5 dicembre 2015. L’Etna erutta con una fumata nera altissima. Una vicina di casa telefona al fotografo Fernando Famiani, che da Cesarò si precipita a San Teodoro per immortalare un’esplosione che darà il titolo ad uno scatto destinato a fare il giro del mondo. Numerosi i riconoscimenti internazionali ottenuti, tra cui il secondo posto appena comunicato dal Tokyo Foto Award nella categoria paesaggio. «Non è mai un caso quando mi trovo nel posto giusto al momento giusto» racconta Famiani a Meridionews.
Tre menzioni d’onore nel 2016: al Moscow International Foto Awards, al Neutral Density Fotography Awards e al Prix De La Photographie Paris; premi in denaro per le migliaia di visualizzazioni ottenute e ventisette milioni di mi piace su instagram. Questi i traguardi raggiunti dall’impiegato appassionato di fotografia con il suo scatto sull’eruzione vulcanica del 2015. «Quel giorno – spiega il fotografo – mi trovavo in ufficio a Cesarò, dove lavoro come impiegato presso l’Assessorato all’agricoltura e alle foreste. Una mia vicina di casa mi ha telefonato per avvisarmi che da San Teodoro, il nostro paese, si vedeva l’Etna in eruzione con una nuvola di fumo altissima. Non ho resistito: ho chiesto al mio capo un’ora di regolare permesso e sono corso a casa a prendere la reflex. La nube di fumo è durata circa venti minuti. Ho pubblicato alcuni scatti su instagram e da li è iniziato tutto».
Dopo la pubblicazione sui social, infatti, Famiani ha ricevuto numerose segnalazioni sulla sua fotografia “avvistata” sia in Italia, che all’estero. «Un giorno, addirittura, mi chiamò un mio amico dall’Austria, per dirmi che un giornale parlava del mio scatto». Inoltre, grazie alla partecipazione al concorso Magnum Photography Awards – che dopo aver raccolto scatti provenienti da centotrentaquattro Paesi, li manda ad altre manifestazioni – l’Etna è stata vista persino ad Atlante e Honolulu. «Meno di un mese fa – prosegue Famiani – anche dal Tokyo Foto Award 2016 mi hanno comunicato di essere medaglia d’argento nella categoria paesaggi>>.
Ma, se a livello internazionale le menzioni fioccano, nessun merito particolare è stato riconosciuto al fotografo per il contributo dato al territorio facendo vivere anche all’estero le emozioni suscitate dal vulcano etneo; fatta eccezione per il riconoscimento Best Landascape ottenuto al concorso Charm of art a Riposto. A portare la sua firma, infatti, è anche un’altra foto dell’Etna: quella comprata nel 2018 dalla società Clementoni, che ne ha fatto un puzzle che va tutt’ora a ruba.
Il duplice successo ottenuto fotografando il vulcano non è casuale. Chiave ne è, oltre all’indubbio tecnicismo, la conoscenza approfondita dei luoghi: «A volte mi basta guardare le nuvole per farmi uscire a fotografare, nell’attesa che la luce si sistemi in un certo modo. Aspetto anche per ore e non è detto che accada quello che mi aspetto».
Agli scatti segue il momento finale: la selezione. «Scegliere non è facile. A volte mi faccio aiutare da mia figlia o da mia moglie, dopo una mia prima selezione. Altrimenti, essendo molto critico, rischio di esprimere preferenze in base alla tecnica e non all’emozione». Poi conclude: «Il merito del mio approccio va alla mia insegnante Giovanna Griffo, che sin dal primo incontro mi ha invitato a cercare il bello. Da quel momento ho capito che le luci e i colori della natura sono cosi meravigliosi che neanche i pittori possono riprodurli pienamente».
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