La doppia strategia Lombardo

In queste ore di grande confusione politica ci sembra quanto mai necessario precisare alcuni punti. Il tema sono le elezioni comunali di Palermo. Il ragionamento si condensa nelle seguenti domande: che cosa si nasconde dietro l’attuale governo regionale retto da Raffaele Lombardo e appoggiato di una parte del Pd? Che tipo di affari ci sono? C’è di mezzo (molto probabilmente) la sanità con il corollario di appalti che sfuggono, magari, ai comuni mortali, ma non sfuggono certo agli addetti ai lavori? C’è qualche centro direzionale, non da costruire subito, ma magari da ‘incardinare’, retribuendo possibilmente gli autori di qualche progetto ‘chiavi in mano’? C’è da salvaguardare la gestione, delegata ai privati, dell’acqua, in barba al referendum? Che ‘operazioni’ si celano, insomma, dietro questo governo?
Tali domande non sono oziose. Il baricentro dell’ala del Pd che sostiene il governo Lombardo è Palermo. Se a Palermo Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia perdono la partita, con molta probabilità, cade il governo Lombardo. Questo spiega perché il presidente della Regione, in questo momento, attraverso i propri alleati, sta condizionando sia le primarie del centrosinista, sia il candidato del Terzo polo.
Nella magmatica area del Terzo polo quello che sta avvenendo è quasi comico. Gli uomini di Futuro e libertà, che in Sicilia, di fatto, sono le ‘mosche cocchiere’ di Lombardo (servizio che, comunque, non svolgono ‘gratis’, visto che fanno parte del governo regionale, con affari e annessi & connessi) hanno ‘catturato Massimo Costa e vorrebbero candidarlo a sindaco di Palermo in coppia con l’Mpa. Una candidatura priva di senso politico ed elettorale. Già è difficile che un candidato de Terzo polo, dopo i disastri combinati dal sindaco uscente, Diego Cammarata, possa diventare sindaco di Palermo. Ma le possibilità diventano pari a zero se Massimo Costa dovesse ripresentarsi candidato avendo contro il Pdl. Eppure è questo l’obiettivo dei finiani siciliani che operano per conto di Lombardo: portare la candidatura di Massimo Costa verso un binario morto, distruggendo così, sul nascere, un Terzo polo che non potrebbe che vedere la luce dall’accordo tra l’Udc di Casini e il Pdl di Alfano, soprattutto dopo che Berlusconi ha annunciato ufficialmente che non si ricandiderà più alla guida del governo italiano.
Ma Lombardo non si accontenta solo di ‘placcare’ la nascita del Terzo polo in Sicilia. C’è anche l’esigenza – per lui ‘multipla’ – di bloccare la candidatura di Rita Borsellino a sindaco di Palermo, che si annuncia troppo antimafiosa per una ‘certa’ borghesia siciliana, oggi ancora salda al potere.
In queste ore Davide Faraone – deputato regionale del Pd e candidato a sindaco di Palermo, uomo politico che noi apprezziamo – lamenta la trasformazione delle primarie del centrosinistra in una resa dei conti. E ha ragione. Ma bisogna dire anche il perché sta succedendo tutto questo.
Con molta probabilità, se nella partita delle primarie di Palermo non fossero entrati, in modo scorretto, Lombardo, Cracolici e Lumia, tutto questo non sarebbe successo. Avremmo assistito a un confronto sereno tra Rita Borsellino, Davide Faraone, Fabrizio Ferrandelli e Antonella Monastra. Se le primarie sono degenerate lo si deve, lo ripetiamo, alla discesa in campo di Cracolici e Lumia, che agiscono in combutta con Lombardo. A questi tre soggetti la sorte di Palermo non interessa affatto. Se si sono infilati in questa partita, strumentalizzando la candidatura di Fabrizio Ferrandelli (che comunque si è lasciato strumentalizzare:: e sarebbe importante capire in cambio di che cosa), lo hanno fatto perché debbono salvaguardare gli equilibri di potere della Regione (e altre cose che noi non conosciamo, anche se le possiamo immaginare, conoscendo soprattuto Lombardo e i suoi trascorsi non certo francescani…).
Riassumendo, Lombardo, attraverso le ‘mosche cocchiere’ di Futuro e libertà, cercherà in ogni modo di far saltare l’alleanza tra Udc e Pdl a Palermo e, contemporaneamente, proverà a distruggere la candidatura di Rita Borsellino.
Che Lombardo abbia fatto sempre queste cose (e anche altre cose…) non è una notizia. Tutta l’esperienza del governo Lombardo è contrassegnata dai ripetuti tentativi – in parte riusciti, in parte no -di dividere e spaccare i partiti politici. Vivendo – politicamente parlando – delle divisioni altrui, è chiaro che deve fare di tutto per non far nascere nulla. Da qui il già citato tentativo di ‘bruciare’ la genesi del Terzo polo in Sicilia. E da qui, anche, la prova di forza per affossare la candidatura di Rita Borselino, fomentando divisioni nello schieramento di centrosinistra, magari promettendo chissà quali prospettive politiche a certi ‘cavalli spompati’ del Pd.
Solo che a Palermo Lombardo sta provando a rovinare una candidatura, quella di Rita Borsellino, che è di certo una garanzia nella lotta contro la mafia. E questo in una città come Palermo – che resta una delle capitali mondiali della mafia – non è un’operazione politica meritevole. Ed è ancora da capire perché una parte del Pd si è prestata e continua a prestarsi a questo gioco al massacro. E’ evidente, come dicevamo all’inizio, che la posta in palio è alta.

 

Giulio Ambrosetti

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