La barbarie e i «ladri di bambini»

Occorre innanzi tutto provare a dire, ed a dirsi, la verità, e sapersi misurare coi nudi fatti. Ha provato a spiegarli un brillante storico, Aurelio Musi. Ha scritto a chiare lettere, sull’edizione napoletana di “La Repubblica”, che gli assalti ai campi rom del napoletano sono opera della camorra: «la camorra che assume il controllo della marginalità e che getta benzina sulle reazioni, gestendo gli assalti alle baraccopoli». In una città – Napoli – in cui «la criminalità organizzata occupa persino gli spazi della povertà e dell´assistenza, segregando e distinguendo tra i poveri buoni e i poveri cattivi, tra i fedeli e gli infedeli, tra gli integrati e gli esclusi».

Sono fatti vergognosi per più di una ragione. La vergogna consiste nei pogrom organizzati dalla criminalità napoletana e spacciati come reazioni della popolazione esasperata. La vergogna è un ministro dell’Interno che usa solo qualche mezza parola per condannare le violenze contro i nomadi di Ponticelli. La vergogna è che vengano lasciati liberi di agire gli elementi più estremisti di alcune delle associazioni giovanili della destra governativa che, come a Firenze, parlano di «ronde» da organizzare per tutelarsi dalla criminalità, alimentando così il fondamentalismo di chi considera criminali in atto o potenziali tutti i diversi da sé. La vergogna sono i gruppi dirigenti dei partiti sedicenti di sinistra che, per timore di alienarsi i consensi, appaiono troppo tiepidi nel reagire a questa incipiente barbarie.

Su un quotidiano nazionale Marco Rossi Doria scrive: «Mentre la prefettura aveva annunciato agli uffici comunali l’intenzione di ricorrere a uno sgombero legale dei campi rom di Ponticelli, per ragioni igienico- sanitarie, avviene, dinanzi alle telecamere della Rai, che bande di giovani e meno giovani, spesso con precedenti di mala, assaltano le baracche rom e le bruciano lanciando molotov dai motorini, mirando non solo ai luoghi ma alle persone. Nelle strade vicine si dice, a loro convinto sostegno, che lo fanno per ’vendicare i furti di bambini’. (…) Ma, interrogati dai molti giornalisti presenti sui luoghi, i giovani, divisi in piccoli gruppi di incursori, ammettono altro: che le attività illegali dei rom fanno aumentare la presenza, per loro fastidiosa, della polizia nel quartiere e che i rom sono loro diretti concorrenti nell’accumulazione di ferro, alluminio e rame, rubato e non, da rivendere. Tanto è vero che, bruciato un campo, i poliziotti sono costretti ad allontanare le bande di predatori che intendono “riprendersi rame e ferro” (…) Poco lontano donne del quartiere, davanti alle tv nazionali e locali, ballano e urlano come nelle feste delle orde; e esaltano la vendetta. Si odono le antiche e terribili parole di ogni persecuzione: devono pagare tutti, un’intera comunità “ladra di bambini” per la colpa, ancora da dimostrare, di una sola persona».

La cronaca è fin troppo eloquente. Insomma, qui lo Stato ha perso ogni monopolio della forza, altro che “tolleranza zero”! E l’attuale governo – se non farà in fretta ad affrontare la situazione – rischia di meritare il titolo di governo della malavita (in termini ben diversi dalla definizione di salveminiana memoria). Gli unici ad opporsi, finora, sono stati alcuni volontari della Caritas che hanno portato centinaia di nomadi – tra cui vecchi, donne, bambini inermi – fuori dal pericolo, sistemandoli per la notte in decine di abitazioni di cittadini napoletani civili. È questa Napoli oggi, ed è questa l’Italia. 
     
Questi fatti sono avvenuti nell’indifferenza generale, ripresi dalle telecamere di tutta Italia senza che si levino voci adeguate da parte delle istituzioni. Senza sottovalutare altre nobili cause come la solidarietà con il popolo birmano, vorrei che chi ha occhi per vedere e orecchie per intendere faccia qualcosa. Soprattutto chi oggi ha vent’anni.

http://giornale.lasicilia.it/giornale/1905/CT1905/TS/MO02/navipdf.html

Luciano Granozzi

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