Dopo oltre due ore e mezza si è conclusa la prima udienza del procedimento preliminare nell’ambito del caso Iuventa, la nave dell’Ong tedesca Jugend Rettet, sequestrata nel 2017 e da allora abbandonata al molo Ronciglio di Trapani. In tutto sono 21 le persone indagate, sulle quali pende la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Trapani. Si tratta di quattro ex membri dell’equipaggio della Iuventa, membri delle Ong Save The Children e Medici Senza Frontiere e rappresentanti di una compagnia navale, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e collusione con i trafficanti. Nel corso dell’udienza, che si è svolta al piano terra del Palazzo di Giustizia, nell’aula bunker Giovanni Falcone, gli avvocati degli indagati, Nicola Canestrini, Alessandro Gamberini e Francesca Cancellaro, hanno avanzato alcune questioni preliminari e formali, nonché una serie di eccezioni sul fascicolo del dibattimento. Di questo si discuterà nelle prossime due udienze in programma il sette e il quindici giugno.
Il dibattimento entrerà nel vivo solo il prossimo cinque luglio. I legali hanno anche chiesto, per la seconda volta, di consentire l’accesso dei giornalisti e degli osservatori internazionali in aula nel corso delle udienze. Il giudice, Samuele Corso, ha sottolineato di non avere obiezioni purché ci sia l’accordo tra le parti. Accanto agli ex membri dell’equipaggio della Iuventa, presenti in aula questa mattina, tanti attivisti provenienti da tutta Europa che hanno dato vita ad una manifestazione che si è svolta nei pressi del Tribunale, in via Ammiraglio Staiti. «Salvare vite umane non è reato» e ancora «La Libia non è un porto sicuro». Un coro unanime quello dei manifestanti. Tanti gli interventi che si sono susseguiti nel corso della mattinata ed ancora canti, balli ed una rappresentazione teatrale. Al termine dell’udienza, in tanti hanno raggiunto l’ingresso del Palazzo di Giustizia. Erano presenti pure i rappresentanti dell’Arci, Amnesty International e Sea Watch3.
Un lungo applauso ha accolto gli avvocati e i membri dell’Ong tedesca all’uscita del Tribunale. «Quello che conta non è il processo ma che ci siano in mare le imbarcazioni delle Ong per soccorrere i migranti in mare – ha detto Dariush Beigui, ex membro dell’equipaggio della Iuventa oggi indagato – perché le persone rischiano la vita tutti i giorni e in tanti perdono la vita nella traversata del Mediterraneo. Mi auguro – conclude – che l’attenzione suscitata dal processo, sia modo per parlare soprattutto della criminalizzazione contro le Ong ma soprattutto contro i migranti stessi accusati di cercare un futuro migliore. È qualcosa di cui non si parla spesso e mi auguro che questa sia l’occasione per aprire un serio dibattitto sul diritto di chiunque a spostarsi in maniera libera».
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