IL PRESIDENZIALISMO, IN SICILIA, HA INDEBOLITO IL SISTEMA DEI PARTITI. LA STESSA COSA RISCHIA DI SUCCEDERE IN ITALIA
Quello che sta succedendo in queste ore tra il Partito Democratico e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, lha sintetizzato in modo molto efficace Giovanni Bruno, dirigente del PD siciliano, poco prima che iniziasse la riunione di ieri. Succede – ci ha detto Bruno – una cosa che molti di noi avevano previsto: il presidente Crocetta pensa ormai d essere un monarca assoluto. Questo perché, per altri quattro anni, a prescindere da quello che succederà a Roma o altrove, lui sarà a Palazzo dOrleans. Nessuno lo smuoverà di lì. Da qui .
Insomma, da qui latteggiamento di Crocetta: io sono il presidente della Regione e si fa quello che dico io. Anzi, per la precisione, quello che dico io insieme con i miei più stretti alleati. E tra questi stretti alleati non cè il PD siciliano. Cè Confindustria Sicilia, cè il senatore Giuseppe Lumia, personaggio palindromo, che oscilla tra PD e Megafono. Ma, come già accennato, non cè il PD siciliano. Partito che, pure, ha contribuito in modo determinante ad eleggere Crocetta.
Quello che sta succedendo non è una novità. Anche lex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, si è comportato così. Anzi, a pensarci bene, Lombardo, da questo punto di vista, ha fatto di peggio. Pensando di poter salvaguardare la propria posizione personale, lex presidente della Regione ha cambiato pure maggioranza: eletto con i voti dellelettorato di centrodestra, Lombardo ha governato per quattro anni con il centrosinistra.
Crocetta e Lombardo hanno tante cose in comune: lacqua ai privati, i rifiuti gestiti con le discariche, Confindustria Sicilia, le nomine illegittime. Ma, soprattutto, hanno in comune un obiettivo: la disarticolazione del sistema dei Partiti politici.
Lombardo, in quattro anni di Governo, ha utilizzato la presidenza della Regione non per amministrare la Sicilia, ma per provare a dare vita a una forza politica indebolendo e dividendo le altre forze politiche, sia di maggioranza, sia di opposizione. Il disegno finale era impreciso. Ma il fascino del mezzo che utilizzava, per lui, era molto più importante del fine.
La stessa cosa sta provando a fare il Governo Crocetta. Che, in pochi mesi, ha già raccolto attorno a sé singoli parlamentari utilizzando lo strumento del potere. Non la politica sulla base di programmi e idee, ma sulla base di poltrone, nomine e quantaltro. Tutto gestito da una sola persona o, al massimo, coadiuvata da una cerchia ristrettissima. Lesatto contrario della democrazia mediata dai Partiti politici.
Da circa sei mesi il Governo Crocetta sta provando in tutti i modi a disarticolare il PD siciliano. Quale sia lobiettivo ultimo di Crocetta e dei suoi alleati – Confindustria Sicilia e Lumia – proveremo a spiegarlo stasera. Ora quello che ci preme sottolineare è come lattuale sistema di elezione del presidente della Regione siciliana abbia finito con il creare le condizioni per disarticolare il sistema dei Partiti politici. Almeno in Sicilia – questo è il nostro giudizio – il presidenzialismo ha indebolito il sistema dei Partiti, riducendo gli spazi di democrazia, a beneficio di unoligarchia (si pensi alla pletora di consulenti, ai dirigenti esterni, fino agli stessi assessori regionali esterni).
Lelezione diretta del presidente della Regione, senza i contrappesi opportuni, genera un Governo non più controllabile dai Partiti politici. Anche perché nessun parlamentare di Sala dErcole è disposto ad andare a casa per mandare a casa il presidente della Regione e la Giunta.
Quando questa elezione diretta del capo della Giunta regionale è stata introdotta – si era nel 2001 – si pensava di togliere la figura del presidente della Regione dalle mani dei Partiti. Il risultato è che, adesso, sono i Partiti a trovarsi nelle mani del presidente della Regione.
Il fenomeno non si è verificato negli anni di presidenza di Totò Cuffaro che, sotto questo profilo, agiva con grande equilibrio. Si è verificato, invece, in modo abnorme con Lombardo, che ha provato – riuscendoci solo in parte – sfasciare tutto il sistema dei Partiti. Ci sta provando Crocetta, che ha deciso di condizionare pesantemente il PD, anche a costo di provare a sfasciarlo se non dovessero essere accettate le sue condizioni che ha illustrato nellintervista di domenica scorsa al quotidiano la Repubblica.
Lesperienza antipolitica e antipartitica di Lombardo e, adesso, il tentativo di Crocetta di condizionare il PD, cambiando in corso dopera le ragioni di unalleanza politica, dovrebbero far riflettere i Partiti politici siciliani e, in generale, chi li guida.
La Sicilia – e forse anche lItalia – non è matura per il presidenzialismo. Ogni forma di governo ha la propria storia e le proprie radici. In Italia, tra il 1946 e il 1948, i padri della Costituzione si guardarono bene dallintrodurre anche blandi elementi di presidenzialismo nel Governo.
Nella nostra Costituzione qualche elemento di presidenzialismo lo si ritrova soltanto in alcune funzioni del Presidente della Repubblica, che dovrebbero essere utilizzate, peraltro, solo in casi estremi da coloro i quali vengono a trovarsi sulla plancia di comando del Quirinale.
Introdurre – come si sta cercando di fare anche a Roma, cambiando la Costituzione, ritoccando allingiù anche larticolo 138 della stessa Costituzione – è una follia. E la prova lo fornisce proprio presidenzialismo della Sicilia, Regione molto più italiana, sotto questo deteriore punto di vista, della Lombardia o del Veneto.
Tanti giuristi, nel difendere la nostra Costituzione, citano – e a ragione – Piero Calamandrei. Noi, nel nostro piccolo, ci permettiamo di citare un libro scritto da Ignazio Silone: La scuola dei dittatori.
Alle soglie del secondo conflitto mondiale, lo scrittore, Socialista senza Partito e cristiano senza Chiesa, quasi un eretico in unItalia troppo spesso conformista, analizza in modo acuto la memoria collettiva di una nazione in fase di decadenza, il senso di impotenza e di isolamento psicologico verso il presente, la tensione morale che si affievolisce quando il passato viene rimosso. E lo sguardo di un uomo che descrive i regimi totalitari per averli vissuti.
Albert Camus, leggendo Silone, gli riconosceva la sua italianità, le sue radici. Ma lo inseriva in un contesto europeo, proprio perché la profondità di analisi dello scrittore abruzzese toccava unEuropa nella quale, come una metastasi, si erano diffusi i germi del totalitarismo: germi che, proprio in questi anni, stanno riprendendo forma, vitalità e spazio. LUnione Europea della Bce che toglie soldi alle imprese per darli alla finanza speculativa e alle banche ne e i trattati europei non approvati dal popolo con i referendum sono una drammatica testimonianza del ritorno del totalitarismo.
Di questo spirito totalitario non è indenne la Sicilia. Come già ricordato, per quattro anni Lombardo ha provato a disarticolare i Partiti politici per fini personali. Ora ci sta provando Crocetta, sempre per fini personali e di parte. Entrambi sono espressione della personalizzazione della politica. Si dice spesso che la Sicilia, negli anni passati – con riferimento alla storia repubblicana – abbia anticipato scenari politici nazionali.
Non è da escludere che le esperienze antipartitiche di Lombardo e, adesso, di Crocetta abbiano anticipato lo scenario nazionale: quello scenario nazionale fatti di parlamentari nominati con il Porcellum che si appresta a cambiare, in peggio, la nostra Costituzione.
Forse è arrivato il momento, lo ripetiamo, che dalla politica siciliana parta un messaggio positivo per tutto il Paese. Un freno alla sempre più debordante personalizzazione della politica. Mitigando lo strapotere del presidente della Regione. Con un ritorno della politica. Cioè con un ritorno ai Partiti. Perché senza Partiti non ci può essere democrazia. E senza democrazia possiamo cominciare a dimenticare la giustizia sociale.
Foto di prima pagina tratta da corrieredelveneto.corriere.it
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