La passeggiata con porta a porta dell’antiracket A Giarre la battaglia contro il pizzo si fa in strada

Bottega per bottega, negozio per negozio. Non è stato saltato nessuno, ieri pomeriggio, durante la passeggiata dell’antiracket organizzata dall’associazione Asaec a Giarre. Tra corso Italia e via Callipoli il corteo informale ha bussato a ogni porta, per fare gli auguri di Natale e donare alle attività commerciali il calendario contro il pizzo: da esporre per ricordare che ogni giorno è quello giusto per combattere la criminalità organizzata. Alla manifestazione hanno partecipato, oltre alla delegazione catanese del’Asaec, anche alcuni commercianti giarresi e qualche cittadino.

Tra loro anche Tonino Torrisi, l’imprenditore giarrese vittima di estorsione che, dopo il pestaggio subito il 15 ottobre 2018, ha denunciato tutto ai carabinieri. Un fatto che nella cittadina ionica non avveniva da molti anni e per cui il giudice ha condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso Roberto Bonaccorsi, considerato vicino al clan Santapaola-Ercolano, e mandato a processo Tiziano Russo e Franco Messina, accusati sia di estorsione che di lesioni aggravate. I due sono ritenuti dagli inquirenti affiliati al clan Laudani. A Torrisi erano stati chiesti 50mila euro come arretrati, visto che l’imprenditore non aveva mai pagato il pizzo, mille euro al mese e il due per cento sulle costruzioni che stava realizzando (visto che è impegnato anche nel campo dell’edilizia oltre che nella ristorazione). 

«È un modo di entrare in contatto e in empatia con chi potrebbe avere bisogno», sottolinea passeggiando il sindaco di Giarre Angelo D’Anna, presente con una delegazione dell’amministrazione. Nello stesso gruppo di persone anche il comandante locale dei carabinieri Luca Leccese. Da lui l’auspicio che un appuntamento come quello di ieri possa diventare un impegno annuale, da svolgersi sempre nei giorni che precedono le festività natalizie, storicamente momento nero per le richieste di estorsione da parte degli affiliati alle famiglie mafiose siciliane. 

«La vicenda di Tonino Torrisi – aggiunge Nicola Grassi, presidente dell’associazione antiestorsione – dimostra che denunciare è possibile. In un anno, grazie all’indagine dei carabinieri, la prima parte si è chiusa. La prima condanna, con l’aggravante del metodo e del favoreggiamento mafioso, dimostra l’operatività dei clan nel Catanese», a dispetto del basso numero di denunce formulate dagli imprenditori. Tutti i negozianti giarresi hanno accolto l’associazione nei negozi e hanno accettato il calendario (tranne una commessa, che ha dichiarato di non poterlo esporre). Alla coda di cittadini si è aggiunta anche l’associazione Confcommercioche nel processo per estorsione a Tonino Torrisi non ha chiesto di costituirsi parte civile: il presidente Attilio Lo Pò si è aggregato per un breve tratto di strada.

Luisa Santangelo

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