La Corte dei Conti non vuole ‘parificare’ il Bilancio della Regione siciliana?

L’INDISCREZIONE CIRCOLA GIA’ DA QUALCHE SETTIMANA. ED E’ IN QUESTO CLIMA, GUARDA CASO, CHE E’ VENUTA FUORI L’ORDINANZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE CHE METTE IN DUBBIO LA LEGITTIMITA’ DELL’UFFICIO DEL COMMISSARIO DELLO STATO. NON E’ CHE, ADESSO, METTERANNO ANCHE IN DUBBIO LA SEZIONE AUTONOMA DELLA MAGISTRATURA CONTABILE CHE LO STATUTO ASSEGNA ALLA NOSTRA ISOLA?

Se ne parla da qualche settimana. E l’argomento è diventato scottante da quando, improvvisamente, la Corte Costituzionale – dove non mancano giuristi siciliani – si è ricordata che in Sicilia, in assenza dell’Alta Corte, forse l’Ufficio del Commissario dello Stato è un po’ abusivo… Veramente una grande scoperta, quella dei giudici costituzionali. Ciaula – quello che una notte scoprì la luna – non avrebbe potuto fare di meglio…

Simpatici, questi giudici della Corte Costituzionale con la memoria ritrovata. Forse non si ricordano nemmeno che non ad abolire, ma ad assorbire abusivamente le competenze dell’Alta Corte per la Sicilia – con una sentenza degna in tutto e per tutto dell’Italia di Monti, di Letta e di Renzi, tanto per citare solo tre nomi che hanno distrutto e stanno continuando a distruggere lo Stato di diritto nel nostro Paese – sono stati proprio loro alla fine degli anni ’50.

Potremmo consigliare all’estensore di questa bizzarra ordinanza di andarsi a leggere quello che – nei giorni in cui la Corte Costituzionale si ‘mangiava’, da viva, l’Alta Corte per la Sicilia – scriveva sul periodico “Sala d’Ercole” l’onorevole Giuseppe Montalbano, allora esponente di spicco del Pci. O quello che diceva l’onorevole Giuseppe Alessi, il primo presidente della Regione siciliana.

Anche Montalbano e Alessi erano due giuristi. Anzi, forse non erano gli ultimi giuristi. Anche se, ‘ovviamente’, non possono certo essere paragonati agli ‘scienziati’ del diritto che hanno redatto la recente ordinanza che solleva dubbi sul Commissario dello Stato della Sicilia.

Chissà dove si trovavano tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000, gli attuali giuristi della Consulta, quando la politica italiana ‘trafficava’ con la Costituzione. Eh già, perché, se non ricordiamo male, qualche cosa, allora, ci fu, proprio sull’Ufficio del Commissario dello Stato. E se non ricordiamo male, fu la stessa politica a volere mantenere in Sicilia l’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana, non senza l’autorevole avallo dell’Eccellentissima Corte Costituzionale…

A pensare male si fa peccato, però qualche volta s’indovina, ricordava il senatore a vita Giulio Andreotti. Ecco, noi oggi vogliamo provare a pensare male: a pensare male di questa ordinanza che, a chi scrive, non pare affatto un modo per difendere l’Autonomia siciliana ma, al contrario, rischia di affossarla definitivamente.

Senza offesa per nessuno, ma noi, da qualche settimana, registriamo il sentore di una certa difficoltà, da parte della Corte dei Conti per la Sicilia, a ‘parificare’ il Bilancio della Regione 2013. Ci sbagliamo? Eccediamo nel pensar male?

No di certo. Perché, alla fine, siamo in democrazia: e in democrazia, fino a prova contraria, è consentito, soprattutto in presenza di un Bilancio regionale con i ‘buchi’, auspicare che qualcuno faccia venire i nodi al pettine.

Il nostro timore è che siano in corso pressioni per ‘convincere’ la Corte dei Conti per la Sicilia – cioè la Sezione autonoma della Corte dei Conti della Sicilia – a ‘parificare’ un Bilancio regionale che ormai, è inutile che ci prendiamo in giro, è ‘imparificabile’.

La nostra sensazione è che ‘qualcuno’ possa dire ai magistrati della Corte dei Conti per la Sicilia: signori, questo Bilancio regionale va parificato e basta. Altrimenti sbaracchiamo ‘sta Sezione autonoma della Corte dei Conti per la Sicilia e voi ve ne andate tutti a Roma!

Ovviamente, noi vorremmo tanto sbagliarci. Anzi, ci auguriamo di sbagliarci. Però non possiamo fare a meno di notare che è in questo clima che è maturata l’ordinanza della Corte Costituzionale che punta una bella spada di Damocle sull’Ufficio del Commissario dello Stato.  

Detto questo, a nostro avviso la Corte dei Conti per la Sicilia non avrebbe dovuto parificare tanti Bilanci regionali. Ma, in special modo, non avrebbe dovuto parificare il Bilancio della Regione siciliana 2011 e non avrebbe dovuto parificare, soprattutto, il Bilancio regionale 2012.

Siamo troppo rigidi? Può darsi. In democrazia è consentito registrare indiscrezioni: quelle indiscrezioni che ci dicono che la Corte dei Conti per la Sicilia, quest’anno, non ne vorrebbe sapere di ‘parificare’ il Bilancio 2013 della Regione siciliana.

A metterci sul chi va là – mettiamola così – è stata la notizia assai strana di un mutuo da oltre 300 milioni di euro acceso dall’Amministrazione regionale insieme con un altro mutuo da 950 milioni di euro. Il mutuo da oltre 300 milioni di euro, a quanto pare, se non accesso, non avrebbe consentito a qualcuno di fare qualcosa…

Strano, no, che un muto da oltre 300 milioni di euro si accenda contemporaneamente a un mutuo da quasi un miliardo di euro. O siamo noi ad essere esagerati?

Strano, no, che non esistano, a oltre quattro mesi dal completamento ufficiale del tempo previsto, i report su come sono stati spesi i soldi del Fondo sociale europeo (Fse) e del Piano di sviluppo rurale (Psr) destinati alla Sicilia. Eppure non si tratta di cifre irrisorie, ma di oltre 4 miliardi di euro stanziati per il periodo 2007-2013 dall’Unione europea. Che fine hanno fatto questi soldi?

A noi comuni mortali – a noi comuni giornalisti – i Governi non sono tenuti a fornirci le ‘carte’. La ‘trasparenza’ della pubblica amministrazione, in Sicilia, funziona solo per quei minchioni che ci credono.

Ma alla Corte dei Conti le ‘carte’ non possono essere negate. Tutte le ‘carte’. Quelle della sanità, quella dei fondi europei eccetera eccetera. I giudici contabili lo sanno come stanno le cose. Forse sono gli unici – insieme a qualche alto burocrate regionale e a qualche politico – a sapere come stanno realmente le cose in materia di conti pubblici regionali.

Noi comuni mortali, noi comuni giornalisti possiamo solo immaginarlo. Figuriamoci se lo vengono a dire noi. Noi, al limite, immaginiamo che i conti del Bilancio regionale 2013 non torneranno nemmeno a furcunate… Noi possiamo solo immaginare i papocchi contabili del 2012 e, soprattutto, del 2013…

Così come immaginiamo quello che sta succedendo nei conti della Regione nel 2014: il Governo nazionale del signor Renzi, quello degli 80 euro al mese, che si è preso dal nostro Bilancio un miliardo e 50 milioni di euro (prelievo alla fonte, dall’Irpef, per essere precisi: a proposito: chissà se la Corte Costituzionale porrà attenzione alla violazione dello Statuto siciliano in materia di riscossione delle imposte…); la Regione siciliana che, con l’avallo di Roma, contrae un mutuo da 950 milioni di euro circa per pagare la spesa corrente; il signor Renzi che, con la sceneggiata degli 80 euro, toglie dal Bilancio 2014, sempre della nostra Regione, altri 200 milioni di euro; e il Governo regionale di Rosario Crocetta che propone un secondo mutuo da 100 milioni di euro per pagare le spese correnti dei Comuni siciliani…

Che bella quest’Italia di Renzi! Si scippano i soldi a una Regione già in affanno come la Sicilia – e che soldi: un miliardo e 150 milioni di euro! – e la si costringe a contrarre due mutui quasi per la stessa cifra! Tutto per pagare la spesa corrente. In Sicilia, con l’avallo di Roma, stiamo sperimentando un nuovo modello di contabilità pubblica? Che ne dice il Ministro dell’Economia, Padoan, quello che ha lavorato al Fondo monetario internazionale?

Guarda caso, l’Ufficio che avrebbe potuto impugnare la legge che prevede il mutuo da 950 milioni di euro per spesa corrente – parliamo dell’Ufficio del Commissario dello Stato – non ha fatto nulla. E magari non dirà nulla nemmeno sul mutuo da 100 milioni di euro per pagare i Comuni siciliani. Sempre per spesa corrente.

Ma che dovrebbe dire l’Ufficio del Commissario dello Stato che forse è illegittimo? Meglio che taccia e acconsenta. In questi passaggi cruciali è bene non disturbare i manovratori.

Noi, invece, siamo preoccupati per la Corte dei Conti. O meglio, per la Sezione autonoma della Corte dei Conti che l’Autonomia siciliana affida alla Sicilia. Non vorremmo svegliarci una bella mattina con una sentenza della Corte Costituzionale che dice che anche la Sezione autonoma è illegittima…

Giulio Ambrosetti

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