Una mostra che è soprattutto un’esperienza non solo visiva, ma emozionale. A cominciare dagli autori delle foto fino ad arrivare al luogo dove verranno esposte. A restare incuriosito dalle immagini immortalate dai detenuti del carcere di Caltagirone – finito di recente al centro dell’attenzione anche per due omicidi avvenuti al suo interno – è stato l’architetto Giovanni Leone. È lui che ha proposto all’Istituto per l’incremento ippico di allestire all’interno delle sue stalle l’esposizione che sarà inaugurata sabato 18 dicembre. «Il visitatore sarà costretto a stare in una cella così come gli autori delle foto – spiega a Meridionews -. Quando però si girerà vedrà le immagini scattate da chi di solito è osservato e in quest’occasione è diventato osservatore».
Blocco 200 Anime sospese è il nome della mostra realizzata con la regia di Arianna Di Romano. «Una fotografa isolana, sarda di nascita e siciliana di elezione, che – continua Leone – dopo avere fatto numerose campagne fotografiche intorno (in giro per il mondo a fissare volti di persone e luoghi) ribalta il processo e va all’interno, della casa circondariale di Caltagirone e della testa dei detenuti, mettendo loro in mano la macchina fotografica e dando voce a immagini che regalano nuovi occhi all’osservatore – prosegue Leone -. La mostra collettiva è il risultato di un corso di fotografia per detenuti tenuto dalla maestra di fotografia. Gli autori degli scatti esposti sono la stessa fotografa e i detenuti che hanno seguito il corso ma non sono indicati nelle fotografie».
La mostra è stata esposta un mese fa al del centro equestre del Mediterraneo della Tenuta Ambelia «che ha una convenzione per l’inserimento lavorativo», spiega l’architetto. Da lì la proposta di portarla a Catania. «In questo modo facciamo conoscere anche il centro di via Vittorio Emanuele 508. È un’occasione per visitare l’istituto che ha un fascino tutto suo», va avanti Leone. L’esposizione sarà visitabile il mercoledì e il sabato di mattina dalle 9 alle 12 fino all’11 febbraio. «Si potranno apprezzare foto interessanti, sguardi inediti che vanno osservate senza fretta per acquisire nuovi occhi e vedere cosa racchiudono immagini che fissano un istante di libertà – commenta – In una foto l’osservato è la guardia carceraria che sta al centro dell’inquadratura, figura sfocata perché rappresenta il ruolo non la persona, a fuoco sono invece le sbarre inutilmente permeabili a uno sguardo murato».
Nelle foto si vedono esposte alle finestre sbarrate scarpe di detenuti, un mazzo di chiavi in mano. «La foto che più di ogni altra racconta la condizione di anime sospese è quella con le due figure attraverso la finestra di una porta blindata che serve a sorvegliare ma in questo caso le persone stanno fuori e sono dentro, in una condizione di sospensione tra apparenza e realtà, sono senza volto, sagome di una trama di rete e sbarre che raccontano la negazione dell’individuo a vantaggio – conclude – dell’indistinto, rappresentano un’identità smarrita, sospesa».
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