La “finta” realtà: i reality show

La televisione degli ultimi tempi ha subito, ed è indubbio, uno scadimento notevole del livello culturale. Ma non solo. Anche l’intrattenimento puro, cui certo un po’ di cultura non guasterebbe, si sta mono-tematizzando. A conti fatti, i palinsesti tv traggono la loro forza dall’insistenza su un modello ampiamente collaudato e che, stando ai dati d’ascolto, pare sia di gradimento del pubblico.
Ma il proliferare di tanti reality show non avrà qualche ragione poco apparente che ne decreti così tanto successo? O meglio, qual è la ragione per cui le emittenti televisive continuano a proporre trasmissioni che si basano con ogni evidenza sulla curiosità di chi guarda, “spia”, potremmo dire.

All’inizio fu il reality show fatto da gente comune. E ci si chiede se non fosse questo aspetto ad incuriosire il pubblico: la tv fatta da voi, gente comune. Motivo cui non va sottratta la morbosa e tutta umana curiosità di guardare senza essere visti. Di giudicare senza mettersi in gioco.
La cosa preoccupante è che questi personaggi (perché tali sono e con questo scopo sono “costruiti” in barba alla tanto decantata spontaneità) diventano in qualche modo dei modelli, se non punti di riferimento comportamentali.
Ma negli ultimi tempi si assiste ad un’inversione di tendenza, o almeno ad un aggiustamento del tiro. I reality show, adesso, li fanno i vip. Ma vip stagionati, fuori gioco, che puntano sul reality show per la resurrezione della propria carriera. Non c’è che dire, ci vuole coraggio, a rimettersi in gioco, un’ultima volta, disperatamente, per salvare il salvabile. Ma a tratti si colora di patetismo. Viene da chiedersi se chi segue questi programmi abbia in sé il germe della pietà, sia solo un po’ sentimentale, o più profanamente, dotato di curiosità, a seconda dei casi morbosa o divertita.
Quello che non ci si spiega è non tanto la nascita continua di nuovi programmi basati sulla stessa formula, quanto la durata nel tempo di tale successo. E’ indubbio che se un programma ha successo, se ne ripropone la formula fino all’esaurimento del filone. Nel caso dei reality show, si trattava un genere già ampiamente collaudato all’estero, prima che approdasse in Italia, e dunque, possiamo dire, un investimento sicuro.
Ma quanto a lungo potrà ancora durare quest’onda? Già segni di insofferenza si avvertono, tra il pubblico. Gli ascolti sono in calo. E a meno di non offrire liti furibonde, particolari succulenti e scandali, il reality avrà ancora vita breve. E quella pur breve vita (almeno questo è l’augurio), è costellata di tanto cattivo gusto, da rendersi tanto fastidiosa quanto stuzzicante.Non ci resta che sperare. In un rinsavimento in massa del pubblico, se non degli autori tv.

Sara Mostaccio

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