Gli ispettori del Mef? Avrebbero commesso «strafalcioni su strafalcioni» e «non conoscono bene le leggi». La relazione? «Un po’ anomala, perché sembra mirata soltanto su alcuni settori. Ovvero, personale e partecipate, ma non tiene conto del lavoro complessivo svolto dalla nostra amministrazione». Le partecipate? «Difendo la scelta della gestione pubblica». I precari? «Rivendico la scelta di averli stabilizzati, l’anno prossimo non avremo nemmeno un precario grazie all’intesa con il Ministero della Funzione pubblica».
Il sindaco Leoluca Orlando, affiancato dalla giunta quasi al gran completo, tira fuori le unghie e durante la seduta del Consiglio comunale convocata ad hoc per rispondere alla 46 presunte irregolarità elencate dai funzionari della Ragioneria generale dello Stato non risparmia stoccate a nessuno, a partire dai presunti «registi di questa ispezione ministeriale». Un riferimento, neanche troppo velato, all’ex M5S Riccardo Nuti, che nei giorni scorsi aveva chiesto lo scioglimento del Comune di Palermo.
Orlando ne ha per tutti. Dice di aver provato «disagio nel vedere sulla stampa una serie di esponenti politici considerarsi e vantarsi di essere registi di questa ispezione ministeriale. Mi domando se sia possibile che qualche politico possa essere regista di un’ispezione». Annuncia di voler istituire «una commissione che si occuperà di analizzare e rispondere ai rilievi della relazione del Mef. Una commissione che potrà affrontare questi temi senza i condizionamenti della struttura precedente», visto che a presiederla sarà il nuovo segretario generale Giuseppe Vella. E quando la commissione avrà finito chiederà «il risarcimento dei danni che qualcuno ha tentato di produrre a questa amministrazione».
Prima e dopo gli interventi dei consiglieri in aula il sindaco difende a spada tratta le sue scelte politiche e amministrative, dalla stabilizzazione dei precari (sul tema è scoppiato un alterco verbale tra il consigliere di Fdi Mimmo Russo e i pentastellati che ha portato alla sospensione della seduta per qualche minuto) alla nomina dei dirigenti tecnici, dalla gestione delle partecipate (e in particolare la nascita di Rap e Reset «che hanno permesso a 4.200 lavoratori di avere un contratto a tempo indeterminato nonostante il fallimento di tre aziende pubbliche») alla stabilizzazione dei precari. Snocciola a lungo quelli che, a suo parere, sarebbero gli «strafalcioni» degli ispettori ministeriali: «Gli stanziamenti per ex Lsu e Coime sono previsti da leggi dello Stato; a differenza di quello che scrivono l’Amap non ha un solo socio ma 34; mi contestano il servizio di pulizia delle caditoie ma il passaggio dalla Rap all’Amap ci ha permesso di pagare l’Iva una volta sola invece di due», e via elencando.
Sulla mancata privatizzazione della Gesap i toni si scaldano: l’affare all’epoca scatenò una guerra di posizione tra Orlando, inizialmente favorevole insieme alla Camera di Commercio, e l’ex governatore Rosario Crocetta (nel cda la posizione della Regione era rappresentata dalla Provincia commissariata). Sala delle Lapidi approvò la vendita di una parte delle quote azionarie e il cda dell’azienda che gestisce lo scalo di Punta Raisi individuò un advisor per calcolare il valore di mercato dell’operazione. Ma la bassa valutazione delle azioni da parte dell’advisor e lo scandalo Helg fecero cambiare idea a Orlando, che si mise di traverso e l’operazione sfumò. E ora il Professore rivendica quella scelta: «C’è stata un’indebita intrusione della Commissione ministeriale che sembrerebbe accodarsi a quel covo di sciacalli che volevo svendere la Gesap per venderla all’amico di passaggio. Abbiamo messo in sicurezza i conti della Gesap che prima erano in rosso, mentre adesso i bilanci sono tutti in attivo».
Soltanto su un punto il primo cittadino tende la mano agli avversari: il Consiglio comunale sarà chiamato nei prossimi mesi a rinnovare e modificare i contratti di servizio di tutte le partecipate perché i servizi, ad oggi, in molti casi lasciano a desiderare. E promette: «Se qualcuno ha sbagliato pagherà». Anche Orlando dovrà fare la sua parte nominando i nuovi presidenti delle aziende e un direttore generale, che a Palazzo delle Aquile manca da anni.
Quanto all’opposizione, i commenti più duri arrivano senza dubbio dai banchi del M5S, mentre gli altri partiti, con l’eccezione di Sabrina Figuccia dell’Udc, hanno preferito non calcare troppo la mano. Il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo ha puntato il dito contro «certi uffici che lavorano male e certi assessori che non sembrano all’altezza» ma soprattutto contro i contratti di servizio delle partecipate, tema quest’ultimo sottolineato anche dal leader dei Coraggiosi Fabrizio Ferrandelli. Anche Marianna Caronia ne ha fatto una questione più di metodo che di merito domandando come mai «la relazione porti la data del 25 maggio e sia arrivata solo adesso, molto dopo le elezioni amministrative». La distanza tra i pentastellati e le altre forze della minoranza si è misurata proprio al momento del diverbio tra Russo e Forello, che aveva tirato in ballo l’azione dell’ultimo Consiglio comunale beccandosi dell’«ignorante» dall’ex orlandiano, ora passato con Fdi. Anche per Russo «questa relazione non è tecnica ma politica, i lavoratori stiano tranquilli». La sospensione di un paio di minuti ha riportato la calma, con le conclusioni tirate da Giusto Catania a nome di tutta la maggioranza e dallo stesso Orlando.
LE REAZIONI
Il capogruppo di Sinistra Comune Giusto Catania ha tenuto un discorso a nome di tutta la maggioranza. «Questa relazione è una bolla di sapone, che si dissolve immediatamente a contatto con la realtà. La matrice politica non deriva dal fatto che ne è seguita un’interrogazione parlamentare, che è legittima, ma dal suo impianto. Questo documento – sostiene Catania – è figlio di una visione ideologica che considera i comuni come esattori delle tasse e come enti che devono fare solo utili di bilancio, insensibili ai bisogni dei cittadini e sensibili ad astratti equilibri di bilancio, attraverso una torsione ragioneristica della cosa pubblica. Questa relazione è ragioneristica, irresponsabile perchè priva di un senso di responsabilità concreta e miope perchè non ha capacità di lungimiranza. E non è stata pensata per Palermo ma è dentro un sistema di prestampati da compilare. Un pezzo di questa relazione – secondo il capogruppo di Sinistra Comune – è stata copiata da altri comuni, ho trovato un pezzo identico ad una relazione sul Comune di Pozzuoli. Possiamo non chiedere ai ragionieri di Stato di avere creatività ma almeno non usare il copia e incolla. I 14 dirigenti tecnici sono un costo? Dal punto di vista ragioneristico sì, ma questi dirigenti fanno il bene della città. Ad oggi un solo dirigente tecnico ha in capo tutto: piano regolatore, edilizia pubblica e privata, e così via. Coime e Lsu sono un costo aggiuntivo per le casse del comune? Sì, ma bisogna valutare anche i servizi che svolgono per l’economia della città. In questa relazione non si parla né di dolo né di colpa grave, il danno erariale è solo vagamente ipotizzato e non si parla di corruzione».
«Oggi in Consiglio comunale ho presentato una lettera al sindaco Orlano in cui ho posto una serie di interrogativi sulla grave vicenda sollevata a seguito dell’ispezione ministeriale avvenuta nei mesi scorsi – afferma Sabrina Figuccia, consigliere comunale dell’Udc -. Dopo avere letto attentamente il dossier consegnatomi dagli uffici del Comune, non posso che manifestare tutto il mio disappunto verso quelle che a giudicare dagli ispettori, sembrerebbero essere pratiche scandalose messe in atto da questa amministrazione. Nella relazione si parla infatti di ‘riscontri ai rilievi posti, non esaustivi o peggio mai pervenuti’, si parla ancora di concorsi per dirigenti comunali nei quali sembrerebbero essere stati violati criteri di ‘imparzialità, trasparenza e par condicio’ e ancora di requisiti ‘personalizzati e potenzialmente identificativi dei soggetti incaricandi’. Espressioni molto forti che non lasciano molti elementi di interpretazione – continua Figuccia – e sulle base dei quali ho chiesto risposte precise al nostro sindaco, che deve assumersi tutte le responsabilità di questa vicenda al netto di presunte accuse di ‘iniziative viziate dalla politica’ come lui stesso pare abbia affermato, relativamente alle attività ispettive poste in essere da ben tre dirigenti dei servizi ispettivi della Finanza Pubblica. Mi auguro – conclude Figuccia – di ricevere rispose immediate altrimenti mi vedrò costretta a chiedere formalmente le dimissioni di questo Sindaco».
«Ringrazio il sindaco Orlando per aver chiarito le criticità emerse e per aver costituito una commissione che servirà a fare luce sull’andamento gestionale della precedente sindacatura – afferma il capogruppo del Partito Democratico a Sala delle Lapidi, Dario Chinnici -. Il gruppo consiliare del PD – prosegue Chinnici – chiede di affrontare, insieme all’amministrazione, un percorso definito che possa consentire alla città di spiccare il volo, sfruttando tutte le possibilità garantite dal Governo nazionale. Riteniamo e auspichiamo che sia la maggioranza sia l’opposizione debbano rimboccarsi le maniche e lavorare con solerzia per esitare tutti i provvedimenti più importanti. Questo è quello che chiedono i cittadini, non dibattiti su criticità amministrative contabili che non riguardano questa sindacatura. Se dovessero in seguito verificarsi delle irregolarità di gestione di tipo amministrativo o contabile – conclude il capogruppo – in virtù della netta separazione di poteri tra indirizzo della politica e la gestione amministrativa, qualcuno dovrà giustificarsi ed eventualmente sarà il destinatario di opportuni provvedimenti così come prevede la normativa».
«L’attacco del sindaco Orlando agli ispettori ministeriali che hanno rilevato 46 gravi irregolarità nella gestione del Comune di Palermo è irrispettoso e inaccettabile – afferma la deputata nazionale M5s Chiara Di Benedetto, capogruppo in commissione Cultura, che aggiunge -. Il dato da rimarcare è che comunque Orlando, evidentemente furioso e incontrollabile, ha detto che cercherà di rimediare rispetto alle somme erogate in modo irregolare ai dipendenti comunali». «Sono volgari e offensive – continua la deputata – le accuse che il sindaco ha indirizzato a parlamentari Movimento 5stelle, che a suo avviso sarebbero i mandanti dell’ispezione ministeriale sulla gestione del municipio. Come Orlando sa, interrogare il governo nazionale è una prerogativa di noi parlamentari. Disonesto, dunque, ricorrere da parte sua alla delegittimazione di noi 5stelle, firmatari dell’interrogazione che ha correttamente prodotto l’ispezione». «Nella sua disperata difesa – incalza la parlamentare 5stelle – Orlando ha dimostrato di non avere senso delle istituzioni, ha dimenticato che il Ministero dell’Economia non è retto dal Movimento 5stelle e si è inventato la scusa della commissione speciale interna per impressionare l’opinione pubblica. Inoltre Orlando non ha detto che delle assunzioni a pioggia di cui si è vantato non c’era alcun bisogno e ha taciuto sullo scandalo delle partecipate. Ne condivide le responsabilità politiche una finta opposizione degli anni passati, che ha consentito al sindaco di gestire il comune come un club per amici». «Orlando – conclude Di Benedetto – deve dimettersi, perché la sua toppa è molto peggio del buco, un buco che stanno pagando i palermitani».
Il gruppo consiliare del MoVimento 5 Stelle di Palermo annuncia di «riservarsi di chiedere le dimissioni del sindaco Leoluca Orlando dopo aver approfondito gli atti con le 46 irregolarità rilevate dagli ispettori della Ragioneria generale dello Stato, inviati l’anno scorso dal Ministero dell’Economia e Finanza per verificare l’operato degli ultimi anni dell’Amministrazione comunale». «L’ispezione del Ministero dell’Economia delle Finanze mette in evidenza 46 violazioni gravi commesse dall’amministrazione – afferma il gruppo consiliare del M5S Palermo – Questa è solo la punta di un iceberg certificato dal Ministero, che fa seguito alle denunce già messe in atto dal MoVimento 5 Stelle in consiglio comunale. Citiamo, tra le più importanti, l’assenza di progetto nel piano triennale, ingolfato da progettualità per oltre 4 miliardi a fronte di qualche decina di milioni di euro di disponibilità; il mancato trasferimento di fondi alla polizia municipale per il loro fondo produttività; i debiti fuori bilancio per oltre 33 milioni. E potremmo continuare con decine di violazioni alle norme o superficialità di gestione».
«Al di là delle carte – continua la nota dei Cinquestelle -, sulle quali il sindaco potrà anche trovare giustificazioni di circostanza, resta il volto di una città abbandonata a se stessa, che ruota attorno al centro storico e al circuito arabo-normanno, e di un sindaco che si pavoneggia di eventi e riconoscimenti di facciata, mentre tradisce quotidianamente, da anni, le periferie, sempre più isolate e trascurate; i bambini, con carenze strutturali di asili, scuole materne, parchi ed aree verdi; gli ultimi e più bisognosi, con i problemi dei senza casa in continuo aggravio; i giovani, senza una politica comunale per le abitazioni delle giovani coppie, e senza una politica di rilancio della città e della sua economia. Invitiamo il Sindaco Leoluca Orlando a guardarsi intorno per constatare il fallimento di una gestione autoreferenziale, di una città in fondo a tutte le classifiche di qualità della vita e vivibilità. Da parte nostra ci riserviamo di chiedere le dimissioni del Sindaco, prendendo atto del disastro che è sotto gli occhi di tutti, e ci prodigheremo per attivare una commissione d’inchiesta».
«Oggi nel consiglio comunale di Palermo è andato in scena un Orlando scandaloso e a tratti tragicomico – scrive su Facebook l’ex M5S Riccardo Nuti -. Non so se ridere o piangere dopo questa sceneggiata del sindaco. Dopo il dossier di 250 pagine del Ministero dell’Economia realizzato dagli ispettori i quali hanno rilevato 46 gravi violazioni, il sindaco da una parte ha attaccato gli ispettori arrivando a dire, in preda al suo delirio, che questi non conoscono le leggi; e poi però ha dovuto ammettere che, per tutte le somme erogate irregolarmente ai dipendenti comunali, cercherà ora di attivarsi. Decida il nostro caro sindaco: gli ispettori hanno preso una cantonata con i 46 rilievi oppure no? I fatti parlano da soli. Orlando può difendersi con queste contraddizioni solo dinanzi a una finta opposizione presente da decenni e che non riesce a chiederne le dimissioni»
«Consiglio a Orlando di studiare cosa è l’attività parlamentare – prosegue Nuti -: nessuno è il mandante dell’ispezione ma, bontà sua, nelle azioni di un parlamentare rientra pure quella di chiedere l’invio di ispettori a seguito di elementi gravi e documentati, esattamente come io ho fatto insieme alle colleghe Giulia Di Vita, Chiara Di Benedetto, Claudia Mannino, Loredana Lupo. Se non ci fosse stato motivo, il ministero non sarebbe giunto a un dossier così corposo e scandaloso. Orlando ha rilanciato la palla ad una fantomatica commissione speciale utile solo per perdere tempo e non risolver nulla. Nel suo intervento ha tentato di omettere i veri motivi che hanno portato gli ispettori al dossier. Quando parla della pianta organica, si vanta di stabilizzare i precari, ad esempio, il caro sindaco si guarda bene dal dire che il rilievo che gli è stato fatto è che non c’era alcun fabbisogno a riguardo. Quando parla dei dirigenti comunali, ancora, non dice che non può scegliersi arbitrariamente, ma che ci deve essere una commissione esterna, stessa cosa nei servizi delle partecipate i cui contratti sono nulli. È importante sottolineare che le responsabilità non sono però solo di Orlando. La gran parte del consiglio comunale in questi anni ha contribuito a rendere Palermo un’anomalia, uno Stato nello Stato. Tutte le irregolarità, infatti, sono passate o col silenzio o con l’approvazione del consiglio, che ora non può tirarsi fuori. Nessuno si autoassolva».
«Speriamo che anche il nostro Orlando Furioso, esattamente come quello dell’Ariosto, ritrovi la lucidità. Ce ne vorrà per risolvere la catastrofe creata in questi anni. Glielo auguro – conclude -. Firmato: “il demonio”, come simpaticamente sono stato definito durante il consiglio comunale».
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