La disperata impugnativa di Armao

Con una alzata d’ingegno la giunta regionale ha autorizzato il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ad impugnare presso la Corte Costituzionale il bilancio dello Stato per l’anno 2012, adducendone la ragione nella decurtazione di circa 600 milioni di euro dal concorso finanziario statale alla spesa sanitaria siciliana. Questa decurtazione sarebbe la causa per la quale la Regione siciliana non è in condizione di chiudere il bilancio di previsione dell’anno in corso ed ha dovuto ricorrere all’esercizio provvisorio.
Sarebbe questa la ‘grande impresa’ operata dalla giunta, su suggerimento dell’assessore alla Economia e al Bilancio, professore Gaetano Armao? Ora, atteso che lo Statuto siciliano è stato a suo tempo reso monco con l’annullamento dell’Alta Corte che era stata prevista in origine a salvaguardia delle prerogative autonomistiche, il ricorso davanti alla Corte Costituzionale è sicuramente legittimo. Una volta tanto non è solo la legislazione regionale ad essere sottoposta alla verifica di costituzionalità, ma si può dare corso ad un procedimento inverso. Questo è anche il bello dello stato di diritto.
Quel che ci motiva nel commentare tutta questa operazione è sia la conoscenza dei dati del bilancio regionale, sia l’azione del governo presieduto dall’onorevole Raffaele Lombardo e sostenuto da una maggioranza raffazzonata ed inconcludente. Andiamo con ordine.
Il bilancio della Regione siciliana fa registrare un avanzo di spesa superiore a 10 miliardi di euro. Significa che la Regione spende molto meno delle disponibilità della dotazione di competenza. Ad un tempo, però, fa segnare un indebitamento di circa 5 miliardi di euro, cioè della metà dell’avanzo di spesa: e già questa è un’incongruenza. Rispetto a queste cifre, la mancanza di 600 milioni di euro di contributo statale sulla spesa sanitaria appare come la consistenza di un bruscolino, facilmente superabile. Come? Lo vediamo subito.
La stessa Regione siciliana utilizza le risorse finanziarie disponibili in spesa corrente nella misura dell’ottanta (80%) per cento delle entrate, al netto dei contributi europei. Per recuperare 600 milioni di euro e chiudere il bilancio 2012 sarebbe sufficiente qualche piccolissimo taglio alla spesa corrente. E se all’assessore all’Economia sfugge il modo di operare in questo senso, ci permettiamo di suggerirgli di intervenire nel comparto di “spesa di parte corrente”, che sta lì unicamente per alimentare il clientelismo più sfrenato.
Quanto all’azione di governo, ci piacerebbe soffermarci a considerare gli effetti di provvedimenti che fossero stati assunti in direzione dello sviluppo dell’apparato economico-produttivo siciliano. Invece, fatto salvo l’intervento a sostegno della modernizzazi0ne degli impianti del Cantiere navale di Palermo, i provvedimenti di rilievo assunti dal governo regionale a sostegno dell’occupazione sono stati, prima la creazione e poi la stabilizzazione dei lavoratori precari nell’amministrazione regionale e poi il riordino – ancora da effettuare – di inutili società a partecipazione pubblica regionale (tutte società ereditate dal suo predecessore Salvatore Cuffaro, da chiudere senza alcuna esitazione perché assolutamente parassitarie) al solo scopo di salvaguardare stipendi e prebende elargiti al personale reperito non con pubblici concorsi, ma con la classica ‘chiamata diretta’ da parte della politica; e, ancora, le nomine di amministratori e dirigenti di organismi che sono, lo ribadiamo, i-n-u-t-i-l-i.
A cosa dovrebbero servire questi 600 milioni di euro? Magari ad ampliare la spesa sanitaria mediante l’acquisto di beni e servizi? O ad allargare la rete delle collaborazioni private (cliniche del tipo Latteri di Palermo, laboratori di analisi, o laboratori di ricerca che non trovano mai nulla? O, ancora, per foraggiare i grandi gruppi sanitari privati ‘calati’ in Sicilia per ‘colonizzare’ e privatizzare ‘pezzi’ di sanità a discapito del servizio pubblico?
Ci piacerebbe conoscere, in proposito, l’opinione dell’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo. Ci dica, per piacere: il sistema sanitario in Sicilia, a parte le morti di partorienti o i morti per overdose chemioterapica, è in condizione o meno di svolgere la sua funzione senza questi 600 milioni di euro? Grazie.

 

Riccardo Gueci

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