La morte di Riccardo De Lisi è il segno di una Sicilia che affonda

E’ quasi impossibile non vedere, dietro la tragica fine di Riccardo De Lisi, di professione addetto alla formazione professionale della Sicilia, la crisi morale, economica, politica e sociale di una Regione che annaspa tra mille problemi irrisolti, resi ogni giorno più gravi dalla mancanza di chiare scelte di governo.

Il gesto estremo, la decisione di farla finita, di chiudere definitivamente con l’esistenza non è solo la testimonianza di una forma di disperazione senza vie di uscita: è anche il segno del nostro tempo che regala solo incertezze su incertezze. In un’Italia che pare avere perso la bussola, dove tutto sembra crollare, dove anche la Costituzione sta per essere di nuovo cambiata in peggio nell’indifferenza generale, in un Paese dove il pessimismo e la rassegnazione prevalgono, la Sicilia sembra ancora più sola, in balìa di una politica che si lascia travolgere dagli eventi.

Governare significa operare delle scelte. Nella nostra Isola le parole d’ordine sembrano invece essere due: promettere e rinviare. E’ così a Termini Imerese. Dove, da quando la Fiat è andata via, si susseguono promesse e rinvii.

E’ così con la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Nove mesi fa, quando si è insediato il nuovo Governo di Rosario Crocetta, si pensava che tre cose sarebbero sparite dalla vita dei siciliani: gli Ato rifiuti, le discariche e l’immondizia nelle strade. Nove mesi dopo siamo ancora con gli Ato rifiuti, con le discariche e con l’immondizia per le strade. Il tutto in piena estate, quando l’immondizia non raccolta rischia di diffondere pericolose malattie. Ma tant’è.

Non parliamo dell’acqua. In campagna elettorale il candidato alla presidenza della Regione Crocetta prometteva l’acqua pubblica. Nove mesi dopo il presidente Crocetta si schiera con l’acqua ai privati. Anche in questo caso, tutto come prima. O forse peggio di prima.

Sui 23 mila precari degli enti locali siamo giunti all’ultimo giorno: anche se la legge verrà approvata oggi, verrà comunque pubblicata ad agosto, forse dopo Ferragosto. La proroga passerà dal vaglio del Commissario dello Stato? E, da domani, a che titolo i 23 mila precari si recheranno al lavoro? Con quale assicurazione in caso di incidenti?

Ancora incertezze, ancora dubbi. Chi pagherà i dipendenti delle Province mai abolite? Sono stati ‘cassati’ gli organi elettivi – Presidente (e assessori) e Consigli provinciali. Ma le strutture burocratiche, con i dipendenti, sono ancora in piedi. Eppure i soldi per pagare gli stipendi a questi dipendenti pubblici sono stati tagliati. Perché?

A settembre riapriranno i Licei e le scuole superiori? la domanda non è peregrina. Perché mentre scriviamo non si sa nemmeno chi dovrà gestire queste scuole pubbliche. 

L’incertezza non risparmia gli oltre mille e 800 dipendenti degli sportelli multifunzionali. Ci sarà il rinnovo? Non ci sarà? Il Governo regionale dirà qualcosa o continuerà a ‘fuggire’? Confusione, dubbi. Ancora incertezza.

Quindi la formazione professionale. Forse una dei settori più martoriati. Dove si concentrano gli interessi di tanti ‘avvoltoi’. Anche in questo caso promesse non mantenute, impegni disattesi. Stress. Nervosismo. C’è chi è arrivato al limite. Anzi oltre il limite. E ha deciso di chiudere con l’esistenza. Di uscire dal caos togliendosi la vita.

Tutto questo può sembrare una follia. Ma è la Sicilia di oggi. Anzi, forse quella descritta è una sintesi. Forse la realtà è peggiore di questa descrizione. Di gran lunga peggiore.

Perché la Sicilia degli orrori e degli errori non ha mai fine.

In prospettiva si staglia l’orrore del Muos di Niscemi, tempesta elettromagnetica pronta a travolgere la nostra Isola.

Da Roma, giunge notizia che ci sarà l’aumento dell’Irpef. Famiglie siciliane ancora più povere, sempre più povere, più povere, più povere…

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Redazione

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