La municipalità spezzata Le anime di Trappeto, Cibali e San Nullo

La strada. Per arrivare dai comuni etnei a Catania ci sono due strade principali. Non sono particolarmente larghe, né particolarmente curate, e assorbono flussi di automobili in continuazione. Dire che un bel pezzo della città che lavora passa da via Sebastiano Catania e via Galermo non è un’assurdità. La VI municipalità comincia là, al confine con San Giovanni Galermo e continua fino al viale Mario Rapisardi, a pochi minuti dal centro storico. Comprende i quartieri Trappeto, San Nullo e Cibali, ed è l’unica tra le dieci circoscrizioni del comune etneo che si sviluppa per lungo, dall’alto verso il basso, tagliata a metà dalla circonvallazione. «È una municipalità senza sottopassaggi e coi marciapiedi rovinati, assorbiamo traffico e, tra un cantiere e l’altro, rimaniamo isolati per l’assenza di torna-indietro», denuncia il presidente Sebastiano Anastasi. E i lavori per la metropolitana non migliorano la situazione. I cantieri saranno chiusi, secondo le previsioni, il 31 luglio 2012 e, nel frattempo, per essere messi in sicurezza hanno bisogno di essere interdetti alla circolazione. L’ultimo di questi cantieri parte dall’incrocio tra viale Antoniotto Usodimare e via Sebastiano Catania, è lungo 200 metri ed è delimitato da una nuova carreggiata, aperta l’1 dicembre. Su cui la velocità massima prevista è di 30 km orari.

La fogna e il gas. Trappeto nord è un quartiere satellite degno delle più dimenticate periferie urbane. Servizi zero, mancano anche le chiese. La sua condizione di periferia di passaggio, che non comunica col centro cittadino, «è addirittura aggravata dalla insufficienza delle urbanizzazioni primarie, non solo in superficie, ma soprattutto nel sottosuolo, per l’assenza di rete fognaria e di rete del gas». Questo è quanto è scritto all’interno del volume Catania: i quartieri nella metropoli, a cura di Renato D’Amico. Il libro è stato pubblicato nel 2001, e in dieci anni i cambiamenti sono pochi. «Quando piove, via Sebastiano Catania si trasforma in un fiume in piena perché non c’è ancora un collettore fognario», spiega Anastasi. E pure via Galermo non se la passa meglio. I lavori per la nuova rete fognaria nel tratto che va dall’istituto tecnico Ferrarin a viale Tirreno sono stati fatti solo nei primi mesi del 2011.

Di metano, invece, ancora non si parla. A San Nullo, la metanizzazione è stata fatta tra via Merlino e via Nuova, a partire metà settembre. Un mese dopo, il sindaco Raffaele Stancanelli ha inaugurato la metanizzazione a Trappeto sud, tra via Amari e viale Benedetto Croce, passando per via Borgese, via San Giacomo, via Selvaggi, via Gioviale, via Arezzo, via Giarre, via Riposto, via Morano e via Cataudella. In quell’occasione, Agatino Lombardo, presidente dell’Asec (Azienda servizi energetici Catania), aveva espresso la sua soddisfazione per il raggiungimento di «un risultato straordinario». Erano stati connessi con la rete del metano circa 3mila cittadini, a fronte dei 13mila che vivono in quella zona e dei 26mila totati della VI municipalità.

Gli spazi. Dallo stadio alla cittadella universitaria, in mezzo nulla, o quasi. E quello che c’è sembra non esistere. Il parco degli Ulivi sono tre ettari e mezzo di area verde. Fruibile, secondo la scheda tecnica del Comune di Catania, al cento per cento. E in effetti il parco si trova in buone condizioni. Solo che i catanesi della zona non lo frequentano. Eppure, all’ingresso di via Ulivi, sono state piazzate anche delle telecamere di sicurezza. «Porto qui il mio cane quasi ogni giorno – racconta un ragazzo con il suo animale al guinzaglio – È ottimo perché non c’è nessuno e posso pure lasciarlo libero». Vive nella zona, in uno dei palazzi che danno sul parco: «Hanno rubato le porte per il campo da calcio e, per un periodo, qualcuno veniva a nascondere delle cose tra i cespugli. Ma adesso è tranquillo, vuoto». La manutenzione ordinaria, però, è rara: «Vengono a tagliare l’erba solo quando è diventata alta», sostiene. Se un’area così grande sembra un fantasma, qualcosa di simile accade agli spazi più piccoli. Emblematica è la storia del parco Horacio Majorana, ripristinato dagli occupanti del centro sociale di estrema destra Cervantes, in via Santa Sofia. In gestione della parrocchia Natività del Signore, il parco Majorana attende da due anni i lavori di disinfestazione e di ripristino della rete metallica di recinzione. «Sono lavori che avrebbe fatto il Comune», sostiene padre Roberto Mangiagli. Ma Marco Morabito, dirigente del Servizio giardini pubblici nega: «La convenzione prevede che sia la parrocchia a occuparsi di tutto». Accordi di questo genere sono la norma, piuttosto che l’eccezione. «Piazza Santa Maria Ausiliatrice è in gestione a una associazione no-profit – dice il presidente della municipalità – e il campetto Trappeto nord deve essere affidato alla parrocchia Santo Stefano».

I servizi. «Qui non c’è nulla: l’amministrazione comunale è completamente assente». Lo sostiene Gaetano Fatuzzo, dello spazio libero Cervantes, centro occupato che ha sede a pochi metri dall’ingresso di un’altra area verde della municipalità, il parco Gandhi. «Spesso, in occasione delle nostre attività di palestra popolare, andiamo a correre là dentro – argomenta Fatuzzo – e se è sporco lo ripuliamo, facciamo quello che dovrebbe fare il Comune». La ragione per la quale il Cervantes esiste è semplice: «Forniamo servizi dove non ce ne sono, diamo ai ragazzi un posto sicuro in cui incontrarsi». Anastasi concorda, almeno in relazione a Trappeto: «Abbiamo strutture per mille abitanti, ne rimangono fuori 12mila». E aggiunge: «Abbiamo una ludoteca che sta aperta solo di mattina, quando i bambini sono a scuola, e avevamo un centro per il recupero dei minori a rischio, che ha aperto nel 2000 ed è stato chiuso un anno fa. C’erano una cinquantina di ragazzi tra i 13 e i 16 anni che ci andavano. Adesso dove sono?».

[Foto di Pocztarski]

Salvo Catalano

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