La grammatica? Si può imparare giocando

Più di cento piccoli modi di fare cultura e intrattenimento ludico attraverso più di cento piccoli incontri. Si parla di Minimondi: il festival della letteratura e illustrazione per ragazzi, un nuovo modo di promuovere l’editoria per l’infanzia e l’adolescenza, che nato a Parma nel 2000 l’anno scorso è arrivato a Catania grazie all’iniziativa di tre donne-libraie della cooperativa Tempolibro. Quest’anno Minimondi, che ha coinvolto Catania, Palermo ed Enna, compresi i paesi limitrofi, con le loro scuole elementari, medie e superiori, biblioteche, ludoteche e teatri, fa collaborare pedagogisti, insegnanti, scrittori, editori ed artisti e si avvale anche delle competenze di alcuni docenti dell’Università di Catania.

Ci si incontra, si discute, si impara, si gioca, si elaborano contenuti, si animano personaggi e storie prendendo spunto dalle pagine di libri, fumetti e albi illustrati; questa iniziativa si rivolge a bambini e ragazzi dai 4 ai 19 anni e nasce con l’intento di stimolare i giovani lettori avvicinandoli alla pagina scritta e all’illustrazione. Di conseguenza questo modo semplice ed efficace di creare un evento culturale fa sì che anche i genitori, gli insegnanti e gli amanti della lettura di tutte le età partecipino agli incontri, seminari e laboratori. Parole d’ordine per entrare in questi “minimondi”: leggere, comunicare, imparare, interagire, divertirsi.

Insomma, Minimondi entra ovunque ci sia sete di sapere, fare e conoscere. Ma per “comunicare bene” dovremmo aver costruito fin da piccoli delle solide basi linguistiche, compito arduo per gli alunni stessi, gli insegnanti e i genitori.

Rosaria Sardo, docente di grammatica italiana nella facoltà di Lettere dell’università di Catania, collaborando al progetto Minimondi, ci spiega cosa sia e come si articola la sua lezione in “didattica ludica dell’italiano”.
«Spiegare cosa sia quest’esperienza non è semplicissimo, però vuole essere un progetto di aggiornamento e di formazione per gli insegnanti in chiave trasversale, per provare a rinnovare i metodi della didattica della grammatica italiana in classe. Mentre per la didattica della lingua si è molto avanti: si gioca con la grammatica, si fanno role-play, si canta, si fa teatralizzazione e quindi si usa un approccio comunicativo funzionale, che si chiama anche “total physical response” (vuol dire lavorare con tutto il corpo per l’apprendimento); per la glottodidattica dell’italiano si è rimasti, invece, un po’ fermi ai principi tradizionali di presentazione della regola, di esercizio sulla regola della singola frase e di riproduzione della frase stessa. In realtà è possibile oggi lavorare in una chiave molto diversa, intanto adoperando quella metodologia che da Mario Lodi a Gianni Rodari o ad Alberto Manzi era stata messa in atto già nei primi anni settanta: una metodologia basata sul fare e sullo scoprire insieme. I bambini devono scoprire la regola grammaticale e siccome sono dei giovani esploratori, appena scoprono qualcosa quel qualcosa diventa patrimonio del loro apprendimento, ma soprattutto della loro acquisizione. Sappiamo che c’è una differenza tra apprendimento e acquisizione: l’apprendimento può essere guidato e noi possiamo intervenire come docenti; l’acquisizione è un processo interno, cognitivo, proprio che passa da una fase di “input” ad una fase di “intake” ad una di “output”. Noi mettiamo i bambini davanti all’errore perché il riconoscimento è la base per ogni acquisizione. In merito a questo facciamo spettacoli con il burbero professor “punto” e la ingenua maestra “virgola” che sbagliando tutte le regole grammaticali viene corretta. Il bambino nel momento in cui riconosce e corregge l’errore (divertendosi) acquisisce quella regola in modo molto più profondo perché la fa sua».

Agli insegnanti immagino stia fornendo gli strumenti pratici per adottare sempre più questa metodologia.
«Sì, io sto facendo con gli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori quattro ore di lezione intensiva sui principi della pragmatica, della glottodidattica e della testualità per poi costruire insieme sui cosiddetti punti di crisi della grammatica italiana (per esempio fonologia e ortografia, oppure l’uso dei tempi verbali o ancora certi tratti morfologici) dei percorsi grammaticali che utilizzino unità didattiche divertenti, da inserire nelle ore curriculari o ancor meglio nei laboratori».

Se certi errori non sono corretti in tempo, uno studente (come anche un professionista) potrebbe ritrovarseli nel proprio bagaglio linguistico?
«Senz’altro. Infatti mi sono impegnata, e non solo io, in una serie di corsi di aggiornamento in varie scuole per costruire insieme agli insegnanti un percorso che vada dalla materna all’università. L’apprendimento della lingua non finisce mai, per cui è necessario lavorare tutti insieme fin dall’inizio e sapere che gli errori sono sempre una spia interessante per capire dove è arrivata l’interlingua dell’apprendente in quel momento. C’è da dire inoltre che l’Ateneo ha attivato il Labis già qualche anno fa, laboratorio di italiano scritto promosso dalla professoressa Alfieri e voluto fortemente dal Rettore, per fare formazione linguistica e soprattutto formazione scrittoria per tutti gli studenti di tutte le facoltà. Anche quest’anno ha avuto grande successo e i più interessati erano ovviamente gli studenti di ingegneria, economia, giurisprudenza, i quali hanno ottenuto risultati brillanti e si sono anche divertiti».

Tanti esperti nel settore per portare avanti un progetto nelle sue cento e più sfaccettature. Di seguito abbiamo riportato frasi dette da alcuni librai, di librerie cosiddette indipendenti, mentre argomentavano brevemente la loro filosofia comune.
«Nel nostro lavoro di librai, ogni giorno cerchiamo di proporre ai bambini libri di qualità perché prima ancora che alla vendita immediata puntiamo alla costruzione di lettori, di adulti che siano nel futuro capaci di tornare al testo scritto nella certezza di poter sempre attingervi emozioni, forza, confronto. I bambini per noi non possono essere solo la cornice per belle foto. Il loro potere economico cresce in proporzione alla distanza che li separa dal mondo adulto che ne ha fatto solo punto finale di una macchina che li vuole consumatori immediati. Prima di essere venduti i libri, devono essere accolti, letti, presentati e consigliati: solo così il cerchio potrà allargarsi dai libri ai lettori. Una politica che non avverte l’urgenza legislativa e che crede di poter fare politiche culturali e creare sviluppo affidandosi allo sconto è una politica miope, incapace di crescere pensando alle persone che vivono il territorio, le città, il paese».

Numerosi i centri culturali e ludici che hanno aderito al festival per permettere di tuffarsi nel mondo della lettura e dell’arte in genere. Stravaganti, eccentrici ma soprattutto eco-creativi: sono gli artisti di Cartura per esempio, sintesi di due parole, carta e spazzatura. Questo laboratorio-atelier catanese dà vita a sculture di carta colorata che sempre più spesso fanno da scenografia nei teatri di tutta Italia o sono protagoniste di spettacoli. E’ il caso di “Circe”, l’innovativa performance di multiformi giostre rotanti ispirato alle macchine di Leonardo. Oppure la casa editrice Topipittori di Paolo Canton e Giovanna Zoboli (autrice di poesie e racconti inediti), entrambi appassionati di libri per ragazzi «strumenti – secondo loro – di conoscenza, gioco, educazione intellettuale, emotiva ed estetica. In questo senso, il libro illustrato si rivela uno strumento fondamentale per impostare un rapporto non passivo con il sapere, il pensiero, i sentimenti e un medium eccezionale per sviluppare e formare l’abilità a decodificare la realtà attraverso i simboli dell’arte, della comunicazione, della cultura. La capacità di leggere e comprendere i simboli e di esprimersi attraverso essi è, infatti, una competenza cruciale nel nostro tempo che sempre più dovrebbe essere praticata e affinata per arricchire la vita dei singoli, ma soprattutto per crescere nel senso più autentico del termine in vista di un’autonomia piena, responsabile e matura».

Quest’anno il Festival della letteratura entra anche in corsia, nel reparto di Oncologia pediatrica del Policlinico di Catania, con spirito di solidarietà e di amicizia nei confronti di chi sta male ed è costretto a letto. Letture animate e fabulazioni sono gli ingredienti del mimo e attore Filippo Manno. Sempre quest’anno si parla del libro tattile e del braille entrando così in punta di piedi nell’universo della “lettura senza luce”.

Link utili:
www.minimondi.com.

Stefania Oliveri

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