«Lui amava fare il teatro fra la gente e per la gente. Il suo non era un teatro di nicchia, è questo il messaggio da cui partire» dice Salvo Piparo riferendosi a Salvo Licata, autore del libro presentato durante la scorsa edizione di Una marina di libri e uscito ufficialmente nelle librerie il 23 giugno, La parola è un rasoio – Ballata d’amore civile, edito dalla casa editrice il Palindromo. È un’opera che racchiude copioni integrali dei testi di impegno civile selezionati: «Ci sono delle cose che abbiamo messo in scena in questi anni io e Costanza Licata, e altre che si sono fatte una volta sola negli anni ‘70» spiega Piparo. All’interno sarà possibile leggere testi come L’orazione per Falcone e Borsellino, Il passero sbirro, A parte, Il patto delle tortore e La città azolo. Il libro, inserito nella collana E la mafia sai fa male, è composto da una serie di componimenti, tra prosa e poesia, che Costanza ha ritrovato fra le carte del padre e che ha deciso di raccogliere in un unico volume. «Dentro ci sono anche degli omaggi a Salvo Licata, per esempio la prefazione scritta da Roberto Alajmo, quella a firma di Gian Mauro Costa, un’altra di Costanza e una scritta da me. Ognuno di noi racconta il suo punto di vista su Salvo» dice ancora il cuntastorie palermitano.
Per Piparo, infatti, Salvo Licata rappresenta un vero e proprio modello di ispirazione. «Lui mi ha segnato la strada e mi ha indicato dove trovare le cose di cui mi servo oggi per raccontare come faceva lui – dice l’uomo con ammirazione – Frequentava posti che oggi frequento io stesso e incontrava persone che anche a me sembra di incontrare e con cui penso di parlare», alludendo a un processo di immedesimazione elaborato e fortemente voluto. Lo ricorda attraverso parole di affetto e di stima, malgrado non lo abbia conosciuto di persona. Ma i suoi talenti, ancora oggi, parlano per lui. «È stato un caposcuola del giornalismo italiano, perché da quella fucina sono nati tanti altri giornalisti che oggi sono diventati famosi. E la stessa cosa lui l’ha fatta col teatro, trasformando attori sconosciuti in veri professionisti, come Luigi Maria Burruano», l’artista che, non a caso, ha collaborato con Salvo Piparo e Costanza Licata alla pubblicazione del libro. «Era proprio un talent scout, uno che scopriva talenti quando si trattava di scrivere e raccontare la città» sottolinea Piparo, che lo ricorda anche e soprattutto per essere stato il primo a raccontare Palermo e a mettere in scena il cabaret di satira politica: «I travaglini sono nati con lui, non esistevano prima» ricorda l’attore.
«Io e Costanza ci muoviamo sulla stessa scia tracciata da suo padre» dice ancora Piparo, che racconta: «Siamo stati a Torino con Buttanissima Sicilia, testo in cui ci sono delle cose di Salvo Licata. Quando alla fine dello spettacolo l’abbiamo detto al pubblico, è partito un applauso incredibile. Anche fuori dall’isola – continua – lo conoscevano, soprattutto fra i più colti. C’è ancora la massa da conquistare, quella che va dietro alle mode e ai finti poeti». Piparo si augura che il poeta del quartiere Resuttana che è stato capace di farsi comprendere dai concittadini, possa continuare a conquistare oggi più gente possibile. «La sua non è la battuta facile che ora fa ridere e poi si scorda. È la sua poetica che faceva e fa ancora la differenza» conclude il cuntastorie.
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