioni di euro». E in merito ai consorzi di bonifica, i cui dipendenti godranno dei premi, il deputato insiste. «Vengono pagati per un controllo che la Regione manco esercita», afferma Di Caro ricalcando le parole di Pantano. Per il consigliere regionale le cose sono due: «O sono grattapancisti i dipendenti regionali – è un’alternativa – o Musumeci non ha fatto niente: un cortocircuito che si scontra con i fatti». Perché «un governo degno di questo nome dovrebbe capire che chi lavora bene – è la posizione di Di Caro -, lo fa per la Regione a prescindere del colore politico». 

Gabriele Patti

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