Konon, il trionfo della musica ‘Siculish’

Ascoltare una buona musica che sappia di “dialetti” e di sonorità estremamente sofisticate, a volte può servire per scoprire verso quali orizzonti si stia muovendo una determinata cultura. A volte, queste nuove sonorità, restano un fenomeno fine a se stesso e non lasciano tracce, altre volte, invece, rappresentano una conseguenza dello sviluppo di quella cultura, o addirittura la causa determinante e l’origine di quello “sviluppo”. Questo avviene quando queste nuove sonorità nascono da un percorso di crescita e di maturazione preciso, legato alle tradizioni di un popolo nobile ed importante. Tutto questo fa si che la musica stessa diventi “cultura” e faccia di se stessa, la sua più degna rappresentazione…
Quel popolo nobile ed importante di cui parliamo è quello siciliano, le sue tradizioni culturali, il percorso per una rinascita di questa terra passa sicuramente anche attraverso la musica di Konon.
E’ un giramondo Davide Cinquemani, ormai noto, come Konon che insieme con la sua band, Fabio Agosta, arrangiatore dei brani e contrabbassista, Liliana Biglio attrice e voce, Lorena Cinquemani voce, Guglielmo Li Destri Nicosia batterista, Giuseppe Millesi il violinista Riccardo Campo il pianista, porta avanti la sua ricerca di stile, diffondendo cultura siciliana.

Davide nasce il 5 aprile del 1980 a San Cono, piccolo centro del catanese ma è a Catania e dal contatto con l’ambiente musicale della scuola siciliana che partirà la sua attività artistica a soli quindici anni.
Già a 9 anni, però, anzichè giocare con trenini elettrici e automobiline colorate, suona la tromba in una banda musicale e va in giro per le feste religiose siciliane.
“Sapessi quanto ho attinto da quel mio stare insieme agli altri trombettisti in coda al corteo –racconta a LinkSicilia – stando indietro, non ero “controllato” potevo vedere tutto, guardarmi intorno e scoprire angoli di strade ed espressioni sui visi della gente che ci stava intorno, spaccati di vita che, agli adulti, spesso non rivelano nulla ma ad un bambino di nove anni, un po’ introverso ma molto attento, svelano un universo sconosciuto ed è con la sete e la curiosità di un bambino che ho attinto a quelle fonti.”
Il suo primo esperimento musicale inizia, dunque, nel 1995 nella Jazz big-band “Geosound” che lo avvicinerà alle sonorità tipiche del Jazz. Vivrà in Germania e negli Stati Uniti, dove perfezionerà la lingua e incomincerà a scrivere brani in inglese ma, con uno sguardo e il cuore, sempre rivolti alla sua terra di origine.
Rientrato a Catania, per 5 anni si dedicherà alla sua vera attività di composizione traendo spunto ed energia dalla sua terra.
Nel 2007 si trasferisce a Roma, qui oltre a completare la sua preparazione canora, riprenderà le collaborazioni con “I TrePunti” diventati poi i “Versus”. Ed è insieme a loro che Davide arriverà al primo progetto musicale-filologico che racconta uno spaccato siciliano: “Vossìa”
“Nel primo progetto non racconto la Sicilia classica, ma una Sicilia popolare e, attraverso una ricerca faticosissima fatta nei paesini, andando quasi di porta in porta, sono riuscito a mettere insieme detti e proverbi siciliani, attingendo da quel patrimonio culturale fatto di saggezza e superstizioni, verità e bugie.  Se nel primo progetto, “Vossía”, sento la necessità di parlare dei proverbi siciliani, in quello immediatamente successivo, “Variazioni in Siculish” decido di esplorare posti ancora vergini, sconosciuti ma lo stesso facenti parte delle nostre tradizioni, quelle dei nostri “antichi emigranti”, di quei siciliani costretti a migrare in America e in Australia, agli inizi del novecento. Questi passavano direttamente dal dialetto di origine all’inglese, storpiavano i termini con strutture fonologiche, sintattiche ed ortografiche simili a quelle a cui erano abituati in Sicilia e creavano un nuovo linguaggio. Il Siculish non è solo una variazione linguistica ma è una realtà vera, sospesa tra due mondi, quello siciliano e quello americano, facente parte di entrambi e racchiudendo entrambi in sé.”

Il Siculish dunque non è che la sicilianizzazione di termini ed espressioni della lingua inglese?
“Il Siculish è un fenomeno linguistico importante, proprio come lo lo Spanglish, molto diffuso anch’esso sia in America che in Australia solo che trova difficoltà ad essere riconosciuto ufficialmente perché al contrario dello spagnolo, il siciliano è soltanto un “dialetto”. Io attraverso il Siculish, racconto la Sicilia che gli emigrati siciliani si sono costruiti. Un Truman Show al contrario, nel ricordo hanno congelato la Sicilia che hanno abbandonato 30,40,50 anni fa”.

Ma come ci vedono gli italiani d’America? Per loro usiamo ancora coppole e scialli neri?
“In realta e’molto peggio. Per loro noi siamo insofferenti separatisti, la cinematografia, ovviamente, ha messo benzina sul fuoco. Noi siamo quelli del film il Padrino, La piovra, i Sopranos, Salvatore Giuliano. Insomma, vivono nello stereotipo. Non tutti ovviamente, cambiano idea solo quando vengono in viaggio per la Sicilia e si accorgono di non conoscerne le bellezze.
Neanche internet aiuta in qualche modo?
“Solo i viaggi in Sicilia svelano una Sicilia diversa, le nuove generazioni sono indottrinate, se per anni ricevono un certo tipo di informazione, cercheranno quel tipo di informazione. Il mio confronto sui forum è quotidiano. Vedi, i siciliani “immigrati” Non sono ne siciliani ne americani, sono figli di una cultura di mezzo. Sono alla ricerca di un posto cui appartenere, un’identità cui fare riferimento. Si sentono siciliani, alcuni americani, altri siciliani a metà. Sono identificati come americani quando vengono in Sicilia, sono catalogati come siciliani quando ritornano a “casa”….una storia da raccontare, insomma.”
Nel tentativo di indagare sui due livelli; linguistico e culturale, hai avuto problemi?
“Per alcuni siciliani americani locali il mio voler “registrare”, catalogare, dare valenza scientifica al Siculish è stato frainteso. Per alcuni siciliani americani, il Siculish è subcultura, qualcosa da volere occultare dunque. Io, testardo, l’ho scelto come codice per raccontare questa terra “di mezzo”. I miei brani sono infatti in Siculish, uso termini che ho appreso e sezionato giorno dopo giorno ed è sul campo che ho imparato a riconoscere le frequenze e l’uso di alcuni verbi mozzati, neologismi a metà strada tra le due lingue.”
Cosa pensa Konon dei siciliani?
“Io ho imparato che noi siciliani siamo un popolo variegatissimo ma che i siciliani “emigrati”, però, lo sono ancora di più. Per me tutto questo è stato come aggiungere al triscele la sua quarta gamba. Si, la Sicilia è una donna con 4 gambe, dove il 4 elemento é la sicilianità che abbiamo dentro e che abbiamo esportato, una sicilianità carica di forza emotiva e talvolta di “eccellenza”. Di certo una sicilianità nel mondo che merita di essere studiata e apprezzata.”

Daniela Giuffrida

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