La ‘berlusconizzazione’ del Pd siciliano

“Resta in bilico il referendum interno al Pd sull’alleanza con il governatore Lombardo”, titolava ieri un quotidiano siciliano. In bilico, in realtà, è il governo regionale del ‘ribaltone’ e del trasformismo retto da Raffaele Lombardo. Un’esperienza che è stata imposta alla base del partito da una dirigenza screditata che, in nome di un accordo di potere, sta provando in tutti i modi a mantenersi viva.
Il gruppo che ha imposto al partito è quello che fa capo ad Antonello Cracolici, a Giuseppe Lumia, a Nino Papania evia continuando. Sono questi, alla fine, i protagonisti ‘assoluti’ della ‘berlusconizzzazione’ strisciante del Pd siciliano.
Fino ad oggi Cracolici, Lumia, Nino Papania e via continuando sono riusciti a far passare la loro linea, contro la base del partito, grazie soprattutto al ‘peso’ di certe – chiamiamole così – circostanze di fatto. Una Regione, tanto per capirci, che spende ogni anno circa 9 miliardi di euro per la sanità pubblica e che riesce, contemporaneamente, nella ‘brillante’ impresa di sbaraccare ‘pezzi’ importanti del servizi pubblico e a far lievitare le spese – come ha stigmatizzato qualche mese fa la Corte dei Conti – fa sempre molto comodo perché ‘libera’ un sacco di risorse…
Da qui la necessità per i vari Cracolici, Lumia, Papania e via continuando di ‘berlusconizzare’ il Pd siciliano, imponendo scelte dall’alto. Così come Berlusconi, ancora oggi, in barba alla democrazia, impone i suoi ‘camerieri’ ai vertici del ‘suo’ partito, Cracolici, Lumia e Papania vorrebbero continuare a imporre al Pd siciliano la ‘loro’ linea politica fatta di clientele e di rapporti ‘temerari’ con i settori peggiori della vecchia politica siciliana. Sostenuti, in questo, da una parte di parlamentari regionali che, entrati a Sala d’Ercole per il rotto della cuffia, mai e poi mai, in condizioni poliche ordinarie, ci rimetteranno piede.
Questi deputati-disperati, ieri, al termine di una riunione del gruppo parlamentare all’Ars, hanno chiesto “unanimemente” al segretario regionale del partito, Giuseppe Lupo, di convocare al più presto la direzione regionale del Pd, “organismo che – si legge in una nota – dovrà valutare l’opportunità di svolgere o meno il referendum”.
Peccato che, ormai, la celebrazione del referendum è stata decisa. E c’è anche la data: il 12 febbraio. Solo che i ‘berlusconiani’ del Pd siciliano non hanno alcuna intenzione di rinunciare alle ‘tecniche’ di gestione del partito di scuola, per ‘appunto, berlusconiana. Un’idea della politica verticistica, dove, è noto, la base non conta nulla, e dove, invece, a decidere tutto sono i ‘capi’. Cracolici, Lumia, Papania e i deputati che gli tengono bordone (non certo per nobili motivazioni, ovviamentei…) sanno che se la base verrà chiamata a esprimersi arriverà un secco “no” grande quanto una casa alla partecipazione del partito al governo Lombardo. Così stanno cercando in tutti i modi di scongiurare il referendum. Spaventati, anche, dal fatto che, due giorni fa, dal suo Blog, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, gli ha comunicato a chiare lettere che, se non tolgono di mezzo il referendum, gli taglia i viveri, ovvero li sbatte fuori dalla giunta (impedendogli di completare i ‘lavoretti’ che hanno in corso…).
Scopriamo, così, che nel Partito democratico siciliano l’agenda politica la detta il presidente della Regione, Lombardo, un personaggio venuto fuori, almeno fino ad oggi, in modo rocambolesco da un’indagine di mafia. Del resto, Cracolici e Lumia, da qualche tempo a questa parte, hanno messo di lato l’antimafia ‘gridata’ e ‘militante’. Ormai, infatti, sono diventati personaggi dall’alito politico ‘pesante’, in grado di ‘digerire’ tutto, dalla sanità di Massimo Russo (di cui sopra) alla formazione professionale made in legge 24, dalla legge 104 per gli ‘amici’ agli appalti made in Nino Bevilacqua di Termini Imerese, dai ‘magheggi’ del ‘rilancio’ dell’automobile, sempre a Termini, alla spartizione ‘selvaggia’ dei contributi alle ‘nuove’ imprese agricole ‘senza agricoltura’ del Piano di sviluppo rurale, dalle consulenze ai ‘circuiti’ dell’assessorato al Turismo e via continuando.
Che si inventano, adesso, questi ‘scienziati’ per provare a non fare celebrare il referendum e, quindi, per continuare a governare con Lombardo? Che “con le elezioni amministrative alle porte, lo svolgimento di un referendum interno al partito in questo momento sarebbe inopportuno e di ostacolo alla costruzione delle liste e al rafforzamento delle alleanze”.
Contro il referendum è, naturalmente, l’onorevole Baldo Gucciardi, esponente della corrente Innovazioni all’interno del Pd, trapanese, sponsor del sindaco di Campobello di Mazara arrestato qualche settimana fa (ormai, grazie anche a una certa vicinanza a certi ‘ambientini’, la galera comincia ad essere di casa dalle parti di una certa area del Pd…): “E’ la soluzione più giusta Bisogna convocare l’organismo politico per eccellenza, che discuta di questo nodo. Siamo in un momento delicato, anche per via della formazione di alleanze e liste”.
Sì, la “soluzione più giusta” per dimostrare, come già accennato, che il Pd siciliano non è più un partito con una propria storia (che dovrebbe essere un po’ diversa da quella di Lombardo…) e con una propria autonomia, ma un partito dove a comandare è l’attuale presidente della Regione. Che figura, ragazzi!

 

Giulio Ambrosetti

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