La Formazione in Sicilia? Dovrebbe intervenire Amnesty international…

LE RIFLESSIONI DI UN LAVORATORE DELLO IAL SICILIA SUI PROBLEMI DI UN SETTORE MASSACRATO DAL GOVERNO DELLA REGIONE

da Domenico Bruccoleri
dipendente dello Ial Sicilia
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Preg.mo Direttore,

il 17 gennaio u.s. Nonostante l’avversa data del calendario è stato costituito il comitato 27 dicembre ad opera dei lavoratori dipendenti dell’ IAL Sicilia che, com’è noto, ha subito la revoca dell’ accreditamento. Tale evento non costituirebbe una notizia, se non fosse per il fatto che l’originario e un po’ garibalbino comitato, ha previsto l’ingresso di lavoratori e/o cittadini estranei al rapporto di lavoro con l’ente a cui appartiene la maggioranza degli associati. Da qui l’esigenza di dare un nome all’organismo, che evocasse il motivo fondativo di una rivendicazione, che dalla specificità, assumesse un requisito collettivo, quale il rispetto della normativa regionale e contrattuale in materia di formazione professionale in tema di salvaguardia dei livelli occupazionali in conformità al vigente CCNL.

E’ convinzione diffusa, tra gli aderenti, che la ridefinizione del sistema formativo regionale è di interesse generale, in quanto agisce con politiche di inclusione che contrastano il rischio della esclusione sociale offrendo alle nuove generazioni gli strumenti per realizzare con il lavoro una esistenza libera e dignitosa. E’ altresi, forte la convinzione che debba avvenire, secondo le norme, liberamente decise dal Parlamento dell’ Isola, contenute nella legge reg.le n. 25/93. Il tema per quanto trattato come una complicata vertenza sindacale non puo’ riuscire esaustiva in quanto aggiunge ad esso il rigoroso rispetto della legge, che riguarda tutti i siciliani. Non già quindi una nuova frammentazione della rappresentanza del lavoro in tale martoriato settore. Nessuna rappresentanza di particolari e pur legittimi interessi circoscritti, ma una fucina di stimoli, idee e obiettivi, che non negozia le condizioni di lavoro e il salario, che ricerca la condivisione di temi, bisogni, mete collettive che servano allo sviluppo dell’ Isola, senza rinunciare alle conquiste dei suoi lavoratori. Non una realtà che faccia il mestiere del sindacato, ma chiede invece al sindacato di fare il suo mestiere, al governo l’imparzialità della pubblica amministrazione e uguali opportunità anche a noi, nel rispetto rigoroso della legge.

Il pluralismo delle sensibilità sindacali registrato nella platea degli aderenti mi convince che l’esistenza del movimento che ha espresso il comitato 27 dicembre. Non ha sentimenti contro le OO.SS. Ma è piuttosto una risorsa, che in una condizione tale che potrebbe essere osservata da Amnesty international, per via della negazione sostanziale dei diritti di cittadinanza, per le condizione di soggezione a cui tanti sono ridotti, vuole ancora concorrere al miglioramento delle condizioni di tutti.

Non sarà facile ricercare l’attenzione con il focus nei problemi che sono la carne e il sangue di chi cerca un lavoro che il sistema formativo deve agevolare, l’attenzione è distratta dalla crisi, dagli scandali, dallo spreco. Il sindacato non è minacciato, da un fenomeno che vuole essere transitorio nella mobilitazione , per mettere radici in una nuova e diversa modalità culturale che investe la cittadinanza attiva e si alimenta della storia delle battaglie fatte dal sindacato in sicilia. Per quel che mi riguarda, ho apprezzato il colpo di reni della Cisl Sicilia nella vertenza e, aspettando gli altri, faro’ la mia parte perché tale patrimonio non si disperda.

 

Domenico Bruccoleri

dip.IALSICILIA

 

Redazione

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