La bufala sulle navi delle Ong e i profughi take away La Procura di Catania smentisce: «Nessun fascicolo»

Da qualche giorno circola sul web un filmato realizzato da Luca Donadel, giovane video blogger che, tracciando la rotta delle navi della guardia costiera italiana e delle associazioni non governative in transito dalla Sicilia alla Libia per soccorrere i migranti, ha notato, a suo dire, alcune anomalie. Il video ha presto ottenuto milioni di visualizzazioni e ha destato l’attenzione anche di Striscia la notizia che lo ha intervistato in un servizio intitolato Profughi take away. 

Secondo Donadel, infatti, dietro alle attività umanitarie di diverse ong ci sarebbe in realtà un business che prevede di recuperare i migranti vicino alle coste libiche per poi portarli in Italia. Un’accusa già lanciata negli scorsi mesi dall’agenzia Ue Frontex e che in questi giorni sta circolando anche sui media nazionali. I quali danno forza a questa versione citando anche un’apposita inchiesta della procura di Catania. Notizia già smentita dal procuratore capo etneo Carmelo Zuccaro il 17 febbraio. E che il magistrato chiarisce nuovamente a MeridioNews: «Non c’è nessun fascicolo, solo l’acquisizione di informazioni da parte di un gruppo specializzato della Procura, a livello di studio. Finora abbiamo raccolto informazioni su 13 Ong, ma il lavoro non è ancora ultimato». Circa un mese fa Zuccaro aveva spiegato anche che «il proliferare di nuove e piccole Ong è un fenomeno che stiamo studiando da tempo e che non riguarda certo le ong importanti da tempo impegnate in una grande opera umanitaria».

La recente polemica è stata rinfocolata proprio dal servizio di Striscia la notizia. «Utilizzando Marine Traffic, un sito web che permette di tracciare, in modo satellitare, le rotte di tutte le navi del mondo – spiega Donadel – ho notato, incrociando i tragitti con le date dei soccorsi, che le imbarcazioni della guardia costiera italiana e delle Ong si dirigono tutte nello stesso punto, ovvero a poche miglia dalla costa libica e molto al di fuori delle acque territoriali italiane». Secondo Donadel, in base alla convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, le persone salvate in acque internazionali devono essere portate nel porto sicuro più vicino, quindi, nei casi presi in esame dal video blogger, le navi italiane avrebbero dovuto dirigersi verso Zarzis, in Tunisia, che dista 90 miglia nautiche dal punto in cui sono stati recuperati i migranti. I migranti invece sono stati portati in Sicilia che dista 250 miglia nautiche, saltando anche Malta che ne dista 180. Sotto accusa da parte del blogger sono «la nave Golfo Azzurro, gestita da una ong, la nave Peluso, della Guardia Costiera, e la nave Aquarius, di un’altra ong, i cui viaggi sarebbero dettati da interessi economici. Alla fine del servizio, Rajae Bezzaz, l’inviata del tg satirico, si chiede: «Come ha fatto ad arrivarci questo giovane blogger e non la stampa ufficiale?».

Una domanda che ha scatenato le analisi di diversi media, impegnati nella contestualizzazione della notizia e nella verifica delle informazioni fornite da Donadel. MeridioNews ha chiesto un parere a Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto di asilo e statuto costituzionale dello straniero dell’università di Palermo. «Quello che è stato affermato durante il servizio di Striscia la notizia è assolutamente falso – afferma l’esperto -. La convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che attribuisce al Paese che coordina le operazioni di soccorso la responsabilità di individuare il porto di sbarco, parla di place of safety, cioè di porto più sicuro non di quello più vicino». Anche la possibilità di portare i profughi a Zarzis si rivela come un’informazione errata. «Non c’è nessuna norma internazionale che vincola la Tunisia ad accogliere i profughi – aggiunge il professore -. Ho parlato personalmente con il console tunisino a Palermo che ha categoricamente escluso che la Tunisia possa riprendersi persone soccorse davanti alle coste libiche. Con lo stato nord-africano c’è un accordo per riportare indietro solo i profughi tunisini, non quelli di altri Paesi». Anche la scelta di evitare Malta, citata nel servizio come possibile porto sicuro, è dettata da motivi geografici e politici. «Nonostante sia uno stato autonomo – prosegue Vassallo – Malta non ha la conformazione geografica per accogliere 40mila persone all’anno. In breve tempo l’isola, che è poco più grande di Lampedusa, andrebbe evacuata. Malta, inoltre, non ha aderito ai protocolli aggiuntivi legati alle convenzioni internazionali sui soccorsi in mare, quindi il suo ruolo è prettamente strategico, come centrale operativa di sicurezza e non come luogo di accoglienza». 

Il servizio tv e il video virale di Donadel si inseriscono in realtà in una polemica che parte da lontano. Nel rapporto presentato da Frontex, l’agenzia dell’Unione europea con compiti di pattugliamento e vigilanza delle frontiere esterne, si legge che le navi umanitarie si spingerebbero frequentemente fin sotto le coste libiche prestandosi a fare da taxi per i migranti. «Si tratta di una situazione che risale allo scorso anno – spiega Vassallo -. Oggi la guardia costiera libica ha ripreso forza e recupera i barconi anche a 30 miglia nautiche dalla costa. Si tratta di una campagna di stampa che divulga certe notizie per confondere l’opinione pubblica». Così come imprecisa sarebbe l’attribuzione alla procura di Catania della volontà di aprire un fascicolo in merito all’attività delle ong che si occupano di soccorso in mare ai migranti. «Abbiamo osservato, con dati anche messi a disposizione da Frontex – spiegava il procuratore capo Carmelo Zuccaro a metà febbraio – un aumento di piccole ong che sono impegnate nel salvataggio di migranti con alle spalle ingenti capitali. Vogliamo capire chi ci sia dietro e che cosa nasconda questo fenomeno. Stiamo facendo un ragionamento molto attento, ma non ci sono gli elementi per aprire un fascicolo, soltanto per proseguire la nostra analisi».

Salvo Caniglia

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