l contenzioso tra San Raffaele di Cefalù e Asp 6 e il mistero dei rimborsi ‘ballerini’

Chissà, forse con la morte di Don Verzè si sveglierà anche la Regione siciliana. Eh già, perché nella crisi finanziaria che negli ultimi tempi ha colpito il San Raffaele si registra il silenzio assordante di un soggetto che, pure, ha tanti motivi per far sentire la propria voce: la Sicilia. E, precisamente, la già citata Regione siciliana, ovvero il governo dell’Isola, e l’Azienda sanitaria provincia le di Palermo, meglio conosciuta come Asp numero 6.
Il perché è presto detto. Negli anni del secondo governo Berlusconi – la legislatura 2001-2006 – quando le cose al San Raffaele sembravano andare alla grande, Don Verzè punta gli occhi proprio sulla Sicilia. E, in particolare, su un Comune noto per il suo Duomo e per il turismo: Cefalù. E’ qui che il San Raffaele sigla un accordo con il governo regionale dell’epoca. Obiettivo: aprire una sede del San Raffaele proprio a Cefalù. Ed è proprio all’ombre del Duomo che vede la luce la Fondazione ‘Giglio’, ovvero una filiale del grande gruppo sanitario internazionale.
In quel momento presidente della Regione siciliana è Totò Cuffaro, assessore alla Sanità è Ettore Cittadini, mentre sindaco di Cefalù è Simona Vicari, allora esponente di spicco di Forza Italia.
Il San Raffaele di Cefalù, ovviamente, si presenta come il solito polo sanitario di ‘eccellenza’ che arriva in Sicilia per offrire alla popolazione una sanità che le strutture dell’Isola non riescono ad offrire. E’ una storia che si ripete ormai da anni: basti pensare alla ‘piattaforma trapiantologica’ dell’Ismett dislocata presso il ‘Civico’ di Palermo o la recente ‘calata’, voluta dal governo Lombardo, della ‘Rizzoli’ di Bologna in Sicilia. Insomma: ogni governo regionale che si rispetti deve far piombare nell’Isola almeno un grande nome della sanità nazionale o – meglio – internazionale.
Nel caso del San Raffaele di Cefalù (del quale sono soci la Regione siciliana, l’Asp 6, il Comune di Cefalù e lo stesso gruppo di Don Verzè), però, si registra un’ambiguità – in materia di ‘conti’, cioè di denaro pubblico – che rappresenta, come ora vedremo, un caso unico nella sanità privata chiamata ad operare in Sicilia. L’accordo tra Regione, Asp 6 e San Raffaele assegna, ovviamente, lo svolgimento delle prestazioni sanitarie in convenzione al gruppo di Don Verzè. Il personale viene in buona parte assegnato dall’Asp 6. Secondo gli accordi, deve essere pagato dal San Raffaele di Cefalù. Invece i soldi per il pagamento del personale li anticipa la Asp 6 (cioè la Regione). In attesa che lo stesso sal Raffaele di Cefalù li restituisca alla Asp 6 (cioè alla Regione).
Questo passaggio ‘inturciuniato’ di denaro pubblico, che sembra creato apposta per alimentare confusione e contenziosi, alla fine si dovrebbe risolvere in una compensazione tra Asp 6, che paga al gruppo di Cefalù le prestazioni sanitarie che svolge in convenzione, e San Raffaele di Cefalù, che dovrebbe restituire alla Asp 6 i soldi che la stessa Asp 6 anticipa per il pagamento del personale.
Naturalmente – com’era del resto prevedibile – la ‘compensazione’ è finita a casino, cioè in un contenzioso. La Asp 6 avrebbe contestato al San Raffaele una serie di cartelle non pagandole; il San Raffaele, supponiamo per ‘compensare’ i mancati pagamenti della Asp 6, non avrebbe restituito i soldi che la Asp 6 ha anticipato per il pagamento del personale. Questa manfrina va avanti da anni. Il risultato è che la Asp 6 ha anticipato, fino ad oggi, qualcosa come 50 milioni di euro e forse più. Soldi, ovviamente, tirati fuori dagli ignari contribuenti siciliani.
La Regione, attraverso la Asp 6, presieduta da Salvatore Cirignotta, alla luce della crisi del San Raffaele, avrebbe tutto l’interesse a chiudere a tamburo battente il contenzioso. Dovrebbe essere questo il compito che Stefano Cirillo, l’uomo che il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha piazzato ai vertici del San Raffaele di Cefalù.
Di questa vicenda, però, si sa poco o nulla. L’unico dato certo è che, fino ad oggi, i 50 milioni di euro e passa non hanno ancora ‘fatto ritorno nella ‘casse’ della Regione. Quello che colpisce – torniamo a ripeterlo – è il silenzio assordante che circonda questa storia. Tanto che sono in tanti oggi a chiedersi perché la Regione, attraverso la Asp 6, ha deciso di anticipare il pagamento del personale. E se non sia il caso, almeno, di salvare il salvabile, magari evitando di continuare ad anticipare il denaro – pubblico – per il pagamento del personale che, secondo gli accordi, deve essere retribuito dal San Raffaele di Cefalù.

 

 

Redazione

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