Forestali, i sindacati divisi sul governo Musumeci Domani protesta a Palermo, ma c’è chi dà fiducia

Per la prova del fuoco – in senso letterale – bisognerà attendere qualche mese, ma già da ora si può affermare che in tema di forestali e prevenzione degli incendi il governo Musumeci fa discutere, al punto da spaccare il fronte sindacale in due tronconi. Da una parte c’è chi – Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil – vede nel debutto della nuova giunta una coazione a ripetere gli errori del passato, dall’altra quanti – la sigla autonoma Sifus – credono che questa possa essere invece la volta buona per rilanciare uno dei settori più discussi dell’amministrazione regionale. Posizioni che sono rimaste ferme anche dopo la notizia dell’inserimento, tra le modifiche alla legge di stabilità, di un emendamento per incrementare di 70 milioni di euro i fondi per le attività dei forestali.

I confederali hanno deciso di confermare la manifestazione prevista per domani a Palermo. Il motivo principale va ricercato nella vastità delle rivendicazioni di Cgil, Cisl e Uil, che difficilmente potranno essere sedate da un aumento delle voci di spesa. «Confermiamo che i lavoratori forestali e il personale degli altri enti che rappresentiamo scenderanno in piazza – ribadisce il segretario regionale di Flai Cgil Alfio Mannino a MeridioNews -. Non basta una delibera di giunta a farci cambiare idea sul fatto che le cose per il comparto sono lontane dal migliorare». La principale critica riguarda il ritardo nell’avvio delle assunzioni degli stagionali. Secondo la Cgil, infatti, l’avere deciso a dicembre di tenere fuori dall’esercizio provvisorio la gestione delle risorse legate ai forestali ha portato benefici soltanto per alcuni aspetti. «Sicuramente si è potuto pianificare meglio gli interventi per la revisione dei mezzi e il ripristino della strumentazione a disposizione degli operai – commenta Mannino – ma nulla si è fatto per quello che riguarda l’inizio delle attività nei boschi. L’anno scorso a inizio aprile c’erano operai che si occupavano di piantumazione e pulitura, mentre i ritardi si ebbero per la realizzazione dei viali parafuoco». 

Per il sindacalista, i 70 milioni in più risolverebbero poco o nulla – «ne servirebbero comunque altri cinquanta» – ma soprattutto non cambierebbero lo status quo. «Quello che chiediamo è l’applicazione di un nuovo contratto, che comprenda gli aumenti salariali – va avanti Mannino -. Sul finire della scorsa legislatura la giunta aveva dato il proprio benestare a partire da gennaio di quest’anno, ma invece nulla è stato fatto fino a ora». Parole dure poi per quanto riguarda il presunto disinteresse mostrato da Musumeci nei confronti dei consorzi di bonifica – «sono in una condizione finanziaria vicina al collasso con la stagione irrigua che è a rischio, ma pare non interessi a nessuno», aggiunge Mannino – e la volontà di sopprimere l’Ente sviluppo agricolo (Esa), etichettato come carrozzone dal presidente. «Se venisse messo nelle condizioni di operare bene, sarebbe tutt’altro che inutile», ribatte il segretario di Flai Cgil. 

Totalmente diverso appare lo stato d’animo di Maurizio Grosso, volto del sindacato Sifus che diversi giorni fa ha fatto sapere che non prenderà parte alla manifestazione. Dopo gli scontri frontali dell’anno scorso con gli allora assessori Antonello Cracolici e Maurizio Croce, Grosso in questi primi mesi dell’era Musumeci è apparso più aperto nei confronti del governo. «Non si tratta di fare sconti – chiarisce al telefono -. Se non scenderemo in piazza domani è perché crediamo sia giusto prima verificare che il presidente della Regione rispetti le promesse che ha fatto, a partire dalla riforma del settore che riteniamo indispensabile affinché le cose realmente cambino». La proposta che il Sifus ha messo sul tavolo prevede un ampliamento delle competenze dei forestali, che inizierebbero a occuparsi anche degli interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico. «Ha idea di quante frane e zone a rischio ci sono in Sicilia? Dare la possibilità agli operai di lavorare anche su questi fronti significherebbe garantire loro un futuro occupazionale più sereno e contribuire a innalzare i livelli di sicurezza del nostro territorio». Obiettivi che per il leader del Sifus potrebbero essere raggiunti dalla giunta Musumeci. «Lasciamo che approvino la Finanziaria, poi daremo loro il tempo per fare questa riforma. Quanto? Otto-nove mesi. Se si tireranno indietro, saranno cavoli amari», avverte Grosso. Dal sindacalista, infine, una stilettata ai colleghi che protesteranno: «A loro andava bene la riforma pensata da Cracolici, una legge che neanche garantiva le giornate lavorative minime agli operai».

Simone Olivelli

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