La lunga scia di sangue tra i pascoli calatini Faide tra famiglie per il controllo dei terreni

Licodia Eubea, Vizzini, Mineo. Un triangolo in cui si incrociano alcuni fazzoletti di terra: pascoli, per lo più, la cui gestione è da anni al centro di una faida che bagna l’erba con il sangue. L’ultimo, in ordine di tempo, è l’omicidio di Giuseppe Destro (48 anni) e il tentato omicidio di suo fratello Carmelo (59 anni). Per il delitto, avvenuto lo scorso 26 febbraio in territorio di Licodia Eubea, sono stati arrestati i due cugini Salvatore e Sebastiano Montagno (rispettivamente 72 e 71 anni) e Nuccio (40 anni), figlio del 71enne. Tutti originari di Tortorici, in provincia di Messina e nel cuore del parco dei Nebrodi, ma da anni emigrati a Vizzini. Resta da capire se Carmelo Destro – dopo essersi risvegliato dal coma farmacologico a cui i medici dell’ospedale Cannizzaro lo avevano sottoposto – abbia parlato con gli investigatori e riconosciuto quelli che, per gli inquirenti, sono gli uomini che gli hanno sparato.

Non è la prima volta che a segnare la storia della famiglia Montagno ci sono degli omicidi: era successo nel maggio 2016 con il delitto di Sebastiano Cantali, nipote del 71enne Montagno; e il 13 marzo 2013, quando a perdere la vita era stato il genero dello stesso uomo, il pastore Gregorio Busacca. Assassinii che parrebbero nati in seno a una contesa che si consuma da anni nei terreni destinati agli animali e che vedono blocchi d’interesse contrapporsi. Una faccenda da cui non sarebbero stati esclusi neanche i fratelli Destro: a sentire gli investigatori, tra le loro frequentazioni ci sarebbero stati volti noti nel settore della pastorizia e già in passato contrapposti al nucleo dei Montagno e dei loro parenti.

Se per l’agguato del 26 febbraio a fare propendere gli investigatori per l’ipotesi della premeditazione era stato l’uso del fucile a pallettoni (meno comune del più comodo e funzionale fucile a pallini), ancora di fucile si trattava nei casi degli omicidi Busacca e Cantali. Il 37enne Gregorio Busacca, vizzinese, viene trovato di mattina davanti a un suo casolare di contrada Guzza. Accanto al corpo, presumibilmente lì dalla tarda serata del 12 marzo 2013, vengono ritrovate cinque cartucce di fucile calibro 12 e, anche in quel caso, questo elemento – che accomunava il delitto ad altri due dello stesso genere, compiuti nei dieci giorni precedenti e negli stessi territori – aveva spinto gli inquirenti a credere che fosse tutto già programmato. All’epoca, a porre fine alla escalation di violenza, era stata un’operazione della direzione distrettuale antimafia di Catania.

La tregua, però, non dura molto. E i delitti ricominciano. Finché, il 28 maggio 2016, in contrada Camemi (al confine tra Vizzini e Licodia Eubea) il nuovo cadavere è quello del 50enne Sebastiano Cantali, tortoriciano d’origini ma vizzinese d’adozione. A rinvenire la sua salma, ai margini di un terreno che costeggia la strada provinciale per Mineo, è suo fratello. L’arma del delitto, di nuovo, è un fucile calibro 12 del quale vengono trovate per terra tre cartucce. In tutti i casi, le caratteristiche sono quelle degli agguati: l’attesa della sera, gli spari al buio e nei luoghi di lavoro, dove gli allevatori andavano ogni giorno.

Così è stato anche nel caso di Giuseppe e Carmelo Destro, tutt’e due raggiunti dai colpi d’arma da fuoco mentre sistemavano una recinzione, in contrada Giurfo. Le armi usate – plausibilmente due, a giudicare dalle ferite – non sono ancora state ritrovate. Smarrite come aghi nel pagliaio dei casolari delle campagne tra Vizzini, Mineo e Licodia Eubea. Tre territori in cui il business dei campi da pascolo – avuti in affitto dai Comuni o presi illecitamente a proprietari ignari di tutto – esiste, pur senza avere avuto il risalto mediatico dei Nebrodi.

Luisa Santangelo

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