La forma dell’acqua, l’anteprima al Rouge et Noir Una storia d’amore visionaria in un film necessario

Ci sono periodi storici in cui le opere culturali che vengono fuori magari non sono bellissime ma sono necessarie. È il caso di La forma dell’acqua, il film più atteso dell’anno: vincitore del Leone d’Oro al festival di Venezia e candidato a 13 premi Oscar, la pellicola è stata proiettata in anteprima ieri a Palermo. La scelta della Fox, la casa produttrice, è caduta sul cinema del Rouge et Noir, in piazza Verdi. In tutta Italia l’opera del regista messicano Guillermo Del Toro è stata proiettata ieri sera in soli cinque cinema, ma solo nel capoluogo siciliano si è optato per la proiezione in lingua originale coi sottotitoli. Una scelta che si colloca nella scia del Supercineclub, la rassegna che ogni lunedì vede protagonisti i grandi film della cinematografia di ogni tempo con le voci in originale e senza l’intervento del doppiaggio.

All’anteprima di ieri posti esauriti per un film davvero desiderato che, dopo la presentazione di Gian Mauro Costa e della psicologa Maria Lea Ziino, ha visto i presenti concentrarsi su un film apprezzato molto dalla critica: una miscela tra favola, fantascienza, commedia sentimentale, dramma, thriller e spy-story che si trasforma in un grande apologo sulle sorti dell’umanità e sulla possibilità che la comprensione e la solidarietà tra oppressi e reietti possa contrastare il potere. Senza voler svelare troppo, la vicenda si svolge nel 1962, in pieno clima di guerra fredda. L’umile inserviente di un centro di ricerche spaziali statunitense entra casualmente in contatto con una creatura aliena, anfibia, sottoposta a esperimenti di ogni tipo per sancire la supremazia americana sui russi nella corsa alla conquista dello spazio. Tra i due ultimi nasce una forte empatia relazionale, un amore senza limiti culturali. Così quando la donna capirà che la strana creatura dovrà subire una vivisezione, riuscirà a organizzarne la fuga, provocando così una reazione a catena e una mobilitazione di militari e servizi segreti.

Visionaria e vibrante la regia di Guillermo del Toro, che a lungo ha lavorato all’ideazione del progetto. Anche se forse, rispetto agli standard con cui aveva abituato il pubblico (si pensi all’ottimo Il labirinto del fauno), questo lavoro appare allo stesso tempo un po’ ruffiano e poco coraggioso. Molto bella invece l’interpretazione della protagonista Sally Hawkins. Apprezzabile la scelta delle musiche (forse troppo presenti), il film arranca nella parte iniziale, quando la citazione nei confronti de Il favoloso mondo di Amelie appare un po’ troppo perpetuata: stessi personaggi (la ragazza strana, il pittore), stesse passioni (i film di una volta), stessi colori (saturati e pastello). 

Da mercoledì 14 La forma dell’acqua sarà in programmazione ordinaria, con la prima proiezione al pubblico che sarà anche questa volta in lingua originale e coi sottotitoli. Per quanto riguarda il Supercineclub del lunedì, riprenderà la sua consueta attività il 19 febbraio con un’altra chicca: il film del regista francese Jean Luc Godard, pressoché inedito in Italia e appena restaurato, Bande à part – che ha ispirato pure Tarantino nei suoi primi lavori.

Andrea Turco

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