Arkus Network con le spalle al muro. Il gruppo che dallo scorso 3 maggio controlla il Palermo attraverso la società veicolo Sporting Network, dalla quale intanto si è dimesso il presidente Macaione rimasto ancora formalmente vicepresidente del club rosanero, fino a prova contraria non ha mantenuto ad oggi gli impegni che aveva preso e inevitabilmente è finito nel mirino di diversi nemici. In trincea sono andati i tifosi, che in questi giorni sono rimasti sempre sul pezzo in attesa di sviluppi in merito a una vicenda che la città fatica ad accettare (eloquente lo striscione «Non avete dignità» esposto ieri mattina allo stadio dagli ultras della Curva Nord Inferiore, gli stessi che si sono radunati nel pomeriggio davanti a Palazzo delle Aquile in concomitanza con la conferenza del sindaco Orlando) ma anche i tesserati rosanero.
Nelle ultime 48 ore la squadra ha fatto sentire la propria voce diramando, in attesa delle verifiche della Covisoc, due note per sottolineare l’intenzione di adire le vie legali: «Da oggi – riporta l’Ansa – noi giocatori useremo ogni sede opportuna per tutelarci e per ricevere ciò che è nel nostro diritto, pronti a combattere per portare avanti anche una battaglia etica per cui tutte le persone che entrano nel mondo del calcio non possono più permettersi di giocare con le vite di tante famiglie. Faremo in modo – prosegue il comunicato – che Arkus Network e i soggetti ad essa legati non possano più in futuro avere la possibilità di far rivivere ciò che stiamo passando noi ad altre persone, che siano essi sportivi, vacanzieri o persone comuni. A seguito degli eventi incresciosi e non edificanti posti in essere dalla proprietà e dai dirigenti del Palermo Calcio negli ultimi giorni nei quali si è illusa un’intera città ferendo una splendida tifoseria e la passione che hanno i palermitani per la squadra della loro città, noi calciatori del Palermo (sui conti correnti dei quali non ci sono ancora i soldi relativi alle ultime tre mensilità della stagione, ndr) vogliamo dimostrare la nostra vicinanza nei confronti di tutti i dipendenti (una parte dei quali è stata ricevuta ieri dal sindaco, ndr) che hanno dato l’anima per la propria squadra e che da oggi si ritrovano senza un lavoro. Dipendenti amministrativi, magazzinieri, giardinieri e ogni persona che ha permesso al Palermo calcio di esistere».
Contro Arkus e il direttore finanziario Salvatore Tuttolomondo, che in un lungo video messaggio pubblicato sul sito ufficiale della società ha provato in extremis a difendersi ribadendo che «il Palermo è vivo, è perfettamente in regola e che tutti i documenti sono stati inviati», si è schierato anche il Comitato Rosanero in Class Action che, dopo essersi riunito «per confrontarsi e deliberare sui gravissimi fatti che hanno colpito il calcio cittadino», si è riservato di valutare l’esercizio di un’azione legale collettiva, in qualunque sede, nei confronti dell’attuale proprietà e dei suoi amministratori. Una delle anime di questa class action è l’avvocato Ninni Terminelli, membro anche del Comitato per la Rinascita Rosanero nato nelle scorse ore per chiedere «le dimissioni immediate dalla funzione di presidente e dalle cariche occupate in Camera di Commercio e Confindustria di Alessandro Albanese per il totale fallimento del ruolo di garante culminato nella mancata iscrizione al campionato di serie B».
Aggiornamento ore 19.20:
«Posso affermare con certezza che il signor Salvatore Tuttolomondo, direttore finanziario di Arkus Network, capofila delle società che controllano il Palermo Calcio, è stato truffato dopo avere pagato 45 mila euro lo scorso 20 giugno per subire una truffa. Ora i nostri legali stanno valutando come tutelare la nostra immagine e scoprire il colpevole». A parlare è l’avvocato Nevena Petrova, consulente e titolare dell’agenzia ‘Level in Agency’, unico mandatario senza diritto di sottoscrizione, di Lev Ins, la compagnia di assicurazione con sede a Sofia che opera in regime di libera prestazione di servizi e regolarmente autorizzata anche a fornire garanzie fideiussorie. «Il 25 mattina – spiega al telefono Nevena Petrova – sono stata contattata da un collaboratore, un broker il quale mi chiedeva se noi avessimo rilasciato un titolo di garanzia. Ma noi abbiamo prassi precise e collaudate e quindi ci siamo resi conto che qualcuno a nome di Lev Ins aveva messo in atto una truffa. Sempre martedì – aggiunge – sono riuscita a contattare il signor Tuttolomondo per avvisarlo che quella polizza non sarebbe mai arrivata, perché nessuno ne aveva valutato il rischio e a noi non si è rivolto alcun broker. Mi sono sentita in dovere di allarmare Tuttolomondo – sottolinea Petrova – che mi ha mostrato copia della PEC e la documentazione in cui si conferma l’emissione della polizza e che c’è stato un problema tecnico in compagnia e che per questa ragione la polizza sarebbe arrivata successivamente. Tutto falso, abbiamo disconosciuto ufficialmente quel documento che è totalmente falso». «Comprendendo la situazione difficile – osserva l’avvocato Petrova – abbiamo esaminato subito la pratica e ci siamo assunti il rischio e la compagnia ha deliberato la polizza fideiussoria di 800mila euro. C’è già il via libera ma, ripeto, la società ha subìto una truffa. Non è giusto che una squadra e un’intera città vengano penalizzate, noi speriamo davvero di poter aiutare Palermo e il Palermo».
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