SOPRATTUTTO QUELLI CHE ARRIVANO IN GERMANIA E CHIEDONO IL SUSSIDIO PREVISTO DALLO STATO SOCIALE DI QUESTO PAESE. IN QUESTO LA CANCELLIERA TEDESCA E’ MOLTO MODERATA…
La famigerata frase del preteso leader dei moderati italiani, Silvio Berlusconi, a riguardo della corporeità dell’altra leader dei moderati, questa volta europei, Angela Merkel, appare come un’espressione usuale in un qualsiasi educandato al confronto con quella pronunciata dalla medesima ‘moderata’ Merkel nei riguardi dei lavoratori frontalieri tedeschi: disoccupati raus! Un’espressione razzista che più razzista non si può. Evviva i moderati!
Sono questi i leader che dovrebbero caratterizzare la ‘moderatezza’ del Partito popolare europeo? E dovrebbero segnare lo sviluppo democratico e unitario dei Paesi continentali e rappresentare l’Europa democratica nell’agone globale?
Prima della Merkel altri ‘moderati’ europei avevano tenuto i medesimi atteggiamenti nei riguardi degli immigrati: il defunto Jorg Haider, leader del partito della destra austriaca, ed il biondo olandese, Geert Wilders.
Questi ‘moderati’ non si rendono conto che, oltre agli egoismi nazionali, sono queste frasi e questo modo di esprimersi che alimentano l’euroscetticismo, laddove il cittadino medio europeo – non solo in Grecia – è indotto ad una elementare riflessione, che preferiamo riportare nella nostra lingua originale:
Ma cu cui mi junciu? Ma picchì nu vannu a fari ‘ncu…? Chisti è megghiu pirdilli ca truvalli.
Traduzione: Ma con chi mi alleo? Ma perché non vanno al diavolo? Questi è meglio perderli che trovarli.
Va da sé che espressioni come quella pronunciata dalla signora Merkel – che riecheggiano quelle dello stesso tono razzista pronunciate qualche anno fa dal capo razzista della Lega Nord, Umberto Bossi dal palco di Pontida, a riguardo dell’immigrazione nel nostro Paese – scoraggiano chi, ostinatamente, si adopera per costruire un’Europa solidale in un sistema unitario di tipo federale.
Purtroppo, il rigore teutonico ha colpito ancora, la Merkel ha evocato misure nette verso i lavoratori frontalieri che utilizzano il sussidio di disoccupazione, dicendo loro che se ne debbono stare fuori dai confini tedeschi, dai quali sono venuti. Perché gli esterni alla Merkel vanno bene fin quando la Germania ne ha bisogno, ma quando deve corrispondere il sussidio di disoccupazione, ebbene, è meglio che gli stranieri restino a casa loro…
Si badi: questi comportamenti coincidono con un periodo economicamente significativo in Germania dove il tasso tendenziale di crescita si attesta al 2,5 per cento, nonostante la crisi, nel 2013 la Germania è stata la meta Ocse per gli immigrati con un numero di presenze superiore a un milione e 200 mila unità, delle quali 32 mila italiani, che hanno fatto segnare un incremento del 51 per cento rispetto all’anno precedente.
Questo ragionamento egoistico, e un po’ razzista, si dà il caso che risulti in conflitto con il Trattato di Schengen che stabilisce la libera circolazione nei Paesi europei di merci, capitali e persone. Ma si sa: il trattato di Schengen è un po’ elastico e lo si applica o lo si sospende a convenienza.
Con il prevalere di questi egoismi, che il concetto di solidarietà disconoscono e rifiutano, com’è possibile realizzare un’unità fra parti, nazioni, culture, storie e condizioni socio-economiche diverse? Dove, invece, servono, appunto, tolleranza e solidarietà?
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